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Q.P.G.A. – 2009

Il primo romanzo di Claudio Baglioni

 

Prima edizione Marzo 2009

ISBN: 978-88-04-58363-9

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Un architetto affermato. Vive e lavora a Parigi.
Accanto a lui, Michelle. Passato da modella; presente da donna bella, brillante, appassionata. Michelle ama Andrea, ma lui non la ricambia.
Non come lei vorrebbe. E’ così preso da sé, dai suoi pensieri, dal suo lavoro, dalla sua visione del mondo, che non ha quasi spazio per nient’altro.
L’adolescente sognatore, insofferente alle regole, che voleva cambiare il mondo e progettarne uno a misura di sogno, non c’è più.

Al suo posto, un cinquantenne cinico e disincantato.

Un’anima inaridita che vive un eterno presente, dal quale tiene ben lontani tanto i fantasmi del passato, quanto i richiami e le pretese del futuro.
Un progettista che progetta tutto tranne la propria vita e la cui unica ambizione è ormai quella di perdersi nel flusso dorato di un presente senza tempo.
La storia d’amore con Giulia – il suo primo grande amore – è da tempo dimenticata. Riposa in qualche polveroso doppio fondo della coscienza, dove Andrea si guarda bene di andare a rovistare. In fondo ha tutto ciò che desidera: un lavoro che ama, in uno studio prestigioso che porta il suo nome; un fantastico appartamento con vista su una delle più belle piazze del mondo; una donna che lo adora e che tutta Parigi gli invidia.

Equilibrio perfetto. Fin quando la vita ci mette del suo.

Lo studio di Andrea, infatti, vince un’importante gara internazionale per la realizzazione di un’opera pubblica a Roma – dove lui non mette piede da piùdi vent’anni – e lui è costretto a prendere un aereo e volare nel cuore del suo passato. Passato che lo prende alla gola appena atterra.

Sulla copertina di un romanzo che campeggia nella vetrina della libreria dell’aeroporto, infatti, ci sono quattro lettere (“Q.P.G.A”) che lo riportano istantaneamente nel vortice di una stagione che credeva dimenticata e irrimediabilmente perduta.

Andrea entra, compra il libro, lo infila nella borsa.

E’ deciso a rimandare la lettura alla serata. Ma sull’auto che lo accompagna in città, la curiosità ha la meglio e comincia a leggere. Gli bastano poche pagine per capire. Giulia è diventata scrittrice e racconta la storia di un piccolo-grande amore. Il loro piccolo-grande amore. Andrea non riesce a togliere gli occhi dal libro. Nel cuore lacrimano emozioni e si affollano domande.
A un certo punto, non ne può più. Chiede all’autista di accostare e si siede in un angolo della loro Roma a leggere. Tutto d’un fiato. Fino all’ultima riga.
E quando, qualche ora più tardi – ormai quasi in ritardo per la conferenza stampa – chiude il libro, risale in macchina e si avvia verso il Campidoglio dove lo attendono giornalisti e autorità, non è più lo stesso uomo sceso quella stessa mattina a Fiumicino.

Ma le sorprese non sono finite…

Un viaggio intenso e appassionante nei territori, gravidi di emozione ma talvolta accidentati e impervi, della memoria, alla ricerca di identità personali, collettive e universali, tra interrogativi che ancora non hanno trovato risposta e sentimenti creduti dimenticati che tornano a bussare con prepotenza alla porta della coscienza.
E’ questo il senso ultimo della prima prova da narratore di Claudio Baglioni – “QPGA” il romanzo che uscirà in primavera per Mondadori – che abbandona note e suoni, per affidarsi alla sola forza delle parole nude e raccontare uno dei momenti-simbolo di ogni esistenza, quello nel quale l’incanto si spezza, il sogno svanisce e l’uomo resta solo con se stesso ad affrontare l’impatto con la nuda realtà della vita.
In questo caso, in particolare, l’infrangersi del grande sogno d’amore adolescenziale di Giulia e Andrea diviene metafora di un’Italia che vede svanire l’illusoria felicità del miracolo economico e avvicinarsi uno dei decenni più difficili della sua storia.
Un passaggio di stato che, a sua volta, si colloca nel momento del risveglio di un pianeta che ha creduto nelle positive istanze del cambiamento degli anni sessanta, ma che si trova a fare i conti con un presente duro, cinico, eticamente instabile e profondamente diverso da quello che, forse con un eccesso di ingenuità, aveva immaginato.


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