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Dente in concerto

TEATRO ACACIA DI NAPOLI


16 APRILE 2014 ORE 21,00

Tour di presentazione dell’abum “L’almanacco del giorno prima” (RCA/Sony Music)

Tra i tanti doni che la musica concede all’uomo, c’è anche la capacità di giocare con il tempo; il tempo inteso com ritmo e durata, ma anche come arco temporale. Ed è proprio quello che Dente ha voluto sperimentare con “L’almanacco del giorno prima”, la sua nuova prova in studio che verrà rilasciata sul mercato il prossimo 28 gennaio.
Riportando ai giorni nostri un oggetto del passato che trasuda cultura, avventure e tradizione, il quasi 38enne di Fidenza è venuto a raccontarci del suo almanacco personale direttamente in redazione: la digressione storica di Giuseppe è partita dalle origini della parola araba, Al- manakh, (e al significato di “calendario” impreziosito di indicazioni astronomiche, geografiche, statistiche e quant’altro) ma, da buon italiano qual è, non ha potuto non ricollegarsi a un altro importante ritaglio del passato culturale nostrano, ovvero “L’almanacco del giorno dopo”, il programma di Giorgio Ponti curato dal TG1, trasmesso su Rai1 tutti i giorni dal lunedì a sabato che accompagnò gli italiani più o meno ininterrottamente da metà anni ’70 a metà anni ’90.
Dente ha dunque rimescolato il tutto è ha realizzato così “L’almanacco del giorno prima” che, come ci ha spiegato: “Riprende sicuramente la trasmissione televisiva e anche questo sapore un po’ barocco, un po’ antico che mi piace molto. L’almanacco è un oggetto molto bello’. E il disco è una sorta di calendarizzazione della vita, di quello che sarebbe potuto succedere. Come avere uno storico personale in questo caso delle cose non successe. Un ‘cosa sarebbe potuto succedere se’, insomma. Uno sliding doors medievale.”

Anche la realizzazione stessa dell’album ha risentito di logiche spazio-temporali estranee a quelle della comune quotidianità, dal momento che l’artista ha ricercato una precisa location per le sessioni di registrazioni. Il disco è stato registrato in due mesi, tra le mura di una scuola elementare abbandonata di Busseto, nel parmense: “Non volevo lavorare in uno studio di registrazione. Non è una grande novità quella di registrare in una casa o comunque fuori dagli studi, però mi piaceva l’idea di buttarmi in mezzo alla campagna per due mesi senza avere l’ansia delle ore che passano, degli orari stabiliti per il pranzo, per tornare al lavoro, per staccare di nuovo e così via. Volevo la libertà di poter registrare quando mi pareva, di notte o di mattina. Sopratutto lontano dalla vita mondana, perché registrare in una grand città ti distrae molto di più. Sicuramente mi son concentrato moltissimo, avendo solo quello da fare. Non avevo internet neanche a casa, non prendeva il cellulare.”
E il risultato è ricco di sfumature e suoni votati a semplicità e leggerezza, incastonati in modo tale da risultare complessi. Ma naturalmente: “I miei testi non sono mai troppo ragionati. Faccio quello che mi viene in modo molto naturale, poi ovviamente cerco di incastrare le parole in un certo modo. Cerco sempre di usare parole che mi piacciono, evitando le parole che mi sentirei ridicolo a cantare. Ho questo filtro che forse accorcia un po’ il vocabolario però si deve fare di necessità virtù. Non saprei descrivere questo disco con degli aggettivi precisi. Per me è semplicemente un altro disco, un’altra raccolta di mie canzoni. Non sono nemmeno le ultime che ho scritto, ci sono dei pezzi vecchi dentro. Per esempio, “Meglio degli dei” è una canzone del 2005 che però non ho mai registrato né scritta. Ce l’avevo nella testa. L’ho provata e me la son suonata così tante volte allora che mi è rimasta lì. Alla fine l’ho ritirata fuori e l’ho rifatta completamente mentre il testo e la melodia son rimaste uguali.”

Senza troppe parole allora, eccovi un’anteprima acustica del singolo “Invece tu”, dal nuovo lavoro di Dente. Nonostante l’atmosfera bucolica e isolata che ha voluto ricreare intorno a sé per la sua ultima creazione, Dente ha deciso di coinvolgere alcuni suoi colleghi nonché amici, uno su tutti Enrico Gabrielli: “E’ un fidato amico che ho conosciuto qualche anno fa e con il quale abbiamo continuato a collaborare. Lui è bravissimo, è un fenomeno. La sua bravura è tecnica, ma è anche un musicista intelligente. Sa fare qualsiasi cosa, però se c’è da fare una nota dall’inizio ala fine la fa perchè capisce che è una cosa che deve essere fatta. Non deve far vedere che sa suonare, per far vedere che è bravo. Tom Waits diceva ‘un gentiluomo è uno che sa suonare la fisarmonica ma non la suona’. E Gabrielli è un po’ così.”

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