Sabato pomeriggio è il sesto album di Claudio Baglioni, pubblicato nel 1975 dalla RCA Italiana.
Dopo Questo piccolo grande amore e Gira che ti rigira amore bello, Baglioni incide nuovamente un concept album in cui ogni canzone illustra da punti di vista diversi lo stesso stato d’animo. Dopo Vangelis, Claudio si avvale della collaborazione di un altro guru della musica, l’arrangiatore Luis Enrique Bacalov, che colora l’album di suoni ed effetti in grado di dare lo scenario ottimale alle storie narrate.
Oltre alla famosa title-track, le altre canzoni si rincorrono sullo stesso tema, che è quello leopardiano dell’attesa, evidente in Aspettare (che inizia con la parola “passerotto” che ritorna nella famosa canzone); più esteso in …ed aspettare; in Poster dove l’attesa del metrò fa esplodere la voglia di “andare lontano”; in 21X, dove il protagonista spera in un’improbabile vincita al Totocalcio; in Sisto V (canzone legata a un’esperienza teatrale del giovane Claudio), in dialetto romanesco, dove addirittura si aspetta “un papa mijore”; in Lampada Osram, dove una ragazza attende invano un ragazzo al primo appuntamento. In altre canzoni invece questa tematica è meno evidente: in Carillon (una visita a sua nonna) il suono famoso fa ricordare la gioventù andata; in Doremifasol si ha una semplice ma profonda dichiarazione d’amore, ma cade a metà del disco che è tutta un’attesa del “passerotto”; Il lago di Misurina ci porta in una dimensione fiabesca, raccontando la leggenda diffusa nella località veneta, sulla nascita di questo lago ai piedi del monte Sorapiss, anch’essa derivata dall’attesa vana di una fanciulla. Prende parte il Coroanaroma, coro della sezione romana dell’Associazione Nazionale Alpini, diretto dal grande Lamberto Pietropoli, un unicum del repertorio baglioniano. Chiudono il quadro Alzati Giuseppe dedicata all’uomo medio lavoratore che aspetta una vita migliore ma fa poco per conquistarsela, e l’intemezzo Tutto qua, che parla di bambini che giocano ai grandi, aspettando di diventare grandi per davvero.
…ed aspettare è cantata dal gruppo vocale fondato da Edoardo De Angelis, la Schola Cantorum.
Poster descrivere l’attesa in una fermata del Metrò romano forse nel primo Inverno dello stesso 1975. Sembra dal testo e dalla descrizione dei particolari che la fermata sia Via Cavour (Linea B), e che l’orario precisato nel testo faccia presumere che il protagonista attenda il treno speciale allora in servizio sulla Linea B per collegare direttamente Roma con Ostia (Treni Diretti Termini-Lido, soppressi nel 1987). Questo spiegherebbe anche l’attesa lunga colmata dalla descrizione minuziosa del marciapiede opposto a quello protagonista. La musica di Poster è molto simile a quella di Valsinha, una canzone di Chico Buarque De Hollanda, che fu cantata da Mia Martini.
Merita una spiegazione il titolo di Lampada Osram: in occasione delle Olimpiadi del 1960 fu installato a Roma in piazza dei Cinquecento davanti alla Stazione Termini un lampione con lampada allo xeno Osram da 2.500.000 di lumen e 75 kW di potenza, primato mondiale dell’epoca per una singola lampada. Diventò presto un posto per darsi appuntamento, come succede alla protagonista della canzone; soprattutto in questa canzone è evidente un certo crepuscolarismo dello stile di Baglioni, che descrive sin nei minimi particolari l’ambiente davanti alla stazione (“una valigia torna, un’altra se ne va”, “che facce da galera quei quattro sul coupé”), e la stessa caratteristica si può notare nel testo di Carillon.
Al disco partecipa alle chitarre il fratello di Little Tony, Enrico Ciacci.
Il tecnico del suono è Franco Finetti (che suona anche in una canzone, 21X), mentre la copertina è tratta da un disegno di Antonio Dojmi (da un’idea di Paola Massari); l’edizione originale dell’album ha una camicia interna azzurra, con una poesia di Baglioni intitolata Aspettare (che amplifica il tema di ..ed aspettare, attraverso una serie di complementi oggetto e alcune frasi subordinate riferite allo stesso verbo all’infinito e si chiude con “aspettare te” rimandando alla canzone principale.
L’album è uno dei pochi che non ritrae Baglioni nella copertina. Una sua immagine è invece ritratta nella fodera interna
Release date – Luglio 1975
Casa Editrice – RCA
Claudio Baglioni – Voce, chitarra
Luis Enriquez Bacalov – Piano, sintetizzatore, organo Hammond cembalo, piano elettrico, celesta, spinetta, campanelli, piano stonato, macchine da scrivere, telefono ed altri strumenti
Massimo Buzzi – Batteria, percussioni
Ciro Cicco – Tumbe, bonghi, tamburelli, batteria, grancassa
Luciano Ciccaglioni – Chitarra classica, elettrica, folk, 12 corde, mandola, mandolino
Enrico Ciacci – Chitarra classica, folk, 12 corde
Piero Ricci – Basso elettrico
Antonio Coggio – Organo
I Cantori Moderni di Alessandroni – Coro
Crediti album “Sabato pomeriggio”
Testi di Claudio Baglioni; musiche di Claudio Baglioni e Antonio Coggio; arrangiamenti di Luis Enriquez Bacalov; realizzazione di Antonio Coggio; fonico Franco Finetti
Coro A.N.A. diretto da Lamberto Pietropoli per “Il Lago di Misurina”; voci della Schola Cantorum per “Aspettare…”; Gianni Oddi flauto e Franco Finetti cuica per “2 1 X”; Mario Scotti basso per “Sabato pomeriggio” e “Poster”
Grazie a Annapaola, Maura, Manuela e Giovanni per aver giocato in “Tutto qua!”
Copertina di Antonio Dojmi da un’idea di Paola Massari