Acetone o enoteca? Dipende da che parte lo si guardi. Il lemma è lo stesso. Diverso il significato, letto da destra o da sinistra, però. Così Neri Marcorè è un bravo interprete di cover e un comico non ipodotato, oppure un istruito conduttore televisivo, oltre che icona della pubblicità per telefonia, o mercante di bisogni inventati?
La persona è la stessa. Il dilemma è estendibile a Folkest, che premia Claudio Baglioni. Denunciate le difficoltà di comprensione, la cronaca ha visto il riconoscimento “Una vita per la musica” consegnato al cantautore romano da Edoardo De Angelis. Non a caso quando sul palco ci sono Marcorè e il suo sestetto, con De Angelis che intona la sua Lella, quella ricca moglie del cravattaro dal Cantagiro 1971, entra da dietro Baglioni papà. Poi ci sarà spazio per due brani strumentali del figlio chitarrista Giovanni. Anche Roma si può leggere al contrario, amor. Tutti capiscono che non è la stessa cosa.
Apice dell’ospite più atteso è Il lago di Misurina, la canzone che inserì nell’album Sabato pomeriggio. Quanto al premio, Claudio Baglioni preferirebbe la motivazione «una musica per la vita, piuttosto che una vita per la musica». Scaramantico.
Il siparietto Baglioni – Marcorè, sorvolando sui pantaloni del primo macchiati di vino rosso appena stappato con il critico musicale Giò Alajmo, è gradito come il resto dalle centinaia di persone presenti. Che quando c’è il bel Claudio si assiepano sotto il palco.
La carrellata sulle canzoni altrui di Neri Marcorè, formalmente si chiude con il Sand Creek di Fabrizio De Andrè. Riandiamo a quanto disse la traduttrice dell’antologia di Spoon River, Fernanda Pivano: «I cantautori sono la poesia delle strade, gli interpreti della nostra fantasia». Senza la fantasia di farsi interpreti, sull’irta strada della poesia.
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