XVII Raduno Clab

XVII Raduno Clab – Teatro Tendastrisce

Claudio Baglioni ha trionfalmente celebrato il 17mo raduno annuale dei propri fans, quest’anno tenuto al Teatro Tendastrisce, nella zona prenestina di Roma.

Lo spettacolo è durato quattro ore e mezza ed ha messo in luce la stratosferica condizione fisica e canora del 62enne protagonista, la cui giornata era cominciata presto, con l’esibizione in Piazza San Pietro durante l’Angelus, al cospetto di due papi.

Una responsabilità ed un onore che potrebbero bastare a farcire di gloria e di adrenalina per decenni la carriera di chiunque. Ma, nell’infinito rilancio di tutto il piatto vinto in nuove avventure, Baglioni si è rapidamente portato nella zona dell’incontro con il suo popolo, che ha cominciato ad affollare gli ingressi già dal mattino, con molte ore di anticipo sull’apertura dei cancelli (a proposito: alla diciassettesima esperienza non guasterebbero procedure più snelle e filanti, visto che anche stavolta lo spettacolo è cominciato quando ancora molta parte del pubblico doveva entrare).

Due brani con la band per dare tempo a tutti di prendere posto, poi è stata la volta della cosiddetta “approvazione del bilancio”, la gag per la 17ma volta affidata al ragionier Remo Coccia. In realtà non c’è niente di legale in questa procedura. Clab è un’associazione solo per modo di dire, perché non discute la propria attività, le modalità di raccolta di risorse, la destinazione delle stesse, non determina le cariche (la presidentessa Rossella Barattolo – mai eletta da nessuno, come un Renzi qualsiasi – ha interrotto solo oggi il diciassettennale digiuno di parole e di comunicazione verso gli associati, peraltro senza parlare in specifico dell’Associazione)  eccetera. E’ solo un giocattolo in mano a Claudio, travestito con falsa democrazia. Ma va benissimo che sia e che rimanga così. Remo Coccia, per l’occasione, viene gratificato da applausi e da un’approvazione senza intoppi (altre volte non era andata così liscia).

Quindi Rossella legge con forza ed emozione un messaggio da Lampedusa, privata dopo 10 anni del festival O’Scià, prodotto del genio, della lungimiranza, del coraggio, della pazienza e del carisma di Claudio. “Non dimenticateci!” è il grido che sostanzialmente si leva da quell’isola di frontiera, bisognosa di tutto, ben salda nel cuore dei tifosi del grande artista romano, come dimostrano magliette, cappellini e mille altri simboli esibiti dal popolo dei Clabber a Roma.

Applausi scroscianti e interminabili. Claudio li raccoglie tutti e poi parte bruscamente con lo show, senza aggiungere nessun altra parola. Un “silenzio” che potenzia ulteriormente quel grido e il patto di reciproco amore eterno stretto con quel lembo di Mediterraneo, di Italia, di Europa, di Africa, di Mondo a cui ha insegnato anche a tutti noi a voler bene.

Il tema sarà quello della “fortuna”, legato al numero 17 che caratterizza l’incontro. Viene introdotto con barzellettina (carina) del gufo e del culo e con il ricordo del civico “16bis” che contraddistingueva il suo condominio a Centocelle.

Sul palco giunge quindi Danilo Rea, vecchio compagno di tour, poi planato verso nuovi e ambiziosi orizzonti musicali, soprattutto nel campo del jazz. I due manifestano una affettuosa intesa personale e un eccezionale feeling musicale. Ripropongono i temi del loro recente incontro jazzistico a Paestum. L’applausometro esplode su “Tamburi Lontani” e ancor più su “Fammi Andar Via”, dove l’ovazione (“standing” come, a dire il vero, quasi tutte quelle del pomeriggio) è interminabile.

Staffetta fra jazzisti: via Rea, arriva un terzetto di giovanissimi strumentisti, uno dei quali con un contrabbasso, strumento che (a mia memoria) fa il suo esordio sul palco di Claudio. Si prosegue sul filone e io comincio a … fare fatica.

Cerco di usare delicatezza verso i (numerosi) appassionati di jazz e verso i (relativamente numerosi, a quanto ho percepito parlando fra i presenti in tribuna) appassionati di un’interpretazione jazz delle canzoni di Claudio. Al mio orecchio (impreparato e grezzo) il risultato è sconfortante e noiosissimo. Forse su “Quei Due” si può anche fare (il brano nasce con un impianto tipico da jazz club) e posso aver la pazienza di seguirlo su “Fotografie” ma “sprecare” quel diluvio di note per un passerotto o martoriare brani corali e potenti (come “Via”) mi è sembrato delittuoso.

Resto dell’idea esposta in modo spassoso da Checco Zalone

Porto pazienza, fiducioso che, come nei film western, arrivino i “nostri” a salvarci: infatti, seppur dopo varie decine di minuti, Gianolio, Spiriti, Pagani & C. riprendono possesso della gestione delle note. Claudio si lancia nei brani più movimentati e coinvolgenti e la platea dei quattromila risponde, riaccendendo la festa.

In tema di “fortuna” Claudio rispolvera la paleozoica “21X”, in cui il giocatore della schedina spera in un “pareggio” del Cesena. Il passaggio scatena la parte bianconera del pullman-Romagna (i cui componenti saluto con grande affetto) ed è anche di buon auspicio, visto che contemporaneamente il Cesena strappa il risultato al Milan.

E’ uno spettacolo complessivamente fantastico: fatto di sezioni pop, di sconfinamenti rock, di ripieghi sulla tradizione della canzone d’autore (anche qualche pillola degli anni Cinquanta oltre a un paio di prodigi dell’ultimo album) e dell’inedita parentesi jazz. Il tutto sei ore dopo aver cantato per i papi. Spaventoso Claudio!

Siamo alle sparate finali di uno spettacolo fatto di relativamente poche parole, a parte quelle spese per l’introduzione. Le immancabili Strada Facendo e La Vita è Adesso, con la sua abituale e rinnovata coda di energia e di salti. Poi ancora un Cuore D’Aliante, come un tempo supplementare e un ultimo omaggio per il pubblico di tesserati che ha dimostrato così tanto attaccamento da sottoscrivere la quota sin dallo scorso anno, senza nemmeno sapere data e modalità della convocazione del raduno (praticamente rimasta unica attività sociale di Clab).

(foto a lato di Monica Grilli)

Il pubblico che abbandona il Tendastrisce si abbraccia e re-intreccia vecchi legami, nati e cresciuti su queste vie dei colori. La domanda che esce da molte bocche è sempre la stessa: “Ma come fa???”. In qualche modo fa. Ed è la nostra fortuna. La fortuna di avere questo amico, la fortuna della compagnia che ci ha fatto e delle cose che ci ha insegnato. La fortuna di incontri (anche importanti, alcuni importantissimi) come quelli che ha reso possibili fra persone lontane e diverse fra loro. La fortuna di un’altra giornata fantastica, come questa romana di oggi, calda, luminosa e piena di rinnovate speranze.

Grazie, maestro e fratello Claudio. A presto.

Estratto dal sito Ortoline.it

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

2 Commenti

  1. Mi dispiace tanto di non essere potuto venire al 17 raduno ! Ma con il cuore ero li con voi…..Mi sto consolando un po vedendo la replica in video. IL 1 dicembre pero’ saro’ al concerto di Firenze…a presto allora Claudio ed al prossimo raduno non manchero’!.

  2. Grazie Marco…

    Vedremo al prossimo appuntamento del 29.10 a Pesaro cosa succederà …

    col Cesena intendo, visto che giocherà con la Roma !!!

    Per il resto non ho dubbi: CLAUDIO CI FARA’ ANCORA SOGNARE IN UN’ALTRA NOTTE DI NOTE…

    perché il sogno CON LUI è sempre!

    Grazie a tutti e un abbraccio ai meravigliosi compagni di viaggio dalla ROMAGNA!
    Mirca di CESENA

    GRANDE CLAUDIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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