50 anni al CentroIn evidenzaStampa

Claudio Baglioni «Rimango me stesso cambiando sempre»

Stasera e domani a livorno

«Rimango me stesso cambiando sempre»

Claudio Baglioni canta 50 anni di carriera

Il cantautore riprende il suo fortunato tour “Al centro” «Il mondo è agitato da un brutto vento: la disuguaglianza»

Per la generazione che è cresciuta con le sue canzoni Claudio Baglioni – in concerto stasera e domani al Modigliani Forum di Livorno dove fa tappa il suo tour “Al centro” – è sempre il ragazzo con i capelli lunghi della copertina di “Questo piccolo grande amore”. Per i più giovani comunque è un poeta e un artista senza età, e anche un moderno e sensibile comunicatore.

Baglioni, come vive la soddisfazione e il “peso” di una carriera lunga 50 anni? Ha rimpianti? Nostalgia dei tempi delle 2 cavalli?

«Soddisfazione immensa. E incredibile. Non avrei mai pensato che sarebbe cominciata. Figurarsi se avrei mai potuto credere che sarebbe durata così tanto e che sarebbe stata così. Non ho rimpianti. Piccole cose, niente di importante. Forse perché ho sempre cercato di rimanere me stesso, continuando a cambiare. Non è un gioco di parole: è la verità.

Cambiare non in senso truffaldino o “gattopardesco”. Cambiare per rimanere sé stessi, senza barare. Nella musica, come nell’amicizia o nell’amore, i sentimenti falsi prima o poi si pagano. L’unica moneta che paga è l’autenticità. È lei l’unico vero elisir di longevità. Al contrario delle fake news, infatti, i “fake artist” durano un giro di giostra e poi scompaiono. Il tempo è giudice. Se non mostra il pollice verso, avrà le sue ragioni. Nostalgia? Del futuro più che del passato. Di ciò che ancora non è stato e che non smetto mai di sognare.

Con questo tour e con la canzone “Al centro” rende omaggio al suo sconfinato e innamorato pubblico. Che tipo di romanticismo è il suo? Qual è secondo lei la forza trans-generazionale delle sue canzoni?

«Non credo che il mio sia romanticismo. Non nell’accezione comune del termine: il mellifluo raccontare i cosiddetti buoni sentimenti. Sono un artista che canta l’amore, certo. Ma tutti gli artisti lo cantano. Canto l’amore perché credo sia l’energia più grande che esiste in natura; il miracolo che ci rende capaci di piccoli e grandi miracoli. Come ogni grande energia, però l’amore può anche travolgerci e farci male. Dobbiamo maneggiarlo con cura. Credo che la forza trans-generazionale come l’ha definita lei, dipenda dal fatto che ho sempre cercato di mettermi in gioco, dando tutto quello che ho, senza risparmiarmi e, soprattutto, senza accontentarmi».

Dopo una carriera così lunga come cambiano le emozioni quando si canta davanti a migliaia di persone?

«Il live è sempre il momento più bello, l’emozione più grande. La musica nasce perché chi suona e chi ascolta la vivano insieme. Cosa che accade solo nei concerti. Concerto significa incontrarsi, entrare in contatto fisicamente e non virtualmente. Tra ascoltare un disco o un file e partecipare a un concerto, c’è la stessa differenza che c’è tra una telefonata o un messaggino e una chiacchierata o un abbraccio. Le distanze si annullano e ci si ritrova insieme, l’uno di fronte all’altro. Un momento unico e irripetibile – perché accade solo lì e solo in quel momento – che genera emozioni uniche e irripetibili. Fortissime, pure, dirette, immediate. Emozioni che non si possono paragonare a nient’altro. Una scarica di adrenalina così, non te la dà nient’altro».

Un tempo si diceva “il privato è politico”. Lei, pur cantando di sentimenti “privati” come l’amore si è anche impegnato sul fronte pubblico, iniziative a Lampedusa, le parole a favore dei migranti. Ha parlato di un paese incattivito. Crede che un artista abbia il dovere di scendere in campo quando quel che vede non gli piace?

«Credo che sia un dovere di ogni essere umano, non solo degli artisti o degli intellettuali. Chi vede più lontano, ha il dovere di dire agli altri quello che vede. Se mi trovo su una spiaggia e, per primo, vedo avvicinarsi un’onda anomala, ho l’obbligo di dire alla gente sulla spiaggia di mettersi in salvo.
Alcune idee che circolano oggi in Europa sono “onde anomale”.
E possono provocare danni molto seri. Dobbiamo esserne consapevoli. Non basta dire: “Correte!”. Le onde non nascono da sole. Bisogna intervenire per disinnescare le cause che le generano. Ridurre la forza del vento. Un vento che si chiama disuguaglianza: l’un per cento della popolazione del pianeta detiene una ricchezza pari a quella del restante 99%. È questa assurda sproporzione il vento che crea le onde anomale che scuotono le coste europee. Riducendo la disuguaglianza, il vento si calmerà. E anche il mare».

Cristina Grasso per IL TIRRENO Livorno 15 Marzo 2019

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

3 Commenti

  1. Perché “madre natura” ha deciso che tu dovevi esistere? … perché sapeva che il mondo avrebbe avuto bisogno di te!

  2. Sei sempre un ragazzo nei tuoi Concerti l’età non c’entra emoziona i all’ira ed ora sei diventato un portento di emozioni con l’esperienza acquista!!!!! Sei stato, sei e rimarrai un GRANDE SEMPREEEEE!!!!!!!

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