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Baglioni & Morandi, il tour dell’Italia che sorride

secoloxix

Baglioni & Morandi: «Il nostro concerto di coppia, il tour dell’Italia che sorride»

Piero Negri per IL SECOLO XIX

Torino – Claudio Baglioni arriva un po’ in ritardo al nostro appuntamento. «Stavo lavorando a un punto del concerto che volevamo cambiare». Ancora, dopo 12 concerti a Roma e 19 in giro per l’Italia (e 19 ancora da fare)?

Commenta lui: «C’è chi dice che nei dettagli si nasconde Dio, chi il diavolo. Noi siamo positivi e quindi pensiamo di trovarci Dio. Cambiare sempre è importante, e non solo perché si migliora: è un esercizio di concentrazione e di attenzione».

I numeri raccontano di un tour senza paragoni, dal vivo (100 mila spettatori a Roma, 200 mila nelle altre date), in tv, con due prime serate vinte e uno share del 20%, e anche dal punto di vista discografico, con l’album registrato al Foro Italico sempre tra primo e secondo posto in hit parade. Ma com’è, questo spettacolo, “Capitani Coraggiosi”, visto dal palco?

Gianni Morandi:«È un concerto che è un piacere portare in giro. Alla fine – quando salutiamo il pubblico – è magnifico vedere tutti sorridenti, partecipi, felici di essere lì. Anche perché a molti la nostra coppia poteva sembrare abbastanza improbabile».

Baglioni: «Continuiamo a chiamarli spettatori, ma chi oggi viene al concerto è molto più protagonista di un tempo. Si fa sentire, vedere, scrive frasi, innalza striscioni, si fa i selfie oppure riprende con il telefono, è un safari per portarsi a casa un po’ di prede emozionali. C’è chi compra il biglietto, rinuncia a vedere la tv e al concerto se la rimette davanti agli occhi. Ma altri davvero usano la tecnologia come mezzo di partecipazione, assemblea».

Morandi: «Quello che vedo io è la diversità straordinaria che c’è dentro il pubblico: ci sono i baglioniani, le famiglie magari più vicine a un personaggio pop come sono io, giovani, moltissimi, ragazzini che accompagnano le ragazzine, mamme, nonne, famiglie intere. Rispecchia quello che avviene sul palco, con due personalità diverse che si fondono. Quando canto la sua “Strada facendo” e arrivo a quel punto “Perché domani sia migliore… Perché domani tu…” mi commuovo ogni volta. Questo è un incontro unico, particolare. Una sorpresa piacevole, divertente anche per me».

Baglioni: «Le nostre canzoni sono diverse, come le carriere, anche se abbiamo gusti comuni. Aver unito due repertori così conosciuti, storicamente presenti nella memoria delle persone è il nostro vero successo. Oggi è difficile distinguere le canzoni dell’uno e dell’altro, i pezzi sono diventati tutti “nostri”».

Morandi: «Quando prendiamo le chitarre e facciamo i nostri primi successi, che avevano testi stupidotti, “W l’Inghilterra”, “Andavo a cento all’ora”, mi accorgo che le conoscono anche i quindicenni, è come se la memoria di quelle canzoni fosse cromosomica. È chiaro che solo con autoironia si può cantare in pubblico a settant’anni “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, ma è anche vero che il nostro concerto funziona perché noi siamo nati artisticamente in un’Italia che oggi non c’è più.Non ci sono più l’ingenuità e il candore degli anni del boom. E noi ci ritroviamo a testimoniarle. Per un attimo, quandocantiamo quelle canzoni ci estraniamo e pensiamo a tutte queste cose, ed è bello perché ci sembra che la gente sorrida, con piacere».

Baglioni: «Ho sempre considerato Gianni un autore sul campo,lui ha sempre riscritto le canzoni che ha interpretato. Tra il suo successo e il mio ci sono pochi anni,ma in quell’intervallo il mondo è cambiato, si è passati dagli Anni ’60 ai ’70 e le canzoni sono diventate più elaborate, complicate. Così in questo concerto abbiamo snellito le mie canzoni e caricato le sue, io sono dimagrito, lui è ingrassato. Apparteniamo al momento d’oro della musica leggera, e in più abbiamo vissuto l’epoca in cui dal punto di vista delle linee melodiche è stato fatto il massimo. Oggi facciamo tutti più fatica a riconoscere le canzoni, no? E queste sono le chiacchiere che facciamo tra di noi quando andiamo a cena…».

Morandi: «È un’esperienza molto bella, da tanti punti di vista. La chiudiamo il 23 aprile a Verona, all’Arena, con un bilancio eccezionale. Sarò un po’ triste, ma è giusto così: se fosse finito tutto l’8 ottobre, dopo i concerti di Roma, ora sarei davvero dispiaciuto».

Baglioni: «All’inizio qualcuno poteva sentire un profumo di show business che ora è evanescente. Ci eravamo proposti di essere artisti, artefici, artificieri di un solo evento,temendo che ripetendolo si perdesse la meraviglia. Ora ci piacerebbe fare un giro non lunghissimo all’estero, e basta. Abbiamo lavorato, siamo stati bravi, abbiamo avuto la fortuna che è andato bene. Ma sull’altare della bellezza bisogna sacrificare altre gioie. È giusto che di questi concerti rimanga solo il ricordo».

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The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

Un Commento

  1. Ho visto il concerto a Roma a settembre, ma non potevo mancare a Torino visto che sono piemontese.Sempre emozionante… E poi a Torino sono venuta con mia figlia di 19 anni , cosa che mi ha fatto piacere, e anche lei ha apprezzato molto.Due grandi professionisti che non deludono mai… Nonostante la laringite!!

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