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Si sono spente le luci di ConVoiTour

Si sono spente le luci sul palco, si sono accese le luci nel palasport e capisci che è tutto finito… il mio tour è finito perchè dentro il tour di Claudio, come di qualsiasi altro artista amato dalla gente, ci sono i singoli tour di ogni singola persona che li ama e che da loro  traggono belle energie, svago, incanti e chissà, anche un poco di trasgressione alla loro quotidianità e al loro essere e apparire di tutti i giorni.
Qualcuno ha fatto date da contare a due cifre, qualcuno con una sola e qualcuno una data soltanto, ma per tutti è il loro piccolo, personale tour. Per tutti è stato un trolley o uno zainetto da preparare, un biglietto o più biglietti da comprare, un viaggio che magari è iniziato e finito con un tram, oppure con un aereo, un albergo oppure un’attesa o tutti e due, un panino una pizza un fast food, acqua, un bicchiere di vino e una birra, una corsa e la curiosità di entrare in un palasport e vedere come sia  fatto, vedere come sarà la visibilità del posto che ti hanno assegnato, vederne i colori e le sedie piene, ma anche vuote che aspettano chi porterà un applauso, un grido, una voce a muovere onde o semplicemente un’emozione… e qualche volta una noia di chi non voleva venire, ma ha dovuto venire per non deludere, di chi non ha trovato ciò che cercava, di chi si è divertito tanto, ma non voleva farlo vedere per motivi suoi.
Si sono spente le luci sul palco, si sono accese quelle molto più anonime del palazzetto e si rimane li, davanti al palco, guardandoci in giro un pò smarriti in questo traffico di cuori che pian piano si allontanano tenendosi per mano per trattenersi ancora un pò. Si guardano gli strumenti, ora tacciono, la batteria non detta più il ritmo, le chitarre riposano, le tastiere non ricamano tele soffici di musica, tutti gli strumenti sono li adagiati dietro la scena, in silenzio e stanchi, ma in attesa di essere un nuovo coro, oppure un nuovo mare di suoni nel quale perdere il proprio.
Claudio è andato via, come un vento, come una nuvola che disegnava il mio cielo e mi faceva vedere quanta profondità si può trovare nell’infinito dei pensieri soltanto a sforzarsi un poco per cercarla, Claudio è andato via e già ho voglia che ritorni, già ho voglia di ripartire con emozioni nuove per stravolgermi il cuore, per meravigliarmi con nuove invenzioni che rendano più brillante questo assurdo tempo di vita, che fugge troppo in fretta, sopratutto quando credi di aver trovato il posto dove vorresti fermarti, quando credi di aver capito dove nascono le emozioni, quando credi di aver trovato l’origine delle lacrime di gioia e di commozione, quando credi di aver capito e senti quanto è bello accorgerti che invece non hai capito ancora niente, ma che per fortuna ti si apre una nuova strada davanti da percorre con nuove forze e con nuovi occhi, per vederne gli orizzonti che ti farà scoprire.
E saranno nuovi autogrill, luci da inseguire, nuove notti assonnate e gesti strani e lenti oppure elettrici, a cercare quel filo d’aria che sveglia le voglie, sguardi spersi a rincorrer chissà cosa e a non trovare dove stare mentre siamo in attesa del nostro posto, saremo ancora noi quei mostri, maschere di gioia e stanchezza che celano cuori  che ridono o che piangono e che sotto la maschera non si vedono,  subito pronti a cercare e a cogliere ciò che lascia la tavola piatta dell’inedia di vita e ispirazione che abbiamo intorno, per svegliarci di soprassalto con la verità di una canzone, con lo stordimento di un’emozione nuova per una nuova risposta ricevuta, per una nuova domanda che scopriamo di dover fare, o farci…
E saranno nuovi palchi, saranno nuove città e noi saremo li a chiedere a Claudio di svegliarci ancora una volta per sfuggire a miti che nascono già stanchi e per sentirci protagonisti di un mondo che può cambiare, almeno per un momento, almeno per il tempo di un concerto e poi andare via con un seme dentro a cercare un nuovo campo dove seminarlo e attendere con speranza che nasca una nuova primavera, per noi e per il piccolo mondo che abbiamo intorno.
E restiamo li sotto quel palco, con ancora addosso l’ultimo brivido a ripensare a tutta una storia di città e di avventure vissute dentro quella scia di speranza e di energia che ci ha trascinati e dalla quale ci siamo fatti trascinare, rimaniamo li con i coriandoli in testa dell’ultimo scoppio di allegria, con un pò di fiatone per l’ultimo salto sulla vita… la gente se ne va, il palasport si svuota ormai definitivamente e ormai definitivamente non rimane che allungare i passi verso l’uscita, uno sguardo ancora al palco, una speranza che arrivi un altro suono… ma gli strumenti tacciono, parla solo il cuore e la musica che è rimasta dentro ad accompagnare immagini da richiamare appena ne sentiremo il bisogno.

Renato

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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