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Claudio Baglioni, il cospetto, la filosofia

Un po’ di parole appresso. Ovvero: Baglioni, il cospetto, la filosofia

Claudio cantava sperando ci fosse qualcuno capace di conservare le ossa, la luce candida degli angeli, le battaglie, gli eroismi. Solo i morti hanno visto la fine della guerra, era una fessura affinché quelli avuti fossero sufficienti

Lentamente ha staccato una parola dietro l’altra, come a volerci far stare in un tempo breve. E noi sentivamo la sua voce nel cervello e pensavamo di avere un sentimento antico. E avevamo voglia di baciare il cielo fin dentro a tutto il suo infinito. E avremmo voluto entrare nel suo petto per rubargli almeno un ramo fiorito. Lui era sotto ai nostri occhi e forse alla nostra pelle, e ci siamo visti duplicati nell’ombra e nei cuori lucenti: c’era quasi un dolore che cadeva a picco.

Claudio sembrava l’ospite di nozze fine e cortese, quello che poi sarebbe diventato improvvisamente folle e avrebbe fatto saltare le posate scintillanti. Quello che avrebbe detto d’essere un rivoluzionario orgoglioso: e andatevene, una buona volta lasciatemi perdere, io faccio gesti senza importanza: canto bene ballo bene perché sono ben educato.

Claudio si è fatto a pezzi, e che sorpresa si è spogliato. Aveva cercato per tutto il pomeriggio di tenere la bufera della sua solitudine lontana, perché non avrebbe voluto raccontarla a nessuno. Claudio temeva il tempo, non aveva raggiunto la felicità e allora tirava il fiato e respirava e iniziava a cantare perché non lo avrebbe aiutato stare muto.

Claudio cantava e sembrava volesse dirci la sua decisione nuova: se si riuscisse a sgretolare il tempo rimarremmo sempre in un presente. Non avremmo il passato e neanche la sua memoria. Ci chiedeva di rimanere in quell’istante che apparteneva alla terra, di tenerla guarita, beatamente sana. Trovava ovunque un bollo di ceralacca, uno per ogni anno passato. Un basso fondo, una vertigine.

Claudio aspettava arrivasse qualcosa che lo accompagnasse, come dire un amore che fosse più vicino dei suoi nemici, perché gli mancava godersi la vita o finalmente riuscire a rompere un lampione a sassate.

Claudio cantava sperando ci fosse qualcuno capace di conservare le ossa, la luce candida degli angeli, le battaglie gli eroismi. Solo i morti hanno visto la fine della guerra, era una fessura affinché quelli avuti fossero sufficienti.

Ci ha richiamati tutti quanti per dirci che ogni separazione ci fa pregustare la morte. Ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione. Claudio era l’immagine del desiderio, della gioia saltante quella che maggiormente tormenta. Quella di quando si è soli al parco e si gira tre quattro volte intorno a un pensiero e si pensa se vi sia una sorte, se nello stesso momento vi sia un altro luogo un altro letto un altro impegno.

Claudio ci ha dato una tregua, ci ha dato il fiato dalla sua bocca per non avere le vertigini e farci continuare. Ci ha detto che certi amori sono eterni e nessuno può vedere quanto. Ci ha detto che abbiamo un numero di serie e una sconfitta già decisa.

Claudio ci ha ricordato che oggi domani sempre non è nulla, che la vita altro non è che uno straziante caso in cui si scricchiola si vaneggia ci si ritrova buttati al cielo.

E noi saremmo voluti stare abbracciati, vicini, come potessimo far nascere bambini o migliaia di gigli intrecciati e saremmo stati capaci di cullarci l’un l’altro, e ci saremmo detti non siamo mai stati così felici.

Claudio alla fine ci ha voluti tutti su per chiederci di lottare, senza sporcarci le mani. Ci ha detto diamo adesso al futuro una coscienza. Tutti su.

Poscritto.

Qui si è detto di: UOMINI PERSI- FAMMI ANDAR VIA- LA VITA È ADESSO- NINNA NANNA NANNA NINNA- QUANTE VOLTE- NOI NO- COME TI DIRÒ- MAL D’AMORE- QUANTO TEMPO HO- DI PERS- PLATONE- SANT’AGOSTINO- MORRISON- SCHOPENHAUER- DOSTOEVSKIJ.

Michele Caccamo per huffington

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Un Commento

  1. Bellissimo scritto, grazie di averlo condiviso. D’altronde, Cucaio ha abbracciato tanti temi a lui e a noi cari e ne vorrei citare alcuni come cornice di questo quadro omaggio fatto da Michele Caccamo. Altri temi sono la fine di una storia, dove chi resta non dimentica, oppure le meravigliose fantasie di ‘vecchi’, ‘patapan’, ‘acqua dalla luna’. Poi, la fuga, il dimenticare, il ricominciare, il viaggio della vita, l’istante vissuto, la fugacità, l’affetto incondizionato verso gli oppressi, gli esclusi, i dimenticati, i dispersi dal mondo, la continua ricerca e speranza verso un domani migliore e molti altri.
    W cucaio per sempre, W il grande mago incantatore

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