SOLO 2022Stampa

Claudio Baglioni voce sola all’Opera

"Il mio recital a ritroso nel tempo"

Lunedì serata di apertura del tour ‘Dodici note solo’

Un pianoforte, un piano elettrico, un clavinova: sul palco soltanto tre tastiere e quindici fari da set cinematografico. È la scena essenziale voluta da Claudio Baglioni al Teatro dell’Opera di Roma per dar corpo alle sue canzoni, 24 brani e tre bis con Avrai, E tu e La vita è adesso, per aprire lunedì 24 gennaio il tour di 60 date nei più importanti teatri di tradizione italiani. E prima che Baglioni torni nella Capitale per i 12 concerti di questa estate, con solisti, cori e orchestra alle Terme di Caracalla, dal 3 al 17 giugno. “Ho preso un pianoforte e l’ho diviso in tre per realizzare un’orchestrazione fatta di stati d’animo e riverberazioni. Questo format di Dodici note solo precede idealmente il Dodici note tutti a Caracalla, con orchestra, la band, il coro”.

Il concerto a piena capienza al teatro Costanzi, mille e 500 spettatori, ha anche un valore fortemente simbolico di ripartenza per la musica, dopo due anni di difficoltà tra lockdown e distanziamenti. Baglioni suona pescando da tutto il suo repertorio, dai primi successi come Amore bello e Questo piccolo grande amore fino a Strada facendo, a Tu come stai e a una versione molto swing di Un po’ di più, fino alle più recenti Gli anni più belli e Uomo di varie età. Per chiudere con Mille giorni di te e di me prima dei tre bis chiesti a forza di applausi e urla di gioia dal pubblico. “Avverto una tensione che mi si porta via – confessa Baglioni prima dello spettacolo – non è la prima esperienza al Teatro dell’Opera, all’inizio dell’anno scorso ero qui per fare una delle cose migliori in 50 anni di carriera, ovvero prendere Questa storia che è la mia e, a teatro chiuso per il lockdown, farne un trattamento, un’operina a porte chiuse con l’orchestra, il coro e il corpo di ballo. E qui ho anche tenuto in epoche passate anche tre concerti da solo”.

Baglioni definisce il recital solitario “un recital a mani nude, in cui devo mettere d’accordo musicista e cantante”. La scelta dei tre strumenti “è come un percorso a ritroso nel tempo, diviso tra ieri, oggi e domani, una scaletta per muovermi a cerchio e in senso antiorario, per vincere sul tempo, risalendo nel calendario riattaccando uno a uno i fogli che erano stati staccati. Con le sonorità del pianoforte per il passato che non si modifica, lapidario; il piano elettrico per il presente che fluttua e si muove come aria e acqua; e poi il futuro, l’avvenire con il clavinova più colorato e con i suoni aggiunti. Gli strumenti che mi danno l’orientamento che mi serve anche per fare una scaletta, faccio sempre più fatica a farne una, ho ormai un repertorio che non può durare un’eternità ma deve rimanere tra i 27 e i 30 pezzi. Ma con la libertà di poterla cambiare ogni sera. Un giro d’italia che ho voluto con tutti debutti, uno show per città: vorrei che restasse tra i ricordi, credo proprio che sia per me l’ultima esperienza di questo tipo”.

Carlo Moretti per Repubblica

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