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L’italiano che fa risorgere i supereroi

Suoi i disegni di “Fantastici quattro 600”: ritorna la Torcia umana, “uccisa” pochi mesi fa

Carmine Di Giandomenico vive a Teramo, da 7 anni è uno dei disegnatori top della Marvel, editore di Spiderman e X-Man

TERAMO – Non vive negli Stati Uniti ma in Abruzzo, a Teramo, nella casa-studio dove passa chino sulle tavole tra le nove e le dieci ore al giorno. I suoi viaggi più lunghi sono stati a Lucca e a Bologna, in occasione delle fiere dei fumetti, e per le traduzioni dall’italiano all’inglese si affida all’esperienza della moglie Raffaella. Ciò nonostante, Carmine Di Giandomenico, 39 anni, entrato a far parte per caso della squadra della Marvel Comics sette anni fa, è l’unico italiano a cui sia stato concesso il privilegio di riscrivere le origini di Devil (Daredevil in originale), uno dei supereroi a stelle e strisce più amati, o di disegnare gli albori di Magneto, nemesi degli X-Men.

Uno stile davvero unico quello del fumettista abruzzese, ammiratissimo negli States. L’ultimo suo traguardo è recente. Da giugno è infatti in edicola il numero 333 dei Fantastici Quattro – corrispondente al numero 600 dell’albo originale americano, pubblicato a novembre in occasione dei cinquant’anni del magnifico quartetto – in cui Di Giandomenico firma insieme allo sceneggiatore Jonathan Hickman la storia più importante: il ritorno di Johnny Storm, alias la Torcia Umana, ucciso dalle orde di Annihilus nel numero 323.

«La passione per i fumetti nasce da piccolo – racconta Di Giandomenico a Corriere.it -. Ero affascinato da quelli che mi portava mia zia da Bologna, gli albi giganti dell’edizione Corno con Spiderman e Capitan America. Il vero flash l’ho avuto però quando, subito dopo il film Superman con Christopher Reeve, mi fu regalato l’album di figurine con quest’uomo in calzamaglia e mantello in copertina. Scoprii anche, con mia grande sorpresa, di condividere questa passione con mio padre, che leggeva Mandrake, Flash Gordon e Phantom».

Carmine inizia a disegnare al Liceo Artistico di Teramo, dove apprende le nozioni di anatomia e di prospettiva indispensabili per gli aspiranti fumettisti. Dal papà, imbianchino, impara invece il valore dell’artigianato come mestiere. Come è stato contattato dalla Marvel? «Ho inviato semplicemente una e-mail a Joe Quesada, il direttore artistico, dopo una serie di contatti sul forum del suo sito. Mi chiese di approfondire i miei lavori e poco dopo fui messo sotto contratto, non riuscivo a crederci».

L’avventura con la più grande casa editrice americana del fumetto ha inizio nel 2005 e, solo un anno più tardi, Di Giandomenico realizza la miniserie “Battlin’ Jack Murdock”, che ripercorre le origini di Dare Devil portando alla luci inedite relazioni con i genitori. Oltre ad esserne il disegnatore, il fumettista teramano è ideatore della storia e co-sceneggiatore insieme a Zeb Wells. Nessun italiano era arrivato a tanto. Tra il 2008 e il 2011 disegna anche “Magneto testament”, la miniserie di cinque numeri scritta da Greg Pak sulle origini del mutante Magneto. Episodi citati nel film “X-Men: L’inizio” del 2011. Con la Marvel ha modo di spaziare e si occupa delle avventure di “Spider-man noir”, scritte da David Hine, e delle storie di Capitan America e Ironman.

Artista poliedrico, Di Giandomenico ha lavorato come storyboarder per la televisione e per il cinema (con Martin Scorsese, Tsui Hark e Sergio Rubini), ha realizzato l’architettura della città virtuale Patapan di Claudio Baglioni ed ha creato, insieme allo sceneggiatore Alessandro Bilotta, il personaggio di Giulio Maraviglia, inventore nella Roma degli anni Venti, nonché la distopia de “La Dottrina”.

Nel 2004 ha ideato, scritto e disegnato l’opera in due parti “Oudeis”, rilettura in chiave cyber-fantasy dell’Ulisse di Omero. Tra i vari impegni, riesce a trovare il tempo per insegnare Anatomia in movimento all’Accademia del Fumetto di Pescara. Una doppia rivincita per chi, come lui, ha dovuto imparare l’arte da autodidatta. «Ai miei tempi – spiega – non avevo scuole né insegnanti di fumetto». Ora ai suoi allievi consiglia innanzitutto di avere pazienza: disegnare richiede tempo. «Una storia di cento pagine – spiega – può essere vecchia anche di un anno e mezzo, la luce dei fumetti viene dal passato».

Nicola Catenaro

The Godfather

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