Resoconti

Presentazione 14° cd Sorrisi

QUELLI DEGLI ALTRI TUTTI QUI

Dopo due ricchissimi e fortunatissimi cofanetti (composti da tre cd ciascuno), che avevano raccolto il meglio di quaranta anni di straordinaria carriera artistica (“Tutti qui”: 2005, 43 super hit,più il brano inedito che dà il titolo alla raccolta e “Gli altri tutti qui – Seconda collezione dal 1967 al 2006”: 2006, con 47 successi e l’inedito Và, inno dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006), Baglioni chiude questa imponente trilogia retrospettiva, impreziosita da curiosità e rarità, con “Quelli degli altri tutti qui”, un doppio cd con trenta tracce (che vede le stampe nell’ottobre 2006), per oltre due ore della migliore musica italiana di sempre. L’idea prende forma durante un’intervista realizzata da Vincenzo Mollica per il Tg1, che aveva sentito spesso Baglioni accennare al pianoforte quelle canzoni che gli “avevano fatto battere il cuore” prima di cominciare a scrivere canzoni. “Forse – aveva confessato Baglioni a Mollica – scrivo e canto proprio per questo”.
Eccola qui, allora, la musica che ha portato Baglioni alla musica: un viaggio nella memoria tra “brani giganti di autori e interpreti giganti”, per alcune tra le pagine più belle della grande canzone italiana degli anni ’60. Un progetto discografico unico e irripetibile, che parte da quello che può essere considerato il “big bang” della nostra canzone d’autore: la rivoluzionaria “Nel blu dipinto di blu” (1958) di Domenico Modugno (il “padre” di tutti i cantautori). Un brano che non è solo la canzone italiana più famosa e più eseguita nel mondo, ma anche il brano – simbolo di O’scià, la rassegna di arti e musiche dedicata all’integrazione culturale che, dal 2003, Baglioni organizza ogni fine estate sull’isola di Lampedusa, per manifestare solidarietà agli isolani, accoglienza ai profughi e riconoscenza ai soccorritori.
Dall’urlo liberatorio e incantato di “Volare”, “Quelli degli altri tutti qui” ci prende idealmente per mano e ci conduce fino alle eteree, rarefatte, indimenticabili “Emozioni” (1970) di Lucio Battisti, il capostipite dei cantautori moderni. Il tutto, passando per capolavori immortali come “Se non avessi più te” (Bacalov, ’66), “Arrivederci” e “Il nostro concerto” (Bindi, ’60) – che viene riproposta in una doppia versione: moderna e classica – “Amore che vieni amore che vai” e “La canzone dell’amore perduto” (De André, ’65/66), “Io che non vivo” (Donaggio, ’65), “Io che amo solo te” (Endrigo, ’62), “Insieme a te non ci sto più” (Conte/Virano, ’68), “Non arrossire” (Gaber, ’61), “Vengo anch’io, no, tu no” (Jannacci, ’68), “Se telefonando” (Morricone, ’66), “Senza fine” e “Che cosa c’è” (Paoli, ’61/’63), “Vedrai vedrai” e “Lontano lontano” (Tenco, ’65/’66), solo per ricordare alcuni tra i trenta magnifici titoli di questa incredibile collezione.
“Sono – racconta lo stesso Baglioni – le canzoni che ascoltavo e amavo prima di cominciare a fare musica e anzi, se devo dire la verità, credo di aver iniziato a scrivere canzoni solo quando ho cominciato a superare l’invidia per questi autori e questi brani straordinari. Brani che esprimono una libertà creativa e compositiva altissima e una scrittura molto meno schematizzata di quella di oggi. Nei versi, nelle melodie, negli arrangiamenti si respira più arte, più cultura, più poesia, ma anche maggiore autenticità e spontaneità. E’ la vera colonna sonora di quei giorni e ci riporta a un’Italia ancora non furba, non cinica, forse più povera e più semplice, ma sicuramente più vera e più capace di stupore, sogno e speranza”.
“Gli anni ’60 – spiega il musicista romano – costituiscono la decade più forte per la canzone italiana. Brani corti, immediati, dotati di una carica straordinaria e di una forza impressiva senza confronto. Nessuno, né prima, né dopo, è riuscito a raggiungere vette così alte. Questi brani rappresentano l’ultima vera “canzone italiana” riconoscibile, prima del prepotente avvento del pop internazionale e della successiva omologazione a canoni espressivi e produttivi di matrice anglosassone. Brani giganti di autore – ma anche interpreti – giganti (penso a Mina, Morandi, Pavone, Caselli) che, come accade per tutti i grandi classici, non smetteranno mai di dire e dare quanto – ed è davvero tanto – hanno da dire e da dare”.
L’intero progetto è idealmente suddiviso in due grandi contenitori musicali. Nel primo album abita un’anima più propriamente pop, che vive degli arrangiamenti dello stesso Baglioni e di Paolo Gianolio (chitarrista, arrangiatore e produttore, il cui sodalizio artistico e professionale con Baglioni risale ai tempi di “Oltre”, 1990), delle sonorità di un gruppo straordinario e di un’orchestra leggera, che interpreta partiture ispirate alla musica moderna nei suoi più diversi stili e linguaggi.
Nel secondo, abita, invece, un’anima classica, con gli arrangiamenti realizzati da Gianfranco Lombardi e Luis Bacalov e gli strumenti e le sezioni della grande orchestra, con partiture pensate ed eseguite alla maniera sinfonica.
Sia l’anima pop che quella classico – sinfonica, però, danno a vita a musica “vera” e completamente “acustica”, eseguita, cioè, senza l’ausilio di sequenze, suoni sintetici o campionamenti, con il risultato di sonorità straordinariamente reali e vive.
Questo doppio cd, curato da Paolo Gianolio, vede – oltre a quelle di Luis Bacalov e Gianfranco Lombardi – la partecipazione di molte altre firme prestigiose, quali Luigi Lombardi e Massimo Zanotti, ben quatto diverse ensemble orchestrali (Orchestra Roma Sinfonietta, Orchestra dei Colori, Orchestra Digital Records e la Czech National Simphony Orchestra (Praga) e un supergruppo di musicisti – guidati dallo stesso Gianolio (alle chitarre), con una sezione ritmica di livello internazionale quale quella formata dalla coppia di Gavin Harrison (batteria), John Giblin (basso), il violino solista di Laura Marzadori e lo straordinario pianoforte di Danilo Rea (“Che cosa c’è”, “Arrivederci”, “Il mio mondo” e “Il nostro concerto). Tra gli altri musicisti, non si possono non ricordare Maurizio Pica e Massimo Aureli (chitarra classica), Massimo Zanotti (trombone), Andrea Tofanelli (tromba), Davide Ghidoni (tromba), Laura Marzadori (violino) e Gabriele Bolognesi (sassofoni e flauti).
Grazie alla cura della scelta dei brani, all’appassionato e appassionante lavoro di riscrittura musicale (tutti i brani, infatti, hanno avuto una rilettura e una riproposizione ritmico – armonica), “Quelli degli altri tutti qui” non si caratterizza come un’operazione nostalgia, ma come un “songbook” letteralmente unico, che punta a testimoniare la ricchezza espressiva di quella che è universalmente riconosciuta come l’epoca d’oro della canzone popolare d’autore italiana. Le trenta tracce che compongono questa collezione – infatti – non sono solamente alcuni tra i brani più amati dall’ascoltatore Claudio e più apprezzati dal compositore Baglioni (che li studia e – per la prima volta – li fa vivere attraverso la sua inconfondibile e straordinaria vocalità), ma sono pagine memorabili della creatività di alcuni tra i più grandi cantautori italiani: veri e propri classici della nostra musica. Classici che Baglioni ha scelto senza alcuna tentazione “aristocratica”. Al contrario: proprio per il desiderio di rendere omaggio a una musica intimamente e profondamente popolare, capace di elaborare – in un decennio davvero irripetibile – un numero impressionante di autentici capolavori. Intuizioni, allo stesso tempo, semplici e sublimi, raffinate e immediate, nelle quali la freschezza e l’incredibile cantabilità delle melodie diventano il veicolo ideale per il realismo, la profondità e i contenuti espressivi e poetici di testi che raggiungono vertici tutt’ora insuperati. Melodie e liriche che fissano standard di riferimento imprescindibili per chiunque intenda avvicinarsi – come musicista, critico o semplice ascoltatore – alla nostra canzone d’autore. L’arte “povera” della canzone dà qui il meglio di sè. Un’arte che non solo è ispirata ma, a sua volta, ispira un’Italia viva, pulsante, ingenua e sognatrice; un Paese in movimento, vibrante di crescita e riscatto. Quella di “Quelli degli altri tutti qui” è – per qualitàò delle selezioni, realizzazioni e interpretazioni – un’antologia rara della grande “letteratura” musicale popolare, frutto del genio di autori che, come antenne sensoriali, non solo hanno captato le onde emozionali, ma sono, addirittura, riusciti a prevedere e prefigurare gli stati d’animo di un’intera società. In questo senso, rileva lo stesso Baglioni, è possibile parlare di “una colonna sonora indovinata, divinata”. Un progetto, dunque, pensato e realizzato nella cifra dell’eccellenza, per rivivere e far rivivere nei suoi aspetti più ricchi di valore e senso i dieci anni più intensi ed emozionanti della nostra storia musicale. Accostarsi ai capitoli di questo incredibile songbook, ha richiesto al viaggiatore del tempo Baglioni grande umiltà nel confronto, grande rispetto nella ri-scrittura, grande passione nel farsi interprete della musica che lo aveva portato alla musica e grande coraggio nel cercare una via nuova e personale di rileggere pagine così conosciute, importanti e amate. Un solo rammarico è rimasto all’autore della canzone del secolo: quello di essere stato costretto ad un numero di titoli, per quanto significativo, inevitabilmente limitato. Rammarico che coglie qualsiasi ascoltatore, quando – dopo ben centoventidue minuti di musica indimenticabile – le note della versione sinfonica de “Il nostro concerto”, lentamente, lo abbandonano. E, mentre si accinge a premere, ancora una volta, il tasto “play”, si accorge che la mente vola ad una delle battute immortali del grande cinema:”Suonala ancora, Sam!”.

Trascrizione a cura di Sabrina Panfili in esclusiva per www.saltasullavita.com e www.doremifasol.org

redazione

La redazione di doremifasol.org e saltasullavita.com è composta da tanti amici ed appassionati della musica di Claudio Baglioni, coordinati dal fondatore e amministratore Tony Assante. Un grazie a loro per il lavoro e l'aiuto apportato a questo portale - Per scrivere alla redazione usare wop@doremifasol.org

Un Commento

  1. Bellisimi le canzoni e ancora la voce di Cludio e in grande forma.Fantastico gli arrangio degli brani e il grupo di musicisti.Scuzzi il mio povero italiano .Sono Alfredo , di Argentina.Aspettiamo il ritorno di Claudio a Buenos Aires.Auguri

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