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Articolo di Claudio Baglioni su Sette

Tra disprezzo e rispetto ecco a voi il luogo comune
Citazioni in note

Claudio Baglioni, cantautore romano, ha frmato alcuni tra gli evergreen più popolari della musica leggera italiana, ed è più volte citato da Umberto Broccoli nel suo libro.

Da Catullo a Battisti. Prima vince l’irritazione per ciò che «cresce rigoglioso nelle piantagioni della superfcialità», poi si rivaluta la perfezione di certe banalità. Con una postfazione cult-pop

di Claudio Baglioni

C’è una lontana eco shakesperiana nelle prima pagine di questo intrigante Luoghi comuni. Mi riferisco al modo nel quale Umberto Broccoli ci induce a disprezzare quegli stessi luoghi comuni che, più avanti, ci insegnerà a rispettare. E, forse, addirittura ad apprezzare. Prima, infatti, si alimenta la nostra “irritazione” (quel “malessere fisico diffuso”, che tutti ben conosciamo) per ciò che “cresce rigoglioso nelle piantagioni della supercialità”, poi ci fa (brillantemente) notare come il limite, spesso, non appartenga a certe considerazioni, ma alla nostra incapacità di coglierne davvero senso e valore. Ars retorica, quella di Broccoli, che richiama il procedere con il quale Antonio parla alla folla al funerale di Cesare, nel Giulio Cesare di Shakespeare. (…) Bè, confesso che leggendo le prime pagine di questo appassionante (e a tratti commovente) zibaldone e il modo sapiente con il quale l’autore – profondo conoscitore della cultura classica e, dunque, anche del ruolo tutt’altro che marginale dell’arte retorica – richiama, prima, tutte le (nobili) ragioni per le quali l’inconsistente banalità e l’asfissiante ovvietà dei luoghi comuni irritano le coscienze di noi uomini “colti” (che ci riteniamo abbondantemente al di sopra della linea di galleggiamento della superficialità) e le smonta, poi, a una a una, fino a dimostrare che prendersela con i luoghi comuni è, di fatto, a sua volta un luogo comune che – in quanto tale – ci allontana dalla verità.

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In questa opera – di demolizione, prima, e di ricostruzione, poi – ispirata da un’illuminata riflessione sul “senso comune” dell’immortale Seneca, Broccoli non è solo. Lo accompagnano pensieri e parole di un incredibile dream-team, nel quale militano alcune tra le anime più affascinanti (filosofi, poeti, scrittori, storici, artisti…) di sempre. Stelle che hanno costellato di speranza la notte dell’umanità, facendoci capire che gli uomini, a volte, sono davvero capaci di grandi meraviglie. Se possiamo dire che “l’uomo è andato sulla LUna”, allora possiamo anche dire che l’uomo ha saputo scrivere la Divina Commedia, disegnare la cupola di Santa Maria del Fiore o comporre il Requiem in re minore k626 di Mozart (solo per rendere l’idea: l’elenco, per fortuna, è molto, molto più lungo di così). (…).

Tappe lungo il cammino. “Perché” si chiede e ci chiede Broccoli “ci fermiamo al dito della forma invece di cercare, oltre quel dito, la luna di quelle che Seneca definisce le “convinzioni ben fondate”, i “principi fondamentali” che rendono perfetto il senso comune?”. Intendiamoci: quello di Broccoli non ha niente a che vedere con ciò che, con odiosa espressione, oggi si definerebbe uno “sdoganamento” dei luoghi comuni. Superficialità, banalità, ovvietà restano tali. E, in quanto, tali, la condanna rimane. Anche perché, oltre che umiliata e offesa, la verità è spesso negata da certa cultura da sala d’attesa. L’invito, semmai, è quello a cercare le verità che si nascondono dietro e talvolta dentro quelle formule delle quali, in quanto stereotipi senza tempo, istintivamente tendiamo a diffidare. (…) Dunque – se non c’è verità che non derivi dal dubbio – dubitiamo pure dei luoghi comuni e proviamo a usarli come tappe nel cammino verso le piccole, grandi verità delle quali avvertiamo sempre il richiamo. Ciò che questo Luoghi comuni in sostanza, ci chiede, è di “non lasciarsi irretire dal luogo comune” e di riflettere sul “come sia diffusa quella sapienza innata collettiva, diventata comportamento di molti se non di tutti”.
Ha ragione Broccoli: “Rileggendo le Storie del mondo, ci rendiamo conto di quanto quel mondo sia paese di tutti: luogo comune, appunto”. Ora, se, da un lato, è evidente che non possiamo rifiutare il mondo come qualsiasi altro luogo comune, dall’altro è inevitabile che il nostro condividere questa casa comune determini riflessioni e comportamenti le cui radici comuni hanno prodotto e producono frutti dal sapore molto simile. Quali siano buoni e quali no, spetta a noi verificarlo. Cosa che – rifiutando di assaggiarli – non scopriremmo mai. “Odio, amore, tradimento, felicità, amicizia, nostalgia” sottolinea, giustamente, Broccoli “sono luoghi di tutti, vissuti da tutti più o meno nella stessa maniera. Si odia, si ama, si tradisce, si è felici, si è amici, si ha nostalgia dandosi appuntamento (in) consapevole nel luogo comune…in una alternanza di situazioni differenti le une dalle altre solo in apparenza. In sostanza, luoghi comuni”.
Dunque più che il mondo in quanto “casa (e, dunque, luogo) comune” o l’esistenza in quanto “strada (altro luogo) comune”, credo sia la natura umana il “luogo comune” per eccellenza; l’unico davvero comune a tutti da sempre e per sempre. Ed è esattamente questa la ragione per la quale lo zibaldone di Broccoli (rispetto al quale, lo confesso, fatico a non essere di parte, in quanto citato più volte e addirittura accostato – indegnamente – ad anime immortali come Virgilio, Catullo e Holderlin!) avvince e convince, e spinge a sorseggiare queste pagine in un crescendo di partecipazione emotiva. Molto più e molto più velocemente di quanto no sembri a noi, travolti dalle rapide inarrestabili della quotidianità. Molte delle cose, per esempio, che hanno reso indimenticabili due adolescenze anagraficamente così vicine, come quella di Broccoli e la mia, oggi non esistono più. Ricordandole, è impossibile non provare nostalgia. Come si dice:”Tutto, in lontananza, diventa poesia”. E anche il luogo comune esistenza cambia, spesso radicalmente: basta sfogliare un qualunque libro di storia per rendersene conto.

Ciò che, invece, non è mai cambiato né mai cambierà è, appunto, il luogo comune “natura umana”: non solo ciò che siamo davvero, ma anche il nostro  modo di rapportarci sia con la “casa comune”, che con la “strada comune”. Ecco perché parole di migliaia o centinaia di anni fa suonano ancora così vive e attuali.
L’invito del prof. Credo sia questa una delle ragioni per le quali Calvino poteva dire che “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Il rischio è che questa condizione di “perenne attualità” le faccia sembrare “già sentite” e che questa (apparente) familiarità (frequentarsi non significa necessariamente conoscersi e non sempre conoscersi equivale a capirsi) faccia fermare il nostro sguardo al “dito” e ci impedisca di vedere la “luna”. Personalmente credo che, se c’è un dito che indica qualcosa, valga sempre la pena dare un’occhiata per capire bene cosa.
Il grande pregio di questi appunti appassionati e appassionanti – che la prosa accattivante e gli accostamenti originali (in qualche caso arditi!) di Broccoli rendono particolarmente frizzanti – è proprio quello di invitarci a riascoltare e ripensare a certe parole, per evitare che – distratti come siamo dal luogo delle apparenze – finiamo col non guardare e, soprattutto, non vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi da sempre: il luogo comune più abitato e sconosciuto di tutti, la natura umana. Invito accolto, professore.
Del resto si sa: non si scrivono più libri così!
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Descrizione libro:

Luoghi comuni: da Catullo a Battisti il gioco eterno delle passioni

Umberto Broccoli

Descrizione prodotto

Sinossi

“Non ci sono più le mezze stagioni.”

Questo è un classico luogo comune, di quelli che possiamo sentire al bar o in treno. E che ogni volta ci innervosiscono.

Ma i luoghi comuni che ci svela Umberto Broccoli in questo viaggio entusiasmante alla scoperta di tutte le sfumature delle passioni, dall’odio all’amore, attraverso la gelosia, la nostalgia, l’amicizia e mille altre, non sono irritanti banalità.

Sono invece la prova che i secoli passano, le civiltà sorgono e tramontano, la tecnologia si evolve vertiginosamente, ma la natura umana rimane nei millenni uguale a se stessa.

Per cui ci innamoriamo, tradiamo, invidiamo o rincorriamo le illusioni, oggi come nell’Antichità e nel Medioevo.

È così che Broccoli – grazie a una cultura a 360° gradi, dall’archeologia alla musica pop, e soprattutto a una sensibilità fuori dal comune (quella sì) – riesce a individuare un eterno fil rouge delle emozioni che va da Properzio a Guccini, da Umberto Saba a Hermann Hesse.

La maledizione di Didone, abbandonata da Enea, per voce di Virgilio (“questo infame soccomba prima del tempo e rimanga insepolto sopra la nuda e solitaria spiaggia”) ha la stessa disperazione dell’amante tradito raccontato da Baglioni in Quanto ti voglio: “Ti odio, perché non scompari? Perché non ti uccidi? E perché ti voglio tanto, io”.

Riguardo all’amicizia, invece, c’è un comune sentire in Ennio (“l’amico certo si riconosce nel momento incerto”) e in Cocciante (“Perché un amico se lo svegli di notte esce in pigiama e prende anche le botte”), come in Seneca e Flaiano.

Quant’è bello poi riscaldarsi al tepore della nostalgia, scavando nei ricordi di una giovinezza più o meno lontana, magari evocando come Gozzano le “buone cose di pessimo gusto” di casa della nonna…

La lettura di queste pagine è, insieme, un serio invito a riflettere su se stessi, una scorribanda luccicante fra classici e pop, entrambi immortali, e un dolcissimo farmaco dell’anima.

La quale si consola e gioisce rispecchiandosi nelle anime di ogni tempo e di ogni luogo.

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The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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