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Baglioni canta e io mi vergogno

Baglioni…di essere campana

Il Palamaggiò in ristrutturazione, i posti inagibili e il solito pressapochismo. Poteva diventare una tragedia

Aspettavo da settembre scorso la data del concerto di Claudio Baglioni. Ho conservato gelosamente il biglietto quando, agli inizi di ottobre, gli organizzatori hanno annunciato che, a causa di una laringo-faringite, le date previste al Palapartenope di Napoli erano state rimandate al 4 e 5 marzo al Palamaggiò di Caserta. E la data è arrivata.

Insieme a delle amiche sono partita da casa con più di due ore di anticipo, così da accaparrarci dei buoni posti: i 40 euro spesi per il biglietto ci davano diritto a un posto non numerato sulle gradinate, dalle quali comunque la vista è ottima.

Tempo inclemente, e ci siamo ritrovate davanti le prime difficoltà: una fila interminabile di gente che, ancora più previdente di noi, stava lì dal pomeriggio.

Con me c’era anche Maria Pia, reduce dall’ultimo intervento: arrivate ai cancelli, la vigilanza privata, molto cortesemente, ci ha fatto entrare da un ingresso laterale per evitare possibili spintoni. Fin qui, tutto regolare. Una volta dentro, però, ci siamo ritrovate in quattro in un girone dell’inferno di Dante.

Un quarto dei posti del palazzetto erano inagibili per lavori di ristrutturazione, o inutilizzabili per le copiose infiltrazioni di pioggia. Peccato che gli organizzatori avessero trascurato il particolare, vendendo comunque i biglietti per un numero decisamente superiore ai posti disponibili.

Grazie al largo anticipo siamo riuscite a trovare quattro posti asciutti e decorosi e ci siamo sistemate in attesa. Dieci minuti prima delle 21.00, ora prevista per l’inizio del concerto, al Palamaggiò succede l’impossibile: gente in piedi sulle balconate, seduta sulle scale ad impedire ogni possibile spostamento, qualcuno pure seduto sotto l’acqua che gocciolava dal soffitto pur di non perdersi il concerto.

A quel punto, decido di protestare: fra gli improperi di quanti si erano comodamente sistemati sulle scale, sprezzanti di ogni più elementare norma di sicurezza (se ci fosse stata un’emergenza sarebbe successa una catastrofe) riesco a scendere, e chiedo di parlare con i responsabili dell’organizzazione.

Io speriamo che me la cavo: il responsabile “ten’ che fà”, i vigili del fuoco – ne ho incontrati giusto due o tre – non sanno da dove iniziare, né dove far spostare le persone, gli addetti alla security privata del servizio d’ordine mi rispondono che “il nostro compito è solo controllare la validità del biglietto”.

Chiamo il 112 e mi rispondono che faranno intervenire la pattuglia già sul posto, ma, su mia insistenza, i carabinieri in divisa all’ingresso rispondono che loro non possono farci nulla, gli agenti della Guardia di finanza che “non è compito loro”, i poliziotti che “dovrei parlare con gli organizzatori”. E ricomincio il giro, fino a quando un tizio con un distintivo metallico non bene identificato mi chiede i documenti perché IO “sto creando disordine”, che “come ho pagato io hanno pagato pure quelli in piedi o seduti sulle scale” e che se avessi continuato a protestare sarebbe stato costretto a farmi allontanare.

A quel punto Claudio aveva iniziato a cantare da un po’, così sono tornata zitta zitta al mio posticino fra le proteste di quanti hanno dovuto spostarsi nuovamente per farmi salire.

Mi sono vergognata, ancora una volta, di essere campana: credo che solo da noi si possa pensare di utilizzare una struttura con dei lavori in corso per un evento del genere, vendendo posti a sedere che non ci sono e mettendo a repentaglio quanti decidono, e neanche tanto a buon prezzo, di seguire il loro beniamino in concerto.

Baglioni, a 63 anni, ha retto il palcoscenico per tre ore ininterrotte, facendo come al solito cantare tre generazioni di spettatori presenti: non so se qualcuno lo abbia messo a conoscenza della disorganizzazione e del pressapochismo degli organizzatori casertani, ma sicuramente, se ieri sera ci fosse stata un’emergenza, con tutte le persone “accoccolate ad ascoltare”, una serata di festa si sarebbe trasformata in tragedia.

Fonte articolo

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

6 Commenti

  1. Non sei tu che ti devi vergognare!Purtroppo cose simili sono sucesse anche a GenovaA causa di organizzatori incapaci,magari alcuni posti sono stati venduti due volte,solo la pazienza di Claudio e il suo modo di fare da vero signore ha convinto il pubblico ad accettare la situazione permettendo così lo svolgimento del concerto.Questo nostra Bella Italia è governata e amministrata da gente che sono furfanti , tutti si sentano chiamati in causa , certo ci sono anche gente onesta che fa il suo dovere di cittadino,ma fino a quando si gira la faccia dall’altra parte siamo tutti un pò colpevoli.Tu ci hai provato non arrenderti,ti ripeto chi si deve vergognare non sei tu ,ma chi era consapevole della situazione e ha chiuso occhi,orecchie e bocche.Meglio un concerto annullato che la vita di alcune persone a rischio.Un in bocca a lupo per tutto Mary-Maria Ps:sono anch’io campana !

  2. Buondì, allora credetemi se chi ha il compito di valutare se un luogo è idoneo ad ospitare un concerto, in Italia dal nord al sud il 95% (e sono stato largo) dei palazzetti, luoghi vari sono sicuramente inadatti a mettere in scena un concerto live nella piena sicurezza di tutti i partecipanti. Quindi non faccio fatica a credere nel triste episodio raccontato. Però come al solito all’italiana maniera, tutti addosso alle istituzioni. Senza contare che le stesse istituzioni ad esempio, se quella sera non davano l’autorizzazione a proseguire lo spettacolo o iniziare probabilmente si facevano carico di una situazione rispetto all’ordine pubblico, poi dal punto di vista legale davvero complicato e che non sai bene come può degenerare. secondo le istituzione che poi hanno un nome, un cognome ed un ruolo ben preciso, spesso devono a loro volta sottostare a delle regole mai scritte, ma pesanti come macigni e più grandi di loro.

  3. ragazzi non è la Sardegna o la Campania è l’ITALIA il problema io sono di Roma e le cose anche qui girano nel verso sbagliato!!!!!!!!
    Quello che ti è successo è una vergogna le istituzioni che invece di aiutarti ti sfanculano!!!!!!!!!
    Ma non esiste!!!!!!!!!!!
    Le persone che si sono stranite per il fatto che ti stavi alzando e li stavi scomodando sarebbero dovute venire con te invece di incazzarsi!!!!!!
    Ma che vogliamo farci del resto questo è quello che ci meritiamo per il menefreghismo che mettiamo in tutto e per i contentini che accettiamo dalle istituzioni!!!!!
    Comunque spero che almeno il concerto del nostro grande MAGO sia andato bene!!!!!

  4. Pensa quando è venuto a cagliari aveva a disposizione mezzo palco per cantare e senza scenografia per l’agitazione dei lavoratori del teatro…la città non poteva offrire un posto migliore perché non esiste….infatti non vuol venire più nessuno a cantare in citta’…un pasticcio di organizzazione abbiamo in Sardegna. ..altroche’…

    1. Cara signora in quel caso il concerto doveva essere annullato, sicuramente tale decisione avrebbe portato seri problemi per l’ordine pubblico e quindi per l’incolumità delle persone presenti, poichè tante persone (lei compresa) non l’avrebbero presa bene, pertanto il problema non era di Caserta, ma degli organizzatori (che non sono di Caserta) che per mero lucro hanno venduto più biglietti, o meglio, visto che trattavasi di un concerto rinviato, hanno dovuto far fronte a biglietti già venduti.

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