StampaStasera a casa di Luca

Cantare a tutta gola e a tutto cuore

Milano, 20 gennaio 2024

Sono appassionato di Claudio dal novembre 2007, da quando un mio carissimo amico dell’epoca mi fece ascoltare Amore bello, che restituiva perfettamente una situazione di pseudo-addio sentimentale che stavo vivendo. Dovevo compiere vent’anni un mese dopo, e Baglioni era già fuori tempo massimo per i ragazzi della mia età, che si spaccavano di Gabry Ponte, Mika, Rihanna e, al massimo, Tiziano Ferro o i Luna Pop. In realtà la passione vera arrivò a febbraio 2008, con l’ascolto di Noi no, Bolero e Le vie dei colori: un fulmine a ciel sereno per uno studente universitario di lettere, che dedicava le sue giornate a scovare i messaggi nascosti delle parole e le loro infinite possibilità combinatorie.

Il primo concerto di Claudio, però, l’ho visto soltanto nel settembre 2009. Nel 2008 era impegnato in un tour fuori Italia, mentre a cavallo tra il 2008 e il 2009 aveva iniziato il recupero dei materiali di Questo piccolo grande amore con il progetto Q.P.G.A., il primo (quasi) inedito che avevo la possibilità di seguire passo dopo passo; io, appassionato di De André, che non avrei mai potuto godere della gioia di un suo nuovo disco. È anche per questo sono legato al progetto Q.P.G.A. aldilà della sua qualità e della sua riuscita. Saltai l’anteprima A prima vista, un po’ perché era a Milano, ed all’epoca – nonostante l’età – avevo una sorta di tabù per il capoluogo lombardo, nonostante sia collocato a venti minuti di auto da dove abito, un po’ perché io quel disco del ’72 non lo conoscevo bene. Diversa fu, invece, l’attesa per il concerto del 2009, il primo.

Lo aspettavo dall’inizio del tour: grazie a Doremifasol, a Facebook e a YouTube, avevo seguito tutte le date del tour, emozionandomi per ogni mezza nota inedita che veniva eseguita in qualche sera; fantasticando sulle scalette, e facendomi brillare gli occhi ad ogni spostamento di Claudio sul palco, che avevo ovviamente imparato a memoria. Conoscevo ogni millimetro di quel palco e ogni minimo passo di quello spettacolo: ora dovevo solo farne esperienza dal vivo. La scelta della location di Vigevano faceva al fatto mio: sì, era più lontano di Milano, in km e in tempo, eppure la sentivo più mia, perché la frequentavo con il centro estivo per la piscina.

Per il primo concerto scelsi, ovviamente, la platea. Quando dovevo comprare il biglietto avevo un febbrone molto alto, e mandai mia mamma nel negozio: “Mamma, prendi il primo biglietto più vicino che trovi”. Rimaneva l’ottava fila. Mia mamma comprò due biglietti, anche se non sapevo con chi andare. Alla fine andai con Don Michele, sacerdote della mia parrocchia, ma la serata fu rimandata di due giorni, per cui ci tornai con mio papà. Io davanti, e lui – ovviamente – più indietro. Il momento più atteso era quello di E tu, perché scattava la corsa sotto il palco. Ovviamente, scattai per primo, e finii sotto il palco. Lottando, sono poi riuscito a stringere la mano di Claudio: ricordo l’emozione come se fosse ieri. Tornando a casa, ho scritto a mezza rubrica del telefono che “avevo stretto la mano a Claudio”.

Da quella serata a quella di ieri sera, 20 gennaio 2024, sono passati 14 anni e 5 mesi circa. In questo periodo, non sono più andato in platea, né sotto il palco, per tante ragioni – tra cui quella economica: quando diventi più adulto e devi pensare alle tue spese, la musica cambia, e i conti da fare sono diversi. Mi sono poi abituato a questa dimensione, godendomi gli spettacoli in modo diverso. 17, per la precisione, i concerti che ho visto nel mezzo, e almeno tre mi sono saltati per ragioni di salute o problemi personali. Nel mezzo, però, ho avuto l’occasione di incontrare Claudio diverse volte, alcune anche abbastanza privatamente, e di scambiarci qualche parola – persino su quello che ho scritto su di lui – e di darci a vicenda qualche pacca sulla spalla.

Non ero convinto del giro di concerti aTUTTOCUORE, non tanto perché non mi piace la dimensione del palazzetto – io che per altro vi avevo visto soltanto Con voi (Tour e Retour), Capitani coraggiosi e Al centro –, ma perché – dai video – mi sembrava una sorta di minestra riscaldata delle due tournée precedenti con Peparini, di cui avevo apprezzato in particolare Al centro per la precisione e l’equilibrio compositivo, ma non Dodici note Tutti su. Eppure, non potevo perdermela: in fondo, sapevo che lo scorrere del tempo implacabile avrebbe consacrato questo giro di concerti come uno degli ultimi, almeno di questa tipologia e/o dimensione.

Così, acquisto i biglietti per il Foro Italico a settembre, per poter tornare a Roma dopo più di quattro anni, ma poi, grazie a due buoni che mi sono stati regalati per il matrimonio da colleghi ed ex allievi, decido – anzi, decidiamo – di prenderci anche Milano, e di farlo in platea, nella prima fila disponibile il giorno in cui abbiamo deciso di acquistare i biglietti.

Poi, succede l’imprevedibile: settembre e Roma saltano per una mia influenza, che mi ritorna quasi identica anche a inizio gennaio 2024, mettendo a serio rischio la data di Milano, io che avevo detto “A Milano ci vado a tutti i costi, anche con 40 di febbre”. In questi giorni, contornati da alcuni pensieri personali non proprio rosei, mi sono però detto: “Mah, ma in fondo non mi perdo niente. Potrei anche saltarlo, sto giro”.

Ma, nel pomeriggio, ecco l’annuncio, la doccia fredda: Claudio si ritira. In un attimo tutto si ribalta (e la condizione influenzale migliora). Senza che me ne accorgessi, e mi sono ritrovato, come 14 anni e mezzo prima, sotto il palco, a cantare a squarciagola con Claudio proprio E tu, posizionata in una zona della scaletta direi “inedita”, anche se non avevo molta voce. Rispetto ai 14 anni prima, però, molte cose sono cambiate. Questa volta non solo da solo: ho con me Arianna, che – sino a ieri – aveva visto 8 concerti di Claudio con me, e che nel mezzo è diventata mia moglie proprio sotto le note e sotto il segno di Baglioni; non solo: ho con me una copia di Frugando parole, il libro che ho scritto sulla lingua delle canzoni di Claudio, la cui lavorazione mi ha accompagnato dal 2016 al 2023, che dovevo donare alla mamma di un mio vecchio allievo. Con il libro scatto foto, sorrido a persone che mi conoscono e che io non conosco, e addirittura ne preparo alcune copie da autografare con dedica a chi me l’ha chiesto.

Arianna e questo libro sono soltanto due delle tante cose belle che mi sono capitate nel mezzo tra questi due concerti (tantissime – non si contano – le “cose che mi hanno fatto stare bene”, e che mi hanno cambiato). E così, niente, succede che questo concerto-copia minestrone riscaldato (che poi così tanto copia, in realtà, non lo è), confusionario e barocchissimo in realtà diventi il Concerto con la C maiuscola, forse addirittura il più bello di sempre. Privo delle emozioni di quella prima da ventunenne che, per la prima volta, vede da vicino il suo idolo un po’ da fanatico, ma ricco delle emozioni di un trentaseienne che ha vissuto una vita ricchissima e bellissima, e che nel frattempo – nei confronti dell’uomo che è sul palco – non ha solo una sorta di devozione dogmatica, ma un profondo senso di gratitudine e di stima. E lui – chissà se lo sa – mi saluta con una performance incredibile, forse la migliore che io abbia mai sentito in questi anni (che poi, conta realmente che lo sia?). Un Concerto speciale, per me e per lui. Sarà la suggestione, ma i sorrisi emozionati che gli ho visto in faccia non posso non associarli alla conferenza stampa del pomeriggio. Chissà cosa gli passava in testa – mi sono chiesto; chissà che film mentali vedeva mentre cantava per la milionesima volta Sabato pomeriggio, Amore bello o Acqua dalla luna. Eppure, mi sembra che – più che mai – abbia cantato come se fosse la prima volta. O forse, come se fosse l’ultima.

Devo portarmi qualcosa a casa da questo concerto. Non una maglietta, anche perché non saprei dove metterla e cosa farmene, e poi perché non voglio rischiare il divorzio a sette mesi dal matrimonio. Nella speding review del “compro le cose utili” è un po’ difficile trovare spazio per un souvenir di un concerto, ma qualcosa dovevo avere: qualcosa che fosse lì, fisicamente, che rimandasse – grazie alla sua presenza – a questa serata e a questo momento, della mia vita e della vita di Claudio. Della mia vita, in cui raccolgo una serie di obiettivi raggiunti faticosamente, e della vita di Claudio, che di obiettivi ne ha raggiunti molti di più, e che fa fatica a smettere, tanto che se lo deve dire con tre anni di anticipo. D’altronde, c’è un po’ di Baglioni in me, come mi fa notare sempre mia moglie: dal superomismo al perfezionismo, dall’apparente snobismo all’estremismo, e altro ancora.

Compro un magnete: costa poco, e poi lo posso appendere sulla parete di destra del frigo, così – ogni volta che passo dal corridoio, sbirciando l’occhio – lo posso vedere tutti i giorni, e sono sicuro che mi darà un link emotivo per affrontare la giornata e qualunque altro momento della vita. Non che fosse necessario: chi se lo scorda, un concerto così. Ma le cose materiali servono a questo: a farci scattare un ricordo e un’emozione. Un po’ come le canzoni, d’altronde.

Poteva sopraggiungere la malinconia, ieri: è un periodo per me pieno di pensieri, un po’ inspiegabilmente. Forse una crisi di mezza età in anticipo? Forse che ho ascoltato troppo Baglioni? Questo non lo so. Però, sta di fatto che la malinconia poteva arrivare, e prendere il sopravvento. E invece, ecco che interviene lui, Claudio. Ce l’ha detto tante volte, ce lo ridice, e anche in quest’occasione è come se lo dicesse per la prima volta: la vita è adesso, e va vissuta a tutto cuore, in ogni momento, perché per morire ci basterà un tramonto.

Così farò, Claudio. Aiutami – anzi, aiutaci – a non perdere di vista questo obiettivo così pretenzioso. Così, la tua musica non se ne andrà mai da noi, e non te ne andrai neanche tu, da noi, da me. Perché anche io, in fondo, quella vita l’ho avuta già.

Grazie, Claudio, ancora una volta.

Luca Bertoloni

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Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

Un Commento

  1. Carissimo Claudio, ci ho pensato un po’ prima di scriverti ma dovevo elaborare nella mia mente questa triste notizia che ci hai dato, dei tuoi ultimi 1000 giorni di te e di noi (adesso siamo a 997)

    Sono 55 anni che ti seguo e lo farò sempre, che ascolto le tue canzoni tutti i giorni, la mia casa è colma di te, calendari, tazze, portachiavi, foulard, libri, la mia foto fatta con te a San Gimignano ed ovviamente tutti i tuoi CD, vinili e le cassette di quando ero una ragazza…..capisco che tu sia un po’ stanco di tutti questi tour a giro per l’Italia e come dici tu è meglio ritirarsi quando siamo all’apice…..lo capisco davvero, ma il mio cuore piange lo stesso

    Mio marito ha sempre saputo che il mio cuore era diviso in due, una parte per lui e una parte per te ….purtroppo lui mi ha lasciato lo scorso 4 novembre, dopo mesi di sofferenza e dopo 45 anni che stavamo insieme ed è una grande tristezza che ancora non riesco ad elaborare
    Per questo ti chiedo: “Non andar via…”, non mi lasciare anche tu. Pensaci….pensaci bene ❤️❤️

    Ti faccio una proposta…..a noi fans non importa che tu faccia ancora i mega concerti, nei teatri, all’aperto, negli stadi. A noi piacerebbe anche una cosa più intima, magari sentire qualche tua canzone che non canti mai nei concerti, canzoni anche più semplici dove tu non devi sforzare troppo la voce, alternando il tutto con i tuoi pensieri, i tuoi aneddoti ed avere un contatto più con noi, insomma una cosa molto semplice ❤️❤️❤️
    Io starei ore ad ascoltarti parlare, sentire la tua calda voce e capire cosa pensi della vita in generale, di quello che succede nel mondo, di quando eri bambino e tante altre cose ancora.

    Pensaci Claudio, pensaci bene….non andare via, non mi lasciare anche te e ricordati che grazie a te abbiamo creato dei gruppi, il mio Baglioniani di Toscana e tanti altri, mi hai dato la possibilità di conoscere tante persone meravigliose e ci hai fatto ringiovanire di 20 anni e per questo non ti ringrazierò mai abbastanza

    Comunque la decisione ovviamente spetta sempre a te, io ti auguro tutto il bene di questo mondo, ti auguro tanta salute e felicità e ricordati che io e tantissime altre persone, ti vogliamo un bene dell’anima e questo per sempre ❤️❤️❤️❤️❤️

    A presto Claudio, ci vedremo a Firenze e poi a Roma x l’ultima data di questo tour e poi ……chissà! ❤️
    La vita è adesso…il sogno è sempre
    Buon viaggio della vita da una tua fan scatenata…. Simona ❤️

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