In evidenzaStampaStasera a casa di Luca

Quale Claudio Baglioni vogliamo oggi?

Dopo Al Centro, siamo tornati in viaggio e in fermento con due grandi eventi: Dodici Note e Gli anni più belli. Vorrei soffermarmi, in questo momento e in questa sede, non sui due eventi di per sé, ma sugli effetti che questi eventi hanno avuto sui fan; in particolare, vorrei farlo proprio oggi, poiché poco meno di 100 ore fa Gabriele Muccino ha spoilerato (con o senza consenso, vista la rimozione del post) 16 secondi del brano che lancerà il suo film.

Gli anni passano (non solo quelli più belli, ma anche quelli brutti), ma i Baglioniani restano sempre uguali: ognuno vuole il proprio Baglioni su misura. Sembra essere una malattia, sia inguaribile che incurabile, che, ad ogni volta che viene annunciato qualcosa di nuovo, si ripresenta con gli stessi sintomi. Certo, questa malattia ha un amplificatore ben preciso: i Social (e, nello specifico, Facebook). Per anni abbiamo creduto che internet (e i Social) volessero dire “democrazia”: tutti infatti sui Social hanno (almeno apparentemente) le stesse possibilità di esprimersi, di dire la propria, di far valere le proprie opinioni, ecc… Ma questa democrazia, in realtà, si è dimostrata essere nel tempo una nuova forma di ignoranza, perché, la maggior parte delle volte, è una democrazia non pensata e non ragionata. Infatti in tantissimi sul web scrivono di getto, senza ragionare (escludendo chi lo fa di mestiere), quasi come se si sentissero protagonisti di un modo che prima non li considerava, ma che ora, grazie ai Social, li fai diventare tutto d’un tratto protagonisti. È un po’ come se, provando a immaginare, un bar di quartiere o di paese di 40 o 50 anni fa si trovasse improvvisamente a diventare un bar di una grande città: il suo clima all’interno potrebbe anche rimanere uguale, ma l’impatto con il mondo esterno sarebbe naturalmente diverso. Così avviene per i Social e per le opinioni ivi espresse.

Certo, i Social sono solo amplificatori, ma il problema vero restano loro: i baglioniani. Lungi da me accusare una categoria di cui anche io faccio parte fieramente e con grande gioia, ma credo fermamente che sia molto diffusa nei baglioniani questa “malattia”. Certo, ha delle ragioni storiche, su cui ora vorrei cercare di riflettere, prima di passare al contemporaneo.

Claudio ha scritto la storia della musica italiana, e l’ha fatto con dischi che sono entrati come capolavori nell’immaginario collettivo: Questo piccolo grande amore, La vita è adesso, Strada facendo e Oltre su tutti. Immaginario collettivo non uniforme, anzi, decisamente pluriforme: chi ama il Claudio d’amore, chi quello più progressive, chi l’autore delle parole e chi l’autore delle musiche, chi l’interprete e la voce, chi lo odia perché ama i cantautori di sinistra, chi lo odia proprio perché ama i cantautori di sinistra, e via con altre mille possibilità. Fatto sta che quegli album sono lì, impressi nell’immaginario collettivo italiano. Ancora di più, questi album sono impressi nella mente dei fan: sono lì, scolpiti come pietre, incisi su una lapide.

Eppure, nonostante questo, ai fan spesso non riesce un pensiero piuttosto elementare: quegli album sono così proprio perché provengono da quel contesto, un contesto oggi irripetibile, non tanto perché Claudio ha cambiato compagna o perché ha cambiato stile di vita, ma perché tutti cambiano, anzi, tutti cambiamo. L’ho detto, e lo ripeto: ce l’ha insegnato lui che «le cose cambiano per vivere / e vivono per cambiare». Noi non siamo gli stessi di vent’anni fa, e se guardassimo a qualche nostro scritto, difficilmente ritroveremmo noi stessi. L’arte cambia e muta perché cambia l’artista che la produce: soltanto la produzione in serie razionale non cambia, o meglio, cambia a seconda delle esigenze del mercato, e non a seconda di quello che l’artista vuol fare o meno. E, ogni volta che togliamo qualcosa (anche di artistico) dal suo contesto, non possiamo evitare di alterarlo: pensiamo banalmente alle moderne esposizioni museali, nelle quali troviamo opere non nate per questi contesti. E, sempre non a caso, ultimamente la museologia ha messo in evidenza la necessità di ricreare contesti più vicini agli originali, per poter fruire al meglio dell’opera avvicinandola il più possibile al suo contesto originale di nascita.

Nel caso di Claudio, sono abbastanza sicuro che egli sia sì interessato alle esigenze di mercato (d’altronde, questo è il suo mestiere, e la musica fa parte della più ampia industria culturale), ma senza far venir mai meno un suo percorso interno e interiore di sviluppo artistico (di cui per altro ho parlato più volte, e cui hanno parlato in molti in tantissime altre occasioni). Per cui, che ci piaccia o meno, il percorso artistico di Claudio ha preso altre strade dopo quegli album.

Quegli album sono lì, e sono inimitabili e irraggiungibili, perché quella persona che li ha scritti è cambiata: anche il Leopardi della Ginestra non è quello del Sabato del Villaggio, così come il De André di Anime salve non è il De André di Carlo Martello. Certo, molti utilizzano quei dischi come discriminante del “bello”: quei dischi erano belli, mentre invece Con voi è un disco brutto (e Sono io e Q.P.G.A. sono pure loro bruttini). Opinioni personali, su cui ovviamente si può concordare, anche se nel caso dell’arte il bello e il brutto non sono soggettivi, ma argomentabili: il gusto del gelato (cioccolato o menta?) è puramente soggettivo e poco argomentabile, la bellezza artistica un po’ meno. O, comunque, la bellezza artistica corrisponde di volta in volta a canoni che cambiano ancora una volta a seconda del contesto (e dei tempi).

Il percorso artistico di Claudio è mutato: per alcuni è peggiorato, per altri è migliorato, per altri ancora è rimasto coerente con sé stesso. Io appartengo a quest’ultima categoria: sostengo fermamente l’artisticità della produzione di Claudio, e penso fermamente che essa si sia strutturata in fasi ben distinte, che si accompagnano a diversi momenti della vita dell’artista. Momenti distinguibili e isolabili, ma inseriti in un continuum in cui costanti sia stilistiche che tematiche, sia musicali che di parole, si ripetono e formano un’unica tessitura che è la sua opera, di cui sono sicuro che farà parte anche il prodotto che (pare, questa volta, ufficialmente), ascolteremo nei primi mesi del 2020.

Questo è un discorso così difficile da accettare? Dobbiamo per forza barricarci in un Claudio preciso che vorremmo oggi tutto per noi, senza accettare chi e ciò che Claudio è? Mi è venuto da sorridere nel leggere tantissimi commenti sui nuovi prodotti: “Volevo un concerto rock, e non un concerto sinfonico: elettronico sarebbe stato molto meglio”; “Aveva detto che faceva un concept album, se non lo è non sarà così bello il disco”; “Aveva detto che assomigliava ad Oltre, ma questi 15 secondi assomigliano a Con Voi, che delusione!”; “È tornato il poeta di Oltre!!!”. No, io trovo abbastanza assurdo tutto questo (posto che, dopo un articolo su un giornale e dopo 15 secondi di brano, ogni conclusione mi parrebbe ben più che azzardata). Trovo molto più sensato cercare di capire quello che è stato il percorso artistico di Baglioni negli ultimi anni, e, per ora, a pelle, mi sembra tutto molto coerente con esso (ma di questo vi dirò nel dettaglio nei prossimi articoli).

[Nuovi impegni e un nuovo ritmo di vita mi hanno impedito di scrivere ogni settimana, come ho fatto per quasi due anni, ma non mi sono affatto dimenticato di Doremifasol, e spero anzi di tornare a breve attivo più che mai!]

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

13 Commenti

  1. Indubbiamente nel percorso di un cantante, è normale che la migliore produzione sia legata all’età anagrafica più giovane della persona. Poi, è vero che per affetto si cerchi di giustificare magari il calo di qualità nei progetti presentati. Ma se ci fate caso nessun cantante sfugge a questa legge. E’ fisiologico. Perchè dopo 50 anni per forza di cose, la vena creativa, l’entusiasmo, la potenza vocale, sono tutti fattori che perdono di intensità e di valore. Per il mio modestissimo parere, il Baglioni che aveva il sacrosanto diritto di finire nell’olimpo della musica italiana è quello fino ad “Io sono qui”, compreso. Poi, non dico che successivamente sia tutto da buttare, ma nulla è all’altezza di ciò che ha fatto prima. Io non ho grandi aspettative per questo album. Magari mi sorprenderà e comunque, anche se non dovrà essere un capolavoro non gliene farò una colpa, perchè tutto ciò che mi ha regalato in quegli anni meravigliosi, rimarranno per sempre dentro di me.

  2. Comunque… Al di la delle opinioni personali, Baglioni stessa in al centro su 33 canzoni solo 3 sono dal 2004. Quindi 50 anni di carriera ma degli ultimi 15 lui stesso ha salvato 3 canzoni… Due di queste sono i singoli degli ultimi 2 album di inediti…. In 15 anni..

  3. sono d’accordo con te luca io credo che ogni album rispecchi l’artista nel momento in cui è uscito cert negli anni novanta la musica di claudio è stata più complessa però noi che l’ho seguiamo capiamo perfettamente quello che vuole dire ho ascoltato gli anni più belli e mi sembra simile a una canzone dell’album con voi ma io credo che ogni album sia frutto di un’evoluzione di claudio che vuole raccontare ciò che l’ho rappresenta in quel momento aspettiamo l’uscita per analizzarlo meglio nel frattempo grazie a tutti gli amici di saltasullavita e doremifasol per tenerci sempre aggiornati a presto.

    1. Non sono d’accordo… Il discorso è più complicato… D’accordo che cambia lui, il contesto e noi che ascoltiamo, ma è dal 2004 che ascoltiamo album che sembrano essere fatti, nella musica e nei testi da “avanzi” precedenti. Artisticamente ha smesso del tutto o non più riuscito in quella ricerca musicale degli anni precedenti e si è esibito in una auto celebrazione in tutte le salse. Con voi doveva essere un progetto faraonico ed invece…. Degli ultimi 15 anni si salva poco, e il fatto che questo album non è più un concept, dimostra che ce qualche problema…

    2. Baglioni è da venti anni che continua a deludermi musicalmente, per cui non ho più la curiosita’di ascoltare un suo nuovo disco. I discorsi riguardanti i cambiamenti dell’artista nel tempo hanno una valenza relativa : gli ultimi dischi di Claudio li ho comprati per poi riporli nel dimenticatoio dopo un mese, perché mi annoiavano. A differenza dei precedenti che ancora ascolto.

      1. Ma potrebbe anche essere che la canzone sia stata composta tenendo conto delle esigenze cinematografiche e che l’album invece segua strade musicali diverse. Occorre aspettare.

  4. Ciao Luca, mi trovo in totale accordo con il tuo pensiero e ti rispondo in maniera molto semplice: il Claudio di oggi… il poeta che fa musica da una vita, cambiando continuamente (non dimentichiamo che ogni album è diverso degli altri, sia dal punto di vista dei contenuti che come sonorità), come cambiano i tempi, le mode e le persone, ma senza stravolgere la sua essenza… quello che sa ancora incantare ed emozionare e che senz’altro avrà ancora tanto, di nuovo e di bello da raccontarci… e che, sono sicura, non mi deluderà…

  5. Ciao Luca. Concordo pienamente con ciò che dici. Io personalmente adoro Claudio perché è…… semplicemente Claudio!!! Mi piace quello scrive e come lo scrive, al di là dei grandi album a me piacciono anche le ultime canzoni…. Dieci Dita…..Noi due là….Isole del Sud, è chiaro che non può essere lo stesso Claudio di E tu…… tutti noi cambiamo con il passare degli anni. Credo che ogni sua canzone esprima una emozione diversa. Claudio è…..Claudio!

  6. Premessa che bisogna rispettare l’artista e la sua evoluzione. Che poi gli ultimi album non abbiamo avuto il successo di Oltre.. pazienza ma negli ultimi 20 anni ha sfornato dei dischi che adoro e che anzi dovrebbe sfruttare di più nei live come Un mondo a forma di te, Isole del sud, Gli anni della gioventù e Tutto in un abbraccio. Anche se vocalmente non è come prima ma io lo stimo profondamente perché comunque non è il mio ma il NOSTRO CLA!

    1. Finalmente!!!! Pensavo ormai di essere la sola a pensarla così… Sembra che tutti vogliano qualcosa da Claudio e non per Claudio.. Lui è semplicemente Lui.. attraversato dalla vita che ci ha parlato attraverso la Sua di vita in continuo mutare.. Grazie

    2. E’ verissimo quello che dici. Se mettessimo insieme in una ipotetica scaletta tutte le belle canzoni che da anni Claudio non propone più dal vivo, avremmo un concerto della durata di 10 ore!!!!!!!!!!!!!
      Cinque titoli a mo’ d’esempio: Fammi andar via; Tamburi lontani; A Cla’; Ancora la pioggia cadrà; Arrivederci o addio.

  7. Grazie Luca,hai centrato in pieno la questione,peccato sottovalutare,certe canzoni,ognuna ha una sua ragione d’esistere.

    1. Bisognerebbe essere fans e non fanatici.
      Il Claudio che abbiamo ascoltato dal 1978 al 1995 scriveva le canzoni con ispirazione, come in un libero flusso di coscienza.
      Il Claudio degli ultimi anni scrive più con la tecnica e le conoscenze musicali acquisite.
      E si sente.
      Eccome se si sente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio