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Claudio Baglioni, e sballarsi di poesia

Mentre esce il nuovo singolo e si prepara una stagione di concerti, decido di scrivere a Claudio.
Da fan e ammiratrice. Per ringraziarlo di essere riuscito, in tante canzoni struggenti, a celebrare il desiderio e il rimpianto, il sogno e la speranza

di Giovanna Sica per Confidenze dell’11 Febbraio 2020

“Quattrocchi e mezzo naso”, non avresti voluto essere il primo della classe, lo proclami in QUANTE VOLTE. Ma sei sempre stato il primo, dalle elementari in poi.

Ai tempi delle feste in casa venivi un po sbeffeggiato, non eri figo, allora.
Però vedevi cose che gli altri non vedevano e le sapevi mettere in musica e parole.
Il primo album non andò bene, fu ritirato dal mercato, era il 1970.
Ma la musica cambiò già l’anno dopo, e quello dopo ancora fu la volta di Questo piccolo grande amore.
Nel 1974 con E tu vincevi il Festivalbar e ti piazzavi al primo posto delle classifiche.

“E adesso non ci sei che tu
soltanto tu e sempre tu
che stia scoppiando dentro il cuore mio”

Era Maggio, 37 anni fà, quando il vento della primavera portò in casa tua il profumo di un neonato, Giovanni, e tu scrivesti per lui Avrai, chissà se la trovasti nei suoi occhi o nel suo alito di vita nuova.

“Avrai sorrisi sul tuo viso
come ad Agosto grilli e stelle
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle”.

Un augurio, una benedizione.
Tutti avremmo voluto venire al mondo ammantati d atanta visionaria bellezza.
Seguirono “Alè-OO” raccolse un milione di spettatori, l’album La vita è adesso divenne il disco più venduto di tutti i tempi in Italia. Il tuo Notte di note fu il primo spettacolo trasmesso in diretta tivù e in Assolo ti esibivi sul palco per tre ore, suonando tastiere, percussioni e chitarre.

CAMBIARE PER RESTARE

Il vento cambiò, nel 1988: scelto come rappresentante Italiano per la manifestazione Human Rights Now, ti arrivarono fischi dal pubblico che ti fecesro male.
E poi l’incidente, il 3 Novembre 1990: perdesti il controllo dell’auto, riportasti ferite alla bocca e alla lingua, immagino la tua grande paura di non poter più cantare.
Pochi giorni dopo sarebbe uscito OLTRE, l’album che avrebbe segnato profondamente il tuo percorso artistico: ti reinventasti e lo facesti per una tua esigenza di cambiamento, acclamato da pubblico e critica.

“Saranno stati scogli di carbone dolce
dentro il ferro liquefatto
di una luna che squagliò un suo quarto”.

Trenta’anni dopo, Io dal mare, con Pino Daniele che ti accompagna alla chitarra e ai cori, ha il sapore di sale di una profezia che si è avverata: la vita comincia dall’acqua.

“Quel mare che su madre e che non so”.

Arrivò il 1995, grossi camion gialli attraversarono la Penisola e quando si fermavano improvvisavano concerti gratuiti per le persone che si radunavano col passaparola.
Dopo un periodo difficile, tornavi sul palco in grande stile:

“Tra sparare oppure sparire
scelgo ancora di sperare
finchè ho te da respirare
finchè ho un cielo da spiare
per sapere che
io sono vivo e sono qui
e vengo dentro a prenderti
da solo disarmato e innamorato
tu devi arrenderti (io sono qui)”.

Cantavi alla tua vita, le facevi sapere che quel ragazzo che vedeva cose che gli altri non vedevano era tornato per restare, che

“l’unica paura che resta del futuro
e di non esserci”.

LAMPEDUSA E SANREMO

“Non saprò mai cosa si dice
a uno che ti somiglia tanto
che cresce da una tua radice
dove la gioia beve il pianto
da quella stessa cicatrice
che fa il rimorso sul rimpianto”.

Ancora per Giovanni, Dieci dita, forse ancora più bella di Avrai, se possibile.

A Giovanni avevi già confidato:

“Figlio mio la vita è questa qua
è più una lotta che una danza in cui girare
ma non fermarti mai perchè la musica
non è mai un’isola l amusica è il mare”.

Più volta hai dichiarato che a musica è l’anello di congiunzione fra te e tuo figlio, io penso, però, che le parole meravigliose di Grand’uomo siano per lui, ma anch eper tutti i ragazzi che inseguono un sogno.
A Lampedusa invece hai creato O’Scià (“fiato mio” nel dialetto locale, 2003-2012), un festival per riflettere sugli sbarchi, sull’importanza di accogliere l’altro.
Una festa d’estate con tanti amici per ricordare al mondo che l’incontro è l’inizio di tutti i rapporti.
Cha Lampedusa è un isola dal cuore grande.

“Io, te e quel nostro bene
tutti e tre che corriamo insieme
ora e qui
come in volo
fino lì sopra un’altra vita
io, te e quel nostro bene
tutti e tre che giuriamo insieme
ora e qui
e poi sempre
l’unica promessa di
e per un’altra vita”.

Una lirica commovente. Chi sono i tre di In un’altra vita.

Tu e i tuoi genitori? Tu, la tua ex moglie e tuo figlio? Un uomo, una donna e il loro Bene?

Credo che tu parta dalle tue emozioni per rendere universale una storia personale.
E questa canzone allunga i sentimenti in una dimensione sconosciuta, non si perde il bene, l’amore non è chiuso in questo mondo.
Ed eccoci a oggi, al singolo Gli anni più belli.

“Noi che
volevamo fare nostro il mondo
e vincere
o andare tutti a fondo”.

Un testo nostalgico, che ricorda il momento in cui il “noi” è fortissimo, il tempo della gioventù, quando non si cresce guardandosi allo specchio ma sulle facce degli amici che cambiano.
Che brividi mi sono venuti, Claudio, quando un tuo fan mi ha letto le parole accorate che gli hai dedicato quando è morta sua mamma. Parole intrise di affetto, di quelle che si riservano a un amico.
Tu ami davvero i tuoi fan, il bene che ti danno lo restituisci, non solo dal palco:

“Con voi è stata sempre una magia
tirare tardi per non fermare un’allegria
farsi di sguardi fino a sballarsi di poesia
però con voi
è stata tutta un’altra cosa e cosi sia”. (Con voi)

Trascrizione a cura della redazione di doremifasol.org e saltasullavita.com

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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