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Essere liberi e non saper che fare

Grazie a Stefania Elefante, per avrci inviato il suo articolo LINK diretto

Quando un rapporto d’amore si interrompe, ci ritroviamo improvvisamente più liberi. Magaridurante la relazione avevamo tentato più volte di rivendicare la nostra libertà. Magari erano leesigenze dell’altro di una maggiore libertà a scatenare i litigi.

Ora è finita: siamo liberi. Può accadere di sentirsi euforici in un primo momento, illudendoci che ora potremo finalmente fare tutto quello che ci pare per dover scoprire un attimo dopo che non sappiamo cosa farcene di questa libertà: non siamo felici e ci sentiamo soli.

Veniamo restituiti alla nostra vita e

adesso che torniamo ognuno al proprio posto

liberi finalmente e non saper che fare

così Baglioni in Mille giorni di te e di me

ma anche Masini dichiara:

e me ne frego della libertà
stanotte vado e spacco la città
con questo ago disperato in me … senza te (…)
no non c’è una via d’uscita lo so che non ce n’è

Non c’è una via d’uscita? Ma come? Questo assomiglia più al senso di prigionia che al senso di libertà!

Ancora Masini in un’altra canzone celebra e maledice la ritrovata libertà:

W la libertà ogni giorno che passa si fa sempre più dura
E quello che non si sa ci fa sempre paura (…)
E ora quanto mi manchi accidenti alla libertà

Al confronto con ciò che abbiamo perduto la libertà è nulla. Ci spaventa addirittura: abbiamo barattato le sicurezze con l’ignoto. Abbiamo perso l’amore in cambio dell’incertezza del futuro e della paura della solitudine.

Eppure l’avevamo sempre sognata questa libertà, rincorsa … persino rimpianta quando, a favore dell’amore, siamo stati disposti a perderne un pezzettino, ad avere persino la sensazione di tradirla:

mia libertà mi sento proprio un traditore
che brutto guaio che è l’amore mia libertà (…)
le prime corna per amore
io te le ho messe a malincuore mia libertà

L’abbiamo difesa, l’abbiamo cercata,l’abbiamo riscattata … e ora che l’abbiamo conquistata? Non la vogliamo più!

Anche S. Sandrelli nell’ Ultimo bacio, moglie pentita di aver lasciato il marito, recita:

Ho deciso di tornare (…) Io non so cosa farmene della mia libertà (…)Senza la mia casa, le mie abitudini, non ho un posto dove andare.

Si ha paura di essere liberi e soli e si sente il bisogno – parafrasando il Dostoevskij de I Fratelli Karamazov – di trovare qualcuno a cui poter cedere questo dono della libertà; si cerca di disfarsene quanto prima alla ricerca di una nuova schiavitù.

In fondo, come ha insegnato N. Hikmet, l’amore ha il potere di farci sentire contemporaneamente liberi e schiavi:

Sei la mia schiavitù, sei la mia libertà.

Del resto anche per i legami familiari accade qualcosa di simile: gli adolescenti, ad un certo punto, cominciano ad avvertire il bisogno di una maggiore libertà e decidono di allontanarsi da casa, magari andando a studiare fuori città, sperimentando un lavoro in un’altra regione oppure inseguendo un amore lontano …

Ma cosa accade quando arriva davvero il momento di lasciare la casa paterna? Se è per sposarsi, allora il compito è facilitato perché si passa da un amore all’altro, da un legame all’altro e – volendo esagerare – da una schiavitù all’altra. Ma se invece non si ha un partner? Beh, allora si rimanda ad oltranza…

Senza voler entrare nel merito della relativamente recente polemica sui “bamboccioni”, visto che l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani è attualmente un’impresa pressoché impossibile, tuttavia esiste una fetta considerevole di ultratrentenni che, pur avendo raggiunto l’indipendenza
economica, scelgono di ritardare l’autonomia individuale il più possibile. Perché?

Nel film L’uomo bicentenario persino il robot che aveva trascorso molti anni presso una famiglia, ad un certo punto, decide autonomamente di andarsene riferendo che se tanti popoli hanno combattuto molte guerre per ottenerla, allora deve essere una cosa veramente molto importante la
libertà!

Certamente la ricerca della libertà e dell’indipendenza è stato uno dei principali motori di tante rivolte tese all’abbattimento di regimi tirannici e liberticidi. Eppure analizzando la storia di molte nazioni, non senza una certa sorpresa, ci accorgiamo che dopo la creazione di un governo democratico o repubblicano può accadere che il potere finisca nuovamente nelle mani di un solo capo carismatico.

Così nell’antica Grecia che, dopo l’aurea parentesi della democrazia ateniese del V secolo a.C., finisce con l’assistere all’ascesa di Alessandro Magno.

Così per l’antica Roma che vede l’avvento dell’epoca imperiale proprio dopo il periodo repubblicano. E gli esempi possono continuare anche guardando a momenti storici più recenti: come ha fatto ad attecchire un regime autoritario come il Nazismo in un’epoca ricca di cambiamenti e di trasformazioni della sfera economica, mentre la scienza progrediva notevolmente e rivoluzionarie idee si facevano strada in  campo artistico?

E. Fromm in Fuga dalla libertà esamina i meccanismi psicologici sottesi a tale fenomeno. Quando si è ansiosi, incerti, tormentati dai dubbi, in un certo senso non abbastanza maturi per reggere il peso e gestire le responsabilità che la libertà comporta, si finisce con l’aderire e con il conformarsi ad un’autorità esterna che, in cambio della libertà di espressione e di azione, fornisca garanzie di tranquillità e sicurezza. Infatti i dubbi te li crea la libertà, diceva J. Morrison, e non è sempre facile arginare l’agitazione e gestire la condizione di ansietà e di insicurezza che la libertà produce.

Essere dominati da qualcuno o da qualcosa ci esonera dal peso della scelta e dalle responsabilità connesse. Libertà significa responsabilità: ecco perché molti la temono  e per chi ha l’animo di un servo, la sola pace, la sola felicità è nell’avere un padrone; e nulla è più faticoso e veramente spaventoso dell’esercizio della libertà.

Contrariamente non si può neanche pensare che esercitare la libertà corrisponda alla più completa e totale anarchia. In ogni Carta Costituzionale degna di questo nome, la libertà è salvaguardata come diritto inviolabile e inalienabile dell’individuo, ma sempre entro i confini del rispetto della legalità: sono proprio le leggi che tutelano e garantiscono il diritto alla libertà: Legum omnes servi sumus, ut liberi esse possimus9… ed è partecipando al bene comune, scegliendo, eleggendo e votando che esercitiamo e difendiamo la democrazia. Si è liberi anche sentendosi parte di qualcosa, provando senso di appartenenza senza cadere nei giochi sado – masochistici della sottomissione ad un’autorità.

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia

E che trova spazio solamente nella sua democrazia.

Infatti il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico anche perché i cittadini silenziosi sono dei perfetti sudditi di un governo autoritario.

Laddove non sia il potere politico a ridurci in schiavitù, spesso è la società in generale a soggiogarci con i suoi luoghi comuni, col perbenismo imperante, con le leggi del mercato e le sue manipolazioni psicologiche attraverso le quali ci assegna una bella gabbia dorata in cui entrare dopo aver lungamente sudato e penato.

Perciò per il raggiungimento di una libertà più autentica è necessario promuovere e affinare lo sviluppo di un pensiero critico che sia sufficientemente immune dall’infezione dell’opinione comune, in grado di partorire la propria autonoma e originale idea, consapevole dei subdoli tentativi di persuasione a cui siamo esposti dalla pubblicità, dal bombardamento dei media e dalla manomissione dell’informazione attraverso la mistificazione della realtà e la distorsione delle notizie.

Sarebbe fantastico se qualcuno come il professor Keating ci potesse ricordare che

Ci teniamo tutti ad essere accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge dice:<< non è beeeeeee!>>

Essere veramente liberi fa troppa paura, ci espone a troppi rischi e allora spesso rinunciamo, ci ritiriamo decidendo di non scendere dalla nave della nostra solita vita proprio come il pianista del film che, dopo aver tentato di scoprire un nuovo mondo, si rassegna a rimanere sulla nave su cui è nato perché la terra è un pianoforte con troppi tasti, è una musica che non so suonare…

Anche per l’amore è così: o ci si rinuncia in nome della libertà o lo si sceglie sacrificando proprio la libertà ma è una scelta non necessaria perché amore e libertà vanno a braccetto, sono due ali dello stesso gabbiano e se amo veramente Perché non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare.

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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