È trascorsa proprio oggi una settimana dall’ultimo concerto toscano di Claudio, ed ora che sono passate le festività pasquali ed altri impegni familiari che mi hanno distolta dal “rimbaglionimento” dopo venerdì, mi sto rendendo conto di quanto i suoi concerti e questo tour manchino già moltissimo.
Nel mese e mezzo trascorso dall’inizio di marzo fino a pochi giorni fa, io e le rimba abbiamo vissuto nuovamente, dopo lo stop forzato durato due anni a causa della pandemia, forti emozioni, iniziate per noi qui in Toscana con il primo concerto di Firenze, vissuto con grande emozione e trepidante attesa e proseguito poi con la stessa attesa da quello di Montecatini.
Dopo pochi giorni poi il top per noi: averlo qui, tutto “nostro” a Livorno, dove abbiamo cercato ancora una volta di accoglierlo ed onorarlo nel modo migliore possibile (che non è mai abbastanza) e credo, vista la sua reazione di poter avere la presunzione di esserci riuscite bene, e perché no, anche se Claudio ci ha insegnato “mai vantarsi” un pochino il merito ce lo prendiamo e me lo prendo.
Trascorso l’emozionante concerto di Livorno, lo abbiamo di nuovo rivisto a Pisa e questo è stato per noi l’ultimo dei quattro concerti che ci siamo concesse in terra Toscana: terra che Claudio ama molto (ricambiatissimo) e che come in ogni altro suo tour, ha abbondantemente onorato con ben nove concerti – praticamente uno per provincia – concludendo sabato sera con il concerto di Piombino, caduto proprio a “piombino”… Come ha detto lui, aggiunto alla fine, perché il totale di tutti i i suoi concerti fosse proprio quel numero 71 con cui quest’anno concluderà a Napoli questo tour fantastico: cercava un luogo abbastanza vicino a casa sua, che fosse un piccolo centro e che lo aiutasse a concludere il cerchio dei suoi concerti di questo tour “Dodicinotesolo”e lo ha trovato qui nella nostra provincia.
E ne andiamo fieri.
Abbiamo vissuto quindi un mese e mezzo bellissimo, fatto di attese, ansie, gioie, soddisfazioni, emozioni e tutto quello che solo i suoi concerti ci possono dare ed ora ci sentiamo un po’ sospese e “sole” anche noi, nell’attesa dei prossimi concerti di Caracalla, che aspettiamo da quasi tre anni e che non vediamo l’ora di vivere di nuovo insieme a lui. Lo abbiamo aspettato, chiamato, lasciato andare con la pioggia, con il caldo, con il freddo…abbiamo fatto chilometri e chilometri anche per vederlo solo entrare ed uscire ma come sempre, non ha disatteso le aspettative perché lui è un signore sempre e non ha mai deluso nessuna di noi.
Personalmente sono felice di aver fatto più di 250 km in due occasioni, anche solo per vederlo entrare ed uscire dal teatro, perché anche un attimo, una mano sfiorata, un saluto, un autografo, un sorriso, un’occhiata, una parola, una battuta solo noi sappiamo quanto può essere importante.
Ogni sera che sta per cantare, vedendo la foto durante il soundcheck penso a che bellissima cosa si è inventato, venendo a bussarci quasi alla porta di casa, con l’umiltà che lo contraddistingue e che appartiene solo ai più grandi, mostrandoci i nostri meravigliosi teatri, che lui ha fatto rivivere con la magia del suo spettacolo, sempre più emozionante e sempre più lungo, anche se a noi non basterebbe mai nemmeno se durasse tutte le trecentoventi canzoni che ha scritto in tutti questi anni di onorata carriera, nemmeno se la “scala santa” che è la sua scaletta avesse ottocentomila gradini…
Ci vediamo a Caracalla, Clà, come ti ho detto sabato mentre andavi via… ma che fatica aspettarti ancora, perché non ci basti mai ed è inutile spiegarlo a chi non è come noi.
Michela Mochi
