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Baglioni risponde alle domande

…dei lettori del Gazzettino

Il cantautore risponde alle domande dei lettori del Gazzettino, in vista della tappa di Padova del suo tour “Dieci Dita”. Baglioni si esibirà al Teatro Geox il 20, 21 e 22 dicembre

Sul sito Ticketone.IT sono stati inserite nuove date anche per ConVoiTour.

PADOVA – Stasera il primo dei 3 concerti al Teatro Geox di Padova, nuova tappa del suo tour “Dieci dita”. Prima dell’inizio della tre giorni, Il Gazzettino ha chiesto ai lettori di inviare le domande al loro idolo.

Ecco le risposte di Claudio Baglioni.

D – Ciao Claudio, cosa puoi anticipare del tour itinerante con camion al seguito? Sarà la sorpresa dell’estate? Se ci dici qualcosa noi faremo finta di non saper niente.. e ci sorprenderemo lo stesso!!!!
Grazie di tutto e per tutto un abbraccio
Nicoletta Munari – Padova

R – Nulla si crea – cara Nicoletta – ma, soprattutto, nulla si distrugge. Il mistero, però, affascina solo finché resta mistero. Una volta svelato, il fascino svanisce e si perde molto di più di quello che si ottiene. Mantieni il segreto insieme a me, dunque: shhh! Mi raccomando!

Con quale stato d’animo vivi i giorni che precedono una nuova partenza verso nuovi incontri carichi di scambi di emozioni e energia?
Romina Gorini
Rimini

Tensione – una tensione positiva, però – e un’attesa incontenibile, dove la paura si mischia al desiderio. Qualcosa di molto vicino allo stato d’animo che precede il “primo appuntamento”: hai presente, cara Romina? Quando una parte di te darebbe qualunque cosa per essere già lì e un’altra parte di te darebbe qualunque cosa per sparire lontano. Ad ogni partenza e ad ogni nuovo incontro ci si sente così, ma è proprio questa “tensione” la scintilla che fa partire il motore e anche il carburante che gli consente di viaggiare. E, ogni volta che sali sul palco e ti guardi intorno, ti accorgi che è davvero un gran bel viaggiare e che hai fatto bene a scegliere di non sparire e di presentarti a questo nuovo “primo appuntamento”.

D – Ciao Claudio, domande ne avrei a centinaia….! Ne scelgo una, trasformando in domanda una tua affermazione: “La vita e’ adesso?”
Ci vediamo domenica sera a Padova, non vedo l’ora! “…sei tu che spingi avanti il (mio) cuore!… “
Grazie di esistere!
Michela Dal Zotto
Padova

La vita è adesso, cara Michela. Ed è adesso che bisogna coglierne il senso e i frutti. Alcuni sono dolci, altri amari, ma tutti alimentano e tutti hanno un sapore unico che ci sorprende sempre. Lasciarli sull’albero o a terra sarebbe un vero peccato, perché andrebbero sprecati e sprecare i frutti della vita – che è un battito di ciglia sospeso tra due eternità sconosciute – è un delitto del quale non ci possiamo macchiare. La vita è adesso: guardiamola negli occhi e lasciamoci guardare. Perché è vero: noi abbiamo bisogno del tempo, ma anche il tempo ha bisogno di noi, visto che, senza di noi, non sarebbe certo lo stesso.

Caro Claudio,
sono una tua fan dalla lontana Argentina. Da questa curva di cielo… dalla fine del mondo voglio domandarti se è possibile che le Buone Arie della mia città ti facciano ritornare. Non Come un Eterno Addio, bensì come un eterno incontro In un Abbraccio Che Cammina, Con Noi, con le tue Dieci Dita, ora in questa Vita.
Marcela Bustos
Argentina

Cara Marcela,
le Buone Arie della tua bellissima città sono un richiamo al quale è davvero difficile resistere, ma non so se mi sarà possibile ritornare. Non a breve, in ogni caso. Quello che la tua terra meravigliosa terra mi ha dato – i suoi orizzonti, il suono della sua lingua, l’intensità della sua musica, che, in filigrana, è presente anche in un brano di questo “ConVoi” – mi accompagna, però, molto più a fondo di quanto non immagini. E poi – come scriveresti tu, con questa passione per certi testi: “Se anche tu vedi la stessa luna, non siamo poi così lontani!”

Caro Claudio,
volevo sapere se c’è stata una canzone che ti ha sorpreso per l’apprezzamento del pubblico, nel senso che non ti aspettavi che i tuoi fan l’amassero così tanto rispetto a qualche altra ?
Dino Cecconello
Cavarzere (Venezia)

Veramente, caro Dino, mi sorprendono tutte ogni volta. Non c’è mai nulla di certo, né di scontato – credi – in questo strano, incredibile mestiere. Non esiste alcuna formula magica, né alcuna ricetta e ogni volta è sempre come la prima volta, perché è impossibile prevedere cosa succederà. Ma il bello, in fondo, è anche qui: la creatività non sarebbe creatività se il successo fosse prevedibile e riproducibile. La musica è poesia e, come ci ha insegnato il Professor Keating de “L’attimo fuggente”, non è possibile calcolare l’area della poesia.

Ciao Claudio,
in “Con Voi” ho notato che, per la prima volta in tutta la tua produzione discografica, i pezzi di un tuo lavoro in studio sono suonati al massimo da due persone, Gavin Harrison o Elio Rivagli che si alternano alla batteria e Paolo Gianolio per tutto il resto. (Fatta eccezione per Fabrizio Bosso (incantevole) in ” Va tutto bene” e Pio Spiriti in “In cammino”). La domanda è: tu, che ci hai abituati a sentire musica suonata dai più grandi musicisti italiani e non, da “Strada Facendo” a “La vita è adesso”, passando per quel capolavoro di “Oltre”, non credi che così facendo si perda un po’ di quella “Pennellata” che ogni musicista, da Paolo Costa a Danilo Rea passando per John Giblin, solo per citarne alcuni, poteva dare alle tue bellissime opere d’arte?
Nando Papa
Caserta

R – Hai notato bene, caro Nando. Pochi musicisti, però, non significa meno musica. Come nella classica: ci sono i solisti, i concerti a due, i quartetti, gli ottetti, le piccole e le grandi orchestre… significa semplicemente un diverso taglio del progetto. Questo non è un disco meno suonato degli altri. Al contrario: è un disco molto suonato, nel quale pochi, valenti, musicisti e coristi hanno messo tutta la loro sensibilità, musicalità e passione al servizio di una serie di canzoni che, sin dall’inizio, avevo immaginato realizzate così. Del resto – come un ascoltatore attento e preparato come te sa – ogni disco ha rappresentato per me un mondo sonoro ed espressivo a parte e ogni volta ho cambiato “metodo” e compagni di viaggio. E così sarà anche in futuro, sia in studio che nei live. Non a caso in Dieci Dita sarò da solo sul palco, con chitarra e pianoforte, mentre nel ConVoiLiveTour sarò accompagnato da un nutritissimo super-gruppo di polistrumentisti e coristi per uno spettacolo nel quale tutta la forza e l’energia di cui la musica è capace sarà il vero, grande, effetto speciale.

Caro Claudio,
le tue canzoni non hanno mai un solo significato. Nel senso che le ascolti e dai una interpretazione. Poi le riascolti. E trovi un doppio significato. Ci sono frasi che posso essere rivolte a due situazioni e persone diverse. Sono periodi unici…..che paiono unici. Ma invece intuisci che sono rivolti per esempio, ad una Donna ma anche alla Musica ma anche al tuo Pubblico (quello che hai creato tu tu, come me)… Durante un incontro, ricordo che alla insistenza di una ragazza, tu affermasti “ci sono situazioni personali della mia vita nelle mie canzoni, che non confesserò mai”. Quanto c’è di vero nelle tue poesie cantate, che non confesserai mai? Sono solo “favole, cose semplici” o ci sei tu e chi ami? Sono voluti i doppi sensi? Per farci sognare?
Antonella Romani Clabber
Milano

R – La canzone, come ogni forma d’arte, è un po’ un gioco a due: chi la scrive e chi l’ascolta. Senza chi le scrive, non ci sarebbero le canzoni, ma, senza qualcuno disposto ad ascoltare, non avrebbe senso scriverle. Ma è un gioco a due anche con se stessi, perché – un po’ come avviene nella narrativa (ma anche nelle arti figurative – l’autore, spesso, si nasconde tra i suoi personaggi e qualche volta si divide tra personaggi diversi, assegnando a ciascuno di essi, un qualcosa di particolare che gli appartiene. Niente è per caso nella scrittura. Alcune cose (forse le più innocue) sono più evidenti, altre (magari le più significative) sono più nascoste. Ma, a volte, il gioco si rovescia e l’autore mette in superficie le cose più significative (se vuoi che nessuno noti una cosa, mettila in bella evidenza…) e nasconde quelle più innocue, perché il gioco a due con il suo “doppio” – se stesso o il suo interlocutore – non sia mai banale, prevedibile o scontato ed entrambi non perdano mai la voglia e il gusto di giocare insieme.

“W IL SOGNO” ,
guardando indietro agli inizi della tua carriera puoi dire di avere un sogno di allora che ancora oggi senti di dovere realizzare ed in caso affermativo puoi raccontare questo tuo sogno?
Grazie Claudio
Cecilia Maggini
Prato

C‘era un grande scrittore americano – Truman Capote (quello di “Colazione da Tiffany, per capirci) che diceva che un uomo che non sogna è come un uomo che non suda e accumula in sé riserve di veleno. I sogni sono il nostro antidoto contro il veleno del presente, cara Cecilia, ed è fondamentale che, nella bottiglietta dell’anima, ce ne sia sempre uno da sorseggiare per i momenti nei quali è proprio di un bel sogno che abbiamo bisogno. Hai presente quei cartelli, attaccati ai pali dell’alta tensione, dove c’è scritto “Chi tocca muore”? Ecco io credo che ciascuno di noi dovrebbe portare al collo un cartello immaginario con su scritto: “Chi non sogna muore”, perché è quando si smette di sognare, cara Cecilia, che si muore davvero.

Ciao carissimo… sono tantissime le cose che mi piacerebbe chiederti ma purtroppo non sarà mai possibile per me incontrarti per due chiacchiere davanti ad un semplice caffè…ecco la mia domanda per te: se potessi tornare indietro nel tempo e riscrivere la tua vita..come la vorresti e cosa ti piacerebbe fare se non il cantautore? Ti abbraccio forte anzi fortissimo.. e colgo l’occasione per augurarti uno Speciale Natale insieme a chi ti vuole bene da sempre..ossia.. CON NOI!!!
Ti aspetto il 27 a Roma!
Barbara R.
Roma

R- Non cambierei nulla, cara Barbara, perché sono stato doppiamente fortunato. Prima – quando vivevo in un modesto appartamento di periferia – perché avevo con me due persone eccezionali che mi hanno trasmesso il senso e il valore delle cose, e dopo – quando il successo mi ha permesso tutto ciò che prima mi era precluso – perché le persone che ho intorno e quelle che ho incontrato in tutti questi anni di musica, mi hanno ricordato quel senso e quel valore e mi hanno aiutato a non perderli mai.

Caro Claudio,
ti scrivo da Bari; per me è stata una grandissima emozione incontrarti quando sei venuto nella mia città , perché le tue canzoni mi hanno accompagnata sin da piccola. Una curiosità: mi piacerebbe sapere se di tanto in tanto ti confronti con altri tuoi colleghi cantanti e se hai mai pensato di fare un concerto evento con Renato Zero visto che siete a mio avviso due icone della musica italiana. Grazie.
Cinzia Lorusso

Bari

R- Mi confronto spesso con gli altri, cara Cinzia, sia a distanza (attraverso il loro lavoro) che a “distanza ravvicinata” (come è accaduto, ad esempio, in questi dieci anni di un progetto come O’scia’. E qualche volta è anche capitato di pensare a progetti insieme, che a volte si sono realizzati e a volte no, ma che magari si realizzeranno in futuro. Quello che conta è che siano incontri autentici, nei quali ciascuno porta in dono qualcosa di importante, e non delle cose fatte tanto per fare, magari con l’intento di strizzare l’occhio a certe sirene dello show-biz.

D – Quale sensazione provi nel sapere che nella ormai nota e collaudata trasversalità anagrafica del tuo pubblico (i tuoi “VOI”), ce ne sono parecchi che, a dispetto di qualche capello in meno e di qualche piccolo segno della vita in più, continuano imperterriti a comunicare con espressioni del tipo: – Prendetemi tutto…. ma non il mio Claudio!
– Claudio sta a NOI come il cammello alla cruna dell’ago: non ci è passato, non ci passa e non ci passerà!
– Ma per chi fate la fila? Per Claudio? Claudio chi? CLAUDIO IL GRANDE …. L’UNICO!
Infinite grazie per l’opportunità di espressione
Stefano Pastore Clabber
Padova

R – Mi auguro che non vi passi mai, caro Stefano. Perché la musica non esisterebbe, se non ci fossero orecchie disposte ad ascoltarla e cuori disposti ad ospitarla. E – se la musica non esistesse – non esisterebbero nemmeno i musicisti. E, dunque, non esisterei nemmeno io. Non è facile retorica: è la verità. Questa strada è meravigliosa grazie a voi e può essere percorsa solo… con voi.

D – Ciao, Claudio. Molte volte hai sottolineato la bellezza e la verità della frase “La vita è l’arte dell’incontro” di Vinicius de Moraes. Tu, anche grazie al tuo mestiere, hai sicuramente conosciuto moltissime persone, ma ritieni sia stata più importante la quantità degli incontri o la qualità degli stessi?
In sintesi, ti ha dato di più chi hai visto in molteplici occasioni o chi magari hai incrociato sul tuo cammino solo per una o pochissime volte?
Antonella Dentone – Lavagna (Genova)

R – Cara Antonella, ogni incontro è unico e – proprio perché unico – è prezioso. Non saremmo quelli che siamo se non avessimo fatto gli incontri che abbiamo fatto e – come accadrebbe ad un mosaico – anche se mancasse una piccola tessera, l’immagine non sarebbe completa e perderebbe significato e valore. Gli altri sono la parte migliore di noi, anche quando non ci sembra che sia così.

D – Qual’è la canzone che ti ha dato più soddisfazione nella tua carriera, la più sentita, nella quale sei riuscito ad esprimere quello che volevi far sentire ai tuoi fan.
Un grandissimo abbraccio.
Cristian La Grotteria
Bassano (VICENZA)

R – Ci provo con ogni canzone e spero di riuscirci con la prossima, caro Cristian. Anche se non è mai facile cogliere quell’inesprimibile nulla del quale parlava Ungaretti. E’ esattamente lì, nel tentativo di esprimere ciò che non si può esprimere, che si gioca l’arte breve della canzone. Un’arte piccola e povera, ma capace di colori e profumi straordinari, che ci restano negli occhi e nei sensi per sempre. Forse perché, dato che di musica leggera si tratta, la canzone è in grado di volare alto e farci respirare un’aria fresca e inebriante e godere di panorami così vasti e profondi dei quali quaggiù non riusciremmo mai a godere.

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