In evidenzaStasera a casa di Luca

Tra tradizione e innovazione: l’equilibrio.

«Equilibrio. Potente è la luce, potente è l’oscurità» sentenzia l’anziano Maestro Jedj Luke Skywalker alla giovane apprendista Rey (sto parlando della saga di Star Wars).

«E sto in equilibrio/ Tra chi vuole il mio bene e chi rima per farmi cadere», canta il giovane idolo della trap Sfera Ebbasta.

Concetto difficile l’equilibrio, molto spesso elevato a qualcosa di negativo: la par condicio è sacrosanta, ma va bene SE non sono coinvolte posizioni troppo “scomode”. “Bisogna prendere posizione”, ci hanno detto per tanto tempo, altrimenti sei un democristiano o un conformista (a tal proposito, c’è una pungente canzone di Gaber). Oggi il politically correct è spesso considerato un problema: la Disney deve per forza parlare di omosessuali e di eroine donne, per essere “corretta” e tutelarne i diritti, così come le parole dette in politica devono essere “giuste”, corrette. Sì, ma non troppo: altrimenti sei un codardo che non ha il coraggio di schierarsi. Abbiamo persino snaturato il significato della parola “corretto”, e fatto diventare qualcosa di brutto, quasi da evitare come una malattia.

“Insomma, o sei di destra o sei di sinistra! Devi prendere una posizione”. Ritornello che sentiamo oggi, nella confusione ideologica e politica in cui viviamo, più che mai. Chi è andato al cinema a vedere l’ultima puntata della premiata ditta di Harry Potter, Animali fantastici, sa che al protagonista viene proprio intimato a gran voce di «prendere una posizione». O di qua, o di là. O bianco, o nero. Altrimenti non sei nessuno.

Ma allora questo equilibrio è un valore o un disvalore? È positivo o negativo? Serve o non serve? Siamo uomini se siamo in equilibrio?

Claudio Baglioni attira tutte queste critiche: l’uomo del politically correct (fastidioso), l’uomo che non prende posizione né politica né in altre parti, l’uomo della par condicio, che parla (non troppo male) a tutti e di tutti (alfiere del leccaculismo alla Fazio), che non si scompone mai; l’uomo dei diritti, sì, ma non delle manifestazioni; l’uomo che parla, sì, ma con parole sempre misurate e mai fuori portata. Per i più, questo è un problema.

Ma ne siamo così sicuri?

È lo squilibrio ad essere un problema, a mio parere. Dove c’è squilibrio, c’è una delle due parti che per forza prevale sull’altra: tutto il Novecento è stato un inno allo squilibrio, sia nelle dittature che nell’economia. E quando c’è una netta prevalenza, c’è potere e violenza. O sei il Re Sole, oppure non riesci a governare in modo “assoluto” e “illuminato” allo stesso tempo. Certo, vale per il governo, ma non solo.

Claudio ha ribadito con forza il ruolo dell’equilibrio, anzi, ci ha dato nel suo piccolo una sublime lezione sull’argomento. Solo con una scelta: quella dei conduttori di Sanremo Giovani. Un colpo da maestro, un po’ al cerchio e un po’ alla botte, direbbe qualcuno. Sì, è sicuramente così. Pippo Baudo, la tradizione. Fabio Rovazzi, l’innovazione. Entrambi idoli di mezza Italia (di fasce d’età differenti). Non so se insieme formeranno una squadra vincente (potrebbe essere, ma staremo a vedere). Quello che è certo, per ora, è la forza dell’equilibrio dei due. Equilibrio perfetto. In cui non si annulla nessuna delle due componenti, ma si mettono insieme e dialogano tra loro.

Claudio ha tessuto una lode all’equilibrio. Un po’ come l’equilibrista che durante Notte di note, note di notte in Al Centro cammina sul filo. L’equilibrio è difficile, precario: basta un filo di vento per farlo venir meno, e farlo cadere. Serve un grande burattinaio, un mago forse, per tener su le cose in equilibrio; non a caso all’equilibrio aspirano i grandi maestri Jedi, e non a caso i giovani come Sfera Ebbasta si sentono in pericolo dall’assenza di equilibrio, e non a caso alla fine del film Scamander è costretto a scegliere da che parte stare, perché c’è squilibrio, e quindi una parte va presa.

Grazie, Claudio, per aver tessuto la rete dell’equilibrio tra tradizione e innovazione. Se sarà questo un momento di rottura, sarà la storia a dirlo. Perché i momenti di rottura non esistono di per sé: la storia è sempre un continuum costante di eventi, siamo noi a percepire la rottura, a teorizzarla e a perpetrarla.

Quello che porterà la scelta però, ancora non lo so: questa è solo la partenza. Godiamoci questo equilibrio tra tradizione e innovazione. Dai tempi di Umberto Eco, che negli anni Sessanta divise l’Italia tra Apocalittici (quelli che gridano allo scandalo quando c’è qualcosa di nuovo) e Integrati (quelli che invece sostengono che il nuovo è sempre meglio del vecchio), si cerca di trovare una risposta a questo italianissimo dibattito oppositivo da Derby di Milano. La lode all’equilibrio che tesse il maestro Baglioni è un piccolo passo verso questo grande dibattito, particolarmente italiano, ma direi decisamente umano.

Poi qualcuno dice che “sono solo canzonette”.

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

Un Commento

  1. Secondo me, che ben venga l’equilibrio se Claudio è convinto della sua posizione perché l’importante è credere in ciò che si fa’ e si è, a prescindere e la forza è di chi persevera nelle sue scelte e convinzioni a dispetto del parere altrui che può o meno essere d’accordo. Io ad esempio non amo seguire la massa e ho delle mie idee che di volta in volta, confronto anche con le altre per essere obiettiva ma infine, se davvero ne sono convinta, non mi lascio influenzare da nessuno. Claudio per come lo vedo, è uno che sa’ il fatto suo e credo sia fermo nelle proprie scelte e vedute e il non schierarsi da una parte o dall’altra, è già indice di personalità, a mio avviso, diversamente da chi si lascia trascinare senza sapere neanche il perché o magari per motivi futili, di appartenenza ad un qualsiasi gruppo, perche’ alle volte manca una vera personalità per credere anche da solo in qualcosa. Per Sanremo, l’idea tradizione-innovazione, è senz’altro innovativa, per chi è solito crogiolarsi nella routine ma credo sia ampio respiro alla manifestazione che vede già presenze eccelse in ramo artistico e nello specifico musicale, quindi, credo sia stata una bella idea di Claudio, del quale poco, non condivido. Nella vita ognuno adopera il modo di essere che più ritiene opportuno ed è giusto che sia così, come Claudio per me, è un uomo deciso proprio perché resta sulle sue decisioni, così come faccio io, e non penso tema per qualche disaccordo, se c’è ed è inevitabile che ci sia sempre.

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