Lampedusa, l’isola che non c’è
LAMPEDUSA. Silvio Berlusconi non è arrivato a Lampedusa. Le Lancia Thesis blu portate in nave da Agrigento la sera prima sono rimaste nei parcheggi. E ha rischiato di rimanere in porto anche La Sensena, il bialbero da 25 metri in legno pregiato che doveva permettere il giro dell’isola al premier, a sua figlia Marina e a una comitiva di una trentina di ospiti intrattenuti da Claudio Baglioni. A metà mattina, però, il caicco ha tirato su l’ancora ugualmente: la giornata di mare e il mega pranzo preparato al largo non andavano sprecati. È un po’ lo stesso modo di pensare che trasmette chi in questi giorni si trova a Lampedusa. Dove la gente del posto è inviperita contro giornalisti e operatori delle tv che raccontano un’isola che non c’è. I clandestini a Lampedusa non si vedono.
I disagi non ci sono. Ci sono invece spiagge dove non c’è calca, ristoranti dove non c’è bisogno di prenotare. E una vita che scorre lenta e rilassante. Sono le due fotografie dell’isola. La prima, in bianco e nero, è quella che mettono sul tavolo gli albergatori. Giandamiano Lombardo, leader di Federalberghi, elenca numeri da day after: «Dopo la fine dell’emergenza di febbraio e marzo, l’isola è tornata alla normalità. Ma questo messaggio non è passato. Il risultato è che fino a gennaio avevamo ricevuto prenotazioni che lasciavano prevedere un più 150 per cento rispetto al 2010. Poi abbiamo perso tutte le prenotazioni e ora siamo sotto dell’80 per cento rispetto a un anno fa». A Lampedusa ci sono per ora un migliaio di turisti, anche se – per la verità – molti sono carabinieri, poliziotti e agenti della Guardia di Finanza. Personale che vive negli alberghi ma che non fa riequilibrare la bilancia delle perdite: «Per via di una convezione – spiega Lombardo – pagano la metà di un turista normale, da 30 a 40 euro. Ma i soldi arrivano dopo mesi. Stiamo ancora aspettando che lo Stato paghi le camere prese a febbraio».
Di solito in questo periodo arrivava una trentina di voli a week end, fra venerdì e ieri sono stati una decina. Ma i turisti – quelli che non si sono fatti intimorire – stanno godendo dell’ anno migliore di Lampedusa: nel corso principale tutti dicono che ora è più godibile, senza caos e meno cara. È la foto a colori dell’isola all’indomani dell’emergenza. Basterà il loro passaparola per riportare i charter su Lampedusa? Gli albergatori non ci credono. Gli spot del governo non hanno funzionato. «Lo Stato – aggiunge Lombardo – ha concesso la moratoria fiscale fino al 30 giugno del 2012. Ma se questa stagione va male e non fa da traino alla prossima, ci troveremo senza aver incassato nulla e senza prenotazioni per la prossima estate. Come faremo a giugno a pagare contemporaneamente le tasse rinviate quest’anno e quelle del 2012?».
Berlusconi ieri non è arrivato «per non intralciare le operazioni di soccorso» dei migranti, hanno spiegato fonti del governo. Se fosse stato nell’isola e avesse fatto l’annunciata passeggiata per la centrale via Roma, avrebbe ascoltato una richiesta comune: l’apertura di linee di credito presso le banche per gli operatori di Lampedusa. Soldi cash per rilanciare il turismo e tornare alla normalità. Una normalità che per l’economia di Lampedusa è ancora lontana. E infatti il sindaco Bernardino De Rubeis chiede che «i parlamentari nazionali si tassino ciascuno per 5 mila euro. Così raccoglieremmo 50 milioni per aiutare davvero Lampedusa». Ma ribatte Lombardo: «Basterebbe cominciare a non parlare nei telegiornali di sbarchi. Io li chiamerei recuperi e transiti, visto che di questo si tratta. Qui per strada non si vede un extracomunitario, provate a contare quanti ne incontrate in una città qualunque».
È la sfida dei lampedusani: cambiare l’immagine dell’isola. Anche se per riuscirci si sfiorano momenti di tensione: ieri mattina i proprietari delle barche a noleggio, desolatamente in porto per mancanza di clienti, hanno tentato di impedire agli operatori tv di montare le postazioni per i telegiornali. «Basta immagini su clandestini che non ci sono» hanno gridato dalle barche. In effetti l’unica traccia sono quei barconi semidistrutti, dai colori sbiaditi dal sole, accatastati dietro il campo di calcio. Lontano dagli ombrelloni e dall’azzurro del mare. Mettono solo un po’ tristezza, sanno di sogno spezzato.