05\11\2015 Nota di Claudio Baglioni
Sono un uomo di lettere?O forse solo da lettere?
In una recente intervista
– che non è ancora alle stampe –
me lo sono chiesto da solo
e ho risposto sicuro
anche se dispiaciuto
“Non c’è dubbio. Lo so.
La seconda.”
Sono soltanto lettere
quelle che ho scritto.
Non articoli o pezzi o fini commenti
o pagine eterne o saggi o racconti.
E meno che mai poesie
anche se qua e là
può sembrare che ci sia qualche guizzo.
Sono piccole trappole
giusto mine vaganti
debolezze isolate.
Che manchi un po’ di punteggiatura
o che si torni all’inizio del rigo più volte
non vuol dire niente.
Si risparmia qualche segno bruttino
e un po’ dello spazio
e ci si dà un po’ di stile.
Ma non voglio cercarmi un mestiere.
M’è andata già bene
e anche molto
con i testi delle canzoni.
È davvero tanto
per uno che non amava tenere diari
o giornali di bordo del navigare la vita
e non vergava biglietti
per descriverci l’animo in frasi
e annunciarlo urbi et orbi alla gente.
Lo capii a tredici anni
quando perchè lo potesse sapere
a una coetanea biondina
pensai di scrivere su un foglietto di carta “ti amo”.
Invece alla fine ci misi
“t’amo”
t apostrofo amo
che giudicai più poetico
e quell’apostrofo mi restò sulla testa
per anni e credo per sempre
come una spada di Damocle.
Quindi dicevamo sono soltanto lettere.
Nel linguaggio più tecnico
si declinano in note e post
e io approfitto dello strumento
e butto là senza starci su troppo.
Li rileggo una volta
se serve correggo una svista
e consegno come il compito in classe.
Breve, rapido, quasi istantaneo.
Questo mi incanta: la velocità.
Il viaggio immediato.
Senza alcuno di mezzo che media.
Non dover aspettare la fabbrica.
Spedire e trasmettere.
Con l’illusione che sia per ciascuno
e non tutti insieme.
Però simultaneo.
E senza obblighi, tempi, scadenze.
Non c’è alcun interesse
a far vedere di me
altro che quello che mi passano i giorni
in alcuni momenti
e quando riesco
e ho tempo e voglia di farlo
allora lo faccio
senza una regola o forma di disciplina
nel disordine dei pensieri che vanno
delle cose che fanno
delle stelle che sanno.
Non c’è musica a tenermi a bada
a costringermi alla conta di sillabe
a un ritmo che è nato già prima di questo.
Ci si sente più liberi
come quando si suona senza motivo
lo stesso motivo per ore.
Come quando ognuno è più libero
di leggere e credere
o dubitare e buttare via tutto.
Non sono più affari miei.
Quel che è fatto è fatto.
Io non ho scritto per noia
che già sarebbe una buona ragione.
Forse invece perché ho un po’ di fiducia
e ora so il tuo indirizzo.
Grazie Claudio x i tuoi pensieri quotidiani.E’un. magia sentirti cosi vicino
Cosa è. La poesia cosa per noi comuni mortali è poetico perché la poesia deve per forza seguire certe regole e discipline perché non andare ‘OLTRE” per me la poesia è tutto quello che riesce a guardarti dentro a farti vibrare le corde dell’anima a regalarti sensezioni meravigliose e viva Dio i brani di Claudio
Straripano di tutto questo ma soprattutto come lui dice riesce a farlo con estrema spontaneità meraviglioso. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e riconosciamo a Claudio quel che è di Claudio. Questo non è solo talento è magia.Caro Claudio non si tratta di cercarsi un altro mestiere tu lo fai già troppo bene il tuo ma di capire che tu sei già OLTRE. Ciao e spero a presto
Vero, t’ amo e meno “burocratico” che ti amo. E infatti la tua vita artistica non è stata “burocratica”……
p.s a breve Anima mia, versione Baglioni, risuonerà a Kigali, Rwanda, dove vivo…..le onde arriveranno ovunque
Ogni parola apre una riflessione a se’, cosa non di poco conto visto che il tuo passato ci appartiene…ciao Claudio ogni tanto scrivimi, ogni tanto scrivici perché noi ci siamo.
Ciao Claudio il libro lo prendo sabato ho anche l’altro con dedica pensa ad un tour con Morandi sarebbe magnifico sono di Padova.
Grazie, Claudio, per questa dichiarazione che sfata qualunque dubbio.
Ti chiedevo, qualche mese fa, di dire tu stesso, che quel che scrivevi, per quanto andassi a capo, non erano e non potevano essere poesie, perché la poesia è qualcosa di diverso.
Oggi lo hai detto. Hai affermato che quello che scrivi non fa parte della letteratura “e meno che mai (sono) poesie”.
Grazie per la tua onestà intellettuale!
In questi giorni, dopo che ho scritto quello che ho scritto, sollevando il problema della tua non-poesia, qualcuno mi ha detto, conoscendomi, sapendo quanto apprezzi la tua musica e le tue canzoni: “Ma adesso hai perduto un mito?!”. No, non l’ho mai perduto. E ogni giorno, nonostante fossi convinto di quello che andavo dicendo e scrivendo, ho continuato ad ascoltare i tuoi dischi e soprattutto “Oltre” che apprezzo non poco.
Grazie! E a presto,
Maurizio Soldini