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Claudio Baglioni: poesia in musica

Per molto tempo la poesia e la canzone hanno viaggiato lungo binari paralleli, fino a quando, dagli anni Sessanta in poi, hanno iniziato a convergere, grazie ai raffinati testi dei cantautori.

Nel 2016, uno di questi, Bob Dylan, ha addirittura vinto il Nobel della Letteratura‘per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale americana’.

Tra i nostri cantautori io citerei soprattutto Claudio Baglioni, artista secondo me troppo spesso ingiustamente sottovalutato dalla critica in quanto considerato esclusivamente quale ‘interprete dell’amore’, simbolo dell’edonismo e dell’individualismo borghese. Questo preconcetto, nato negli anni Settanta, ha oltretutto portato molte persone a non rendersi conto della poeticità di molti suoi testi.

In effetti, il motivo principale dell’antipatia della critica nei confronti di Baglioni, è sempre stato il suo apparente ‘disimpegno politico’ oltre che una ingiusta sua associazione ad una sottocultura ‘reazionaria’ e cattolica.

In realtà, è assolutamente sbagliato riassumere la musica di Claudio Baglioni in questo modo. Chi davvero conosce il cantautore romano sa come nelle sue canzoni egli si proponga spesso come promotore di messaggi dal valore civile ed universale (amore come riscatto dell’umanità, fratellanza tra i popoli, rispetto per il ‘diverso’): Baglioni non è un “artista leggero” come troppi hanno detto! Non mancano, infatti, nella sua opera, canzoni in cui si occupa di problemi sociali, nelle quali egli parla dei più deboli. E si pensi a Qui Dio non c’è, Nel sole nel sale nel sud, I vecchi, Di là dal ponte, Isole del sud. Lui stesso è da sempre impegnato nel sociale.

Se anche così non fosse stato, dove è scritto che il talento o la profondità di un autore debbano essere legati all’impegno politico? I poeti esprimono in genere la propria interiorità e non sono obbligati ad impegnarsi politicamente o nel sociale. Le canzoni d’amore, d’altronde, hanno lo stesso valore e dignità di quelle cosiddette ‘impegnate’. È il valore di ogni singola canzone che ne determina l’importanza e la qualità, non certo il ‘genere’ o la ‘categoria’ alla quale appartiene. Ripensando a splendide canzoni d’amore come Con tutto l’amore che posso, E tu come stai?, Mille giorni di te e di me, come non ritenerle alcune delle pagine più suggestive e sentite della musica italiana? I testi e l’interpretazione di queste canzoni presentano una carica innovativa e oltremodo struggente, che fino alla comparsa di Baglioni sulle scene non si era mai vista! Chiunque può parlare d’amore in una canzone, ma solo i veri poeti riescono ad esprimere in maniera unica ed intensa la disperazione e lo struggimento che l’amore a volte ci procura: si pensi a Fammi andar via, Amore bello, Quanto ti voglio, Solo. Baglioni è anche il cantore dell’amore felice, quello che esplode con gioia e all’improvviso, che da un giorno all’altro ci fa sentire vivi, in armonia con l’universo, che quasi ci fa scoppiare dalla felicità (E tu, Ora che ho te, Una storia vera). Senza contare le molte canzoni nelle quali Baglioni tocca in modo felice, anche in senso linguistico, il tema dell’amore filiale e familiare, a lui molto caro. I versi di Avrai traboccano di un amore profondo verso il figlio Giovanni, immaginato protagonista di un futuro radioso, costellato di immagini sia quotidiane che meravigliose. Una combinazione mozzafiato di parole, concetti, speranze con la quale Baglioni si dimostra indubbiamente maestro nel saper concatenare, associare parole, come un vero ‘uomo di lettere’.

In ogni caso, Baglioni si avvale felicemente, per i testi delle sue canzoni, di metafore, personificazioni, rime, ossimori, sinestesie, allitterazioni, neologismi: proprio come fanno i poeti!

Certo, i suoi testi non rispondono quasi mai alla metrica canonica: nelle canzoni si usa, infatti, il verso libero perché, spesso, le parole devono adeguarsi ad una musica già composta in precedenza. Quindi, se riteniamo il rispetto della metrica, un elemento essenziale, non sarebbe possibile introdurlo nel novero dei “poeti” in senso stretto. E’ anche vero che al giorno d’oggi sarebbe restrittivo comprimere la genialità di un autore entro parametri così anacronistici! (Gran parte dei poeti contemporanei utilizza il verso libero)

A conferma del respiro poetico delle sue composizioni, Baglioni, nel 2003 ha vinto il Premio Lunezia per “l’alta qualità letteraria dei testi” inclusi nel suo disco d’allora, “Sono io, l’uomo della storia accanto” e per Mille giorni di te e di me.

D’altronde, il fine ultimo della poesia non è forse quello di elevare gli animi, di lanciare un messaggio sull’esistenza, parlando per immagini e simboli? Se la poesia ambisce all’educazione e alla catarsi dell’essere umano, Baglioni non si prefigge per caso gli stessi scopi? E anche se i testi non rispettano la metrica, non si serve spesso delle stesse figure retoriche della poesia? Se riteniamo valide queste ipotesi, allora, per analogia, possiamo anche affermare la poeticità di molti testi di Claudio Baglioni! E, se ci aggiungiamo che la poesia dovrebbe anche emozionare, chi meglio di lui può rappresentare la poesia in musica?

Ad ogni modo, per sentire quale evidente afflato poetico pervada e caratterizzi le canzoni di Baglioni, sapranno illuminarci alcuni versi di Io dal mare, una canzone contenuta nell’album Oltre del 1990. I versi sono divisibili in sestine, intervallate da un ritornello in terzine, che svela la chiave di lettura della canzone.

Saranno stati scogli di carbone dolce

dentro il ferro liquefatto

di una luna che squagliò un suo quarto

come un brivido mulatto

o un bianco volar via di cuori pescatori

acqua secca di un bel cielo astratto

Troviamo qui, tra i molti esempi che potremmo fare:

Metafore: scogli di carbone dolce= che potremmo interpretare come scogli notturni e frastagliati;

Ossimori: ferro liquefatto= che potremmo, invece, interpretare come il mare di notte.

Abbiamo qui, anche delle Personificazioni: una luna che squagliò un suo quarto come un brivido mulatto: = in cui possiamo ritrovare un’allusione alla luna calante.

Non manca, infine, una similitudine: come un brivido mulatto.

chissà se c’erano satelliti o comete

in un alba senza rughe

larghe nuvole di muffa e olio

appaiate come acciughe

o una vertigine di spiccioli di pesci

nella luce nera di lattughe

Qui potremmo invece far notare:

Allitterazioni: in “S”: chissà se c’erano satelliti o comete: = la S potrebbe indicare un sibilo, un fruscio: il suono del passaggio di stelle nello spazio? o semplicemente il silenzio?

Personificazioni: in un alba senza rughe: potrebbe trattarsi di un’alba senza nuvole; con il cielo sereno.

Ma a farla da padrone sono qui soprattutto le Metafore: larghe nuvole di muffa e olio: = per alludere alle nuvole di color grigio-verde e giallo oro; ed anche una vertigine di spiccioli di pesci: = per descrivere liricamente i piccoli pesci evanescenti di color argento, che nuotano velocemente. Nella luce nera di lattughe: , invece, starebbe ad indicare le alghe marine.

Abbiamo poi una Similitudine: appaiate come acciughe: = a due a due.

E veniamo così al “ritornello”:

e io

dal mare venni e amare mi stremò

perché infiammare il mare non si può

…dal quale si evince la chiave di lettura dell’intera canzone (dal mare venni): e cioè che Baglioni fu concepito al mare, sull’isola di Ischia.

Troviamo qui soprattutto la ripetizione del termine mareproprio per sottolineare il fatto che il cantante fu concepito in tale ambito.

Il riferimento perché infiammare il mare non si può potrebbe alludere alla difficoltà dell’autore nei rapporti sentimentali a causa del suo carattere schivo oppure anche alla sua incapacità di ‘dominare’ l’immensità alla quale pur egli inevitabilmente anelaconcetto che rimanda al “Sublime” di Kant. 

Alla luce di quanto detto, e soprattutto attraverso gli esempi fatti, io ritengo che il linguaggio di Baglioni sia assolutamente accostabile a quello poetico, in quanto nei suoi testi egli utilizza gli artifici letterari tipici della grande poesia. In più, tale padronanza si è sempre sposata armonicamente con una grande sensibilità e passione: ne è scaturito uno stile da sempre magico, intenso ed inconfondibile! Uno stile caldo, appassionato ed autentico che ha sempre scaldato il cuore e che ha saputo decantare splendidamente l’amore ed i temi sociali come pochi altri.

Katia Picano

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

9 Commenti

  1. claudio ha parlato dei buoni sentimenti della vita di tutti i giorni ma sempre con originalità mai scontato e questo me l’ho fa apprezzare molto l’ho ascolto da tanti anni e continuerò a farlo grazie claudio sei un grande un cantastorie dei giorni nostri e di sempre grazie tvb.

  2. Secondo me, che ben vengano tanti ragionamenti volti a sostenere Baglioni, e anche i mille stravolgimenti lessicali per cercare di descrivere la composizione dei suoi testi e delle sue musiche; Ma Baglioni non ne ha bisogno e chi crede in lui, riesce sempre a vedere oltre, attraverso le sue Opere, che comunque le si voglia catalogare, restano soltanto e semplicemente, le Opere di un Grande Artista, plasmato così da un essere Superiore e nessun appellativo già conosciuto può davvero descriverlo; Lui è un Grande Artista, forse anche un Mago, Cucaio, come piace essere chiamato a lui, forse questo sì, perché resta il Mago che sa’ arrivare dritto al cuore, al cuore di tutti, anche degli ” Uomini persi del mondo e nel mondo” con una soave e leggera carezza che riesce a dissipare le ombre più nere e restituire un briciolo di luce, a chi vive trafitto dalle tenebre com’è vero che esiste la redenzione e la conversione dei peccatori per Dio, e questo non è poco ma neanche semplice poesia o prosa, questo è un progetto divino e lui, creatura prescelta per questo e per tanto altro, sia pur inconsciamente.
    La politica ? Ma Baglioni è sempre stato in prima linea, come col progetto O scià nella tutela delle persone in difficolta’ attuando concretamente un’opera umanitaria, che nemmeno i veri politici lo fanno, pur essendo loro dovere e Baglioni non è venuto meno nel sostenere altrettanto concretamente gli abitanti del centro Italia dopo il terribile evento sismico che lacerò pesantemente quel territorio, dove Claudio aveva anche radici e quindi, non mancò di elargire generosamente un sostanzioso assegno al sindaco di Castelluccio di Norcia.
    Se poi la Politica deve essere solo occupare uno scranno in Parlamento, ebbene, allora Claudio non lo è e penso di ritenere giustamente che neanche gl’ interesserebbe.
    In parole povere, Claudio Baglioni è un Grande, l’aggettivo giusto che gli si confà, per ogni sostantivo cui vada a porsi, Grande Uomo, Grande Poeta, Grande Musicista, Grande in tutte le sue espressioni e chi crede in lui, sa’ che non ne rimarrà deluso, assolutamente.

  3. Secondo me ci sono anche tentativi (ben riusciti) di modellare musica alla poesia. Penso a Ninna nanna contenuta in E tu, la stessa Fammi andar via ha momenti di deviazione per fare spazio al testo sublime.

    1. Pienamente d’accordo… è il più grande poeta del nostro tempo ed è cosa buona e giusta farlo conoscere ai nostri ragazzi…

      1. ..nessuna parola nei suoi testi è lasciata al caso..e ciò nonostante.. quello che viene fuori è poesia..magia pura…

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