“Gagarin” 60 anni fa e la canzone di Claudio Baglioni
Il brano dedicato al cosmonauta che per primo andò nello spazio era la prima traccia dell’album “Solo”, proposto dal cantautore nel 1977
L’omaggio del mondo è unanime per l’impresa di Jurij Gagarin, il cosmonauta russo che per primo entrò nello spazio esattamente sessant’anni fa. Era la mattina del 12 aprile 1961. Un’avventura entrata nella storia, che anche la musica ha celebrato, in diversi generi. Abbiamo scelto una canzone “made in Italy”, il cui titolo è semplicemente il cognome dell’astronauta.
“Gagarin” è la prima traccia dell’album “Solo”, una svolta nella produzione di Claudio Baglioni, che lo lanciò nel 1977 scrivendo non solo i testi ma anche le musiche dei dieci brani. Storie di solitudine, come quella del russo nella sua Vostok 1 che aveva solo 27 anni quando sorvolò la Terra dopo la partenza dal centro kazako di Bajkonur per un viaggio che durò poco meno di due ore (e ne aveva 34 quando perse la vita in un incidente aereo avvolto nel mistero).
Baglioni racconta quell’aprile di «fuoco» di Gagarin (l’incipit «quell’aprile si incendiò»), la sua morte precoce («io la guardai non me lo perdonò», riferito alla Terra, e «il mio sorriso se n’è andato via»), il suo sguardo su ciò che lasciava molti molti chilometri più in basso, dalla sua vita domestica ai mali del pianeta («bugie volgarità calunnie guerre maschere antigas»).
Diverse immagini del testo attingono senza dubbio alla poesia “Sono Gagarin, il figlio della terra” che il poeta e romanziere russo Evgenij Aleksandrovič Evtušenko aveva composto nel 1969 e che così cominciava: «Per primo ho volato, / e voi volaste dopo di me. / Sono stato donato per sempre al cielo, dalla terra / come il figlio dell’umanità».