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E come andò con Claudio Baglioni?

Mimma Gaspari, signora della musica: un libro fra aneddoti di ieri e protagonisti di oggi

Nel volume «La musica è cambiata-Dite la vostra che ho detto la mia» il pensiero della promoter che sfidò i poteri forti della Rai

«Per decenni il mio mestiere è stato quello di lanciare gli artisti. In molti casi però sono andata più in là». Parola di Mimma Gaspari, per decenni eminenza grigia della musica italiana che pubblica con Baldini+Castoldi «La musica è cambiata – Dite la vostra che ho detto la mia». Negli anni 70 e 80 fu l’unica promoter-ufficio stampa a sfidare i poteri forti della Rai che non amavano l’onda nuova rappresentata da personaggi come Jannacci, Gabriela Ferri o Renato Zero.

Cosa intende per andare più in là…

«Successe con Paolo Conte. Lui si considerava un autore e basta».

E’ un libro dominato da un’atmosfera speciale. Avventura ed entusiasmo?

«Direi eccitazione e divertimento. La canzone era una scoperta e il suo trionfo veniva vissuto, alla RCA come un vittoria di tutta la squadra: autori tecnici addetti alle vendite, arrangiatori e direttori d’orchestra».

Nella sua attività di promozione ha sdoganato canzoni e artisti che la Rai non voleva trasmettere come «Bella senz’anima» di Cocciante, «Roma spogliata» di Barbarossa «Vengo anch’io» di Jannacci, «Gesù bambino»(4/3/43) di Dalla

«Sì. Erano canzoni diverse dai motivetti in voga. E la commissione d’ascolto, che in pratica svolgeva un ruolo di censura preventiva era una forca caudina. Fra le canzoni che mi proibirono fu “Ho visto un re”. Andai a protestare al 7° piano di Viale Mazzini. Mi dissero “poi te la vedi tu coi cardinali (per il verso “Ho visto un vesc/Sa l’ha vist cus’e’? Ha visto un vescovo Ah beh, sì be”nda). Per “Vengo anch’io” dovetti ripiegare su Radio Montecarlo che la programmò con successo. La Rai poi la trasmise, ma la lasciò fuori da Canzonissima».

Mimma Gaspari era una promoter di lusso..influencer e lobbista?

«Influencer si, lobbysta no. Semplicemente percepivo prima di altri il valore e le potenzialità di una canzone. Ero l’incubo dei disc jokey Rai. Chi era sempre in sintonia con me era Renzo Arbore, che per lanciare Conte cantante fece una festa a casa sua per presentare l’avvocato-cantautore . Fra il pubblico entusiasta c’era Lina Wertmuller. Ad Arbore non mandavo tutto ma quello che mi sembrava più interessante. Anche Noel Coutisson mitico direttore di radio Montecarlo, sapeva fiutare il successo di un brano. Io mi arrabbiavo molto quando sentivo che l’interlocutore non capiva. Alla fine Jannacci vendette 600 mila dischi. Era un grande. Di una simpatia unica».

Torniamo a Conte.

«Col produttore Lilli Greco ascoltammo un provino con 24 canzoni. Io dissi a Conte: tu devi cantare. Lui era timido e si nascondeva dietro al pianoforte. Io affittai il Teatro Olimpico di Roma e feci inviti a tappeto. Fu un successo clamoroso. Eppure lui si vergognava di cantare in pubblico e non voleva mollare il lavoro di avvocato».

Lei ha avuto una lunga collaborazione con Nada?

«Sveglia. Intelligente nonostante fosse giovanissima. A un giornalista che chiedeva quale fosse il primo desiderio rispose “avere in bagno dentro casa”».

Artisti più facili e più difficili da gestire?

«Artista difficile era Gabriella Ferri con la quale ho lavorato in 10 anni eccezionali. Era umorale affetta da depressione cronica. Lavorammo bene con Antonello Falqui in Dove sta Zazà e Mazzabubù. Dovevamo registrare l’ultima puntata. Ma lei disse: “non registro sono stanca”. Alla vigilia della registrazione mi recai a casa sua. Mangiammo pane e salame chiacchierando fino a tardi. Passai a prenderla alle 9 del mattino e tutto andato liscio. Fu un momento drammatico. Falqui mi riteneva responsabile. L’ho amata perche era talentuosa e generosa. Quando lavorava era contenta».

E come andò con Baglioni?

«Le difficoltà erano create in RCA dalla pluralità di soggetti coinvolti. Baglioni fu affidato a me ma anche ad altri. Le aspettative erano sempre altissime. Io ero possessiva. Volevo essere la sola a occuparmi dell’artista.. Baglioni me lo affidavano ma con riserva. Volevo fare tutto io anche sbagliando».

Mara Maionchi faceva il suo stesso lavoro alla Numero 1 con Mogol e Battisti. Emiliana come lei?

«Lei era aggressiva io più diplomatica».

Il libro si apre con interviste a personaggi nuovi della scena musicale fra cui i rapper. E’ una saggio, un racconto, un’opera da leggere o da consultare?

«E’ la prosecuzione del mio precedente “Penso che un sogno così non ritorni mai più” del 2009 che fu travolto dal fallimento di Baldini & Castoldi e passò inosservato. Elisabetta Sgarbi ha comperato i diritti e ne abbiamo fatto qualcosa di più attuale. E’ cambiato tutto da allora. Il disco non esiste più. Ma questi nuovi fenomeni mi incuriosivano. Così mi sono messa a incontrare rapper e trapper e analizzare questo tipo di musica. Ho cominciato ad andare in giro per le strade del centro di Roma intervistando ragazzi a caso per capire cosa ascoltavano.. Tutti avevano un opinione diversa. In genere indicavano artisti di nicchia. . Molti di loro ignoravano l’esistenza di Celentano, Battisti, Morandi. Battisti o Morandi. A loro beneficio ho incluso nel libro 250 canzoni che non si può non conoscere. Si va da “Come pioveva”(1918) ai giorni nostri. I testi del passato erano belli, ma anche Maneskin se la cavano bene. Ma il problema è che la musica e le parole non si sposano. Non c’è marito e moglie. Non si possono cantare. Certo qua e la ci sono invenzioni geniali. “Io sono una calamita per le calamità” canta Dargen D’Amico. Ci sono versi bellissimi nel rapper solo che non si cantano perchè loro parlano troppo svelti e poi sono molte parolacce».

Dal suo osservatorio privilegiato come valuta il cambiamento in corso?

«E’ cambiato tutto in peggio e spiego perché. Le bistrattate case discografiche di una volta non esistono più. Quelle erano formate da produttori, cantanti, arrangiatori, specialisti nei missaggi, autori che hanno sfornato dei capolavori. Oggi tutto questo non c’è più. Con qualche eccezione, Salmo per esempio è un ottimo produttore. Le case discografiche nuove sono piccole realtà dai nomi variopinti come Tanta Roba o Roccia Music. Hanno uffici minimi. Salmo ha fatto una canzone insieme a Blanco(bellissima) La canzone riprende un po Volare di Modugno. Ma molte è difficile definirle canzoni».

E i Maneskin?

«Mi piacciono da pazzi. Ma per noi anziani non sono una novità. Per carità, bravissimi…»

E vero che le mazzette a disc jokey e critici erano la regola?

«No. Mai pagato nessuno per promuovere un disco. Cercavo di usare argomentazioni. Oppure il baratto: scambi nel senso buono io ti do questo e ti mi passi quest’altro che è ignoto ma per me è bravo».

Dove andiamo?

«Mancano emozioni come quando l’equipe 84 cantò Battisti o certi testi di Mogol, le zampate di Migliacci-Mattone, canzoni come Ancora. I successi di Baglioni o Cocciante hanno 60 anni e resistono ancora».

Libro da consultare sfogliare o leggere?

«Tutte e tre. Immergersi in un mondo che non c’è più. Caterina Caselli che una donna intelligente dice: oggi vivo in un mondo di ragazzini. Lei ha naso e ha contrattualizzato Sangiovanni e Madame che sono tra i nuovi personaggi più interessanti anche perché hanno canzoni cantabili. Madame ha la tenuta di palco, una voce stravagante, una donna che attira l’attenzione.. Un bella canzone è quella che ti viene voglia di riascoltarla. Mogol ha spesso anticipato tendenze e linguaggi».

Definisca quel passato irripetibile.

«Un mondo adulto in cui si sbagliava da professionisti».

Mario Luzzatto Fegiz per Corriere.IT

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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