Claudio Baglioni – Musica d’Autore a Prato
Marco Bastogi per doremifasol.org
Nel grande teatro pratese della classicità, dove usano rintoccare amorevolmente le note della nostra Camerata Strumentale cittadina, ieri sera per la prima volta il Mago ha dominato le sue scene. Dove per la prima volta nel 1925 fu eseguita la Tosca e dove normalmente vengono suonati brani di giganti della classicità musicale come Verdi, Bach, Mozart, Beethoven (solo per citarne alcuni) ieri sera è arrivato il Cantante del Secolo (come fu definito a Sanremo nel 1985).
Alle ore 21 le luci del Teatro Politeama, ricco di stucchi dell’antichità classica e contraddistinto dalla presenza del busto di Giuseppe Verdi, si spengono piano piano, con una leggera lentezza che annuncia il viaggio nel tempo che ci accingiamo a vivere.
Si apre il sipario e Claudio entra scattante, come se i 54 anni di carriera artistica non si facessero sentire, e inizia ad intonare Solo accompagnato dalle sue dolci mani, fluide sul pianoforte. Prima di iniziare a suonare si ferma un attimo ad ammirare il teatro traboccante di gente che lo acclama ormai da più di mezzo secolo, sempre con quello sguardo timido, commosso e incredulo, per questo commovente nella sua umile riconoscenza. Alla fine della canzone Claudio ringrazia calorosamente il pubblico, lo fa per tutta la durata del concerto ogni volta che finisce di suonare una canzone e che il pubblico lo applaude incessantemente. Ringrazia la signora che ha messo sul palco un mazzo di fiori per lui e pronuncia la frase con cui inizia ogni serata di questo tour come, a detta sua, se fosse un alcolista ad una riunione di alcolisti anonimi: “Ciao sono Claudio e sono tre anni che non canto.”
Successivamente ci introduce nel suo mondo, nella sua mente, nel nostro viaggio. Ci sono tre strumenti sul palco che rappresentano le tre dimensioni del tempo: un pianoforte (il passato), la tastiera (il presente) e la clavinova (il futuro). Il passato è solido, lapidario; il presente risulta essere il tempo della nostra vita mai afferrabile, ne sentiamo l’ebbrezza dell’aria, dell’acqua e del mare. Le tre dimensioni temporali saranno le tre Caravelle che ci condurranno sul mare del tempo, ecco: il mare. Questo “giocattolo, che è il più bello”, questo misterioso sconosciuto, a volte calmo e a volte tempestoso come la vita. Chissà che queste Caravelle sul mare non ci portino verso un’ignota America, come fecero con Colombo nel lontano ottobre 1492. Proprio il mare ha un’importanza fondamentale nella vita di Claudio, perché può far sbocciare anche dei bellissimi amori come quello fra i suoi genitori. Il Mago stesso, dunque, viene dal mare e qui le note accarezzano le onde trasportandoci dentro il capolavoro che è Io dal mare, la storia d’amore dei suoi genitori e della sua genesi.
Dopodiché viene il futuro, fatto di suoni variopinti e carichi di speranze, persino illusioni. Sono tuttavia una serie di percorsi che ci fanno sperare in un avvenire migliore per tutte e tutti noi. Per questa ragione Claudio ha scritto una canzone per suo figlio, ormai un uomo, con cui però ha avuto la fortuna più unica che rara di condividere un percorso musicale e da qui le dita suonano appassionate la clavinova intonando le note di Dieci dita.
Unica l’emozione che provo ogni volta dall’alto dei miei pochi 22 anni quando sento il primo attacco di Strada Facendo, la prima canzone che ho imparato a memoria nella mia vita quando ero un bimbetto e per la quale mia madre fu richiamata dalla maestra delle elementari, dato che non facevo altro che cantarla (come reazione iniziai a cantare La vita è adesso, ero un bambino “particolare” già allora). “Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme”, ma il viaggio continua.
Quante volte tutti noi tentiamo di immortalare il presente? Innumerevoli, io primo fra tutti. Ho più foto nel telefono di paesi e paesaggi che un fotografo della National Geographic. Claudio ironizza su come in tanti “fantasmini” illuminati dalle luci dei cellulari stiano facendo lo stesso in sala, ma alla fine pure lui a suo tempo provò a rendere immortale una storia d’amore tramite semplici Fotografie.
E via così: una fusione continua del tempo, dove si è continuamente proiettati in epoche diverse della vita, tutti noi abbiamo un qualcosa da ricollegare ad ogni nota, ogni battito, una serie di memorie personali che viaggiano a tempo di musica. Tutto in un abbraccio, I vecchi, Stai su, Notti (solo per citarne alcune), ma il punto a mio avviso più alto della serata arriva verso le 22:35. Claudio si scusa con tutti i “critici” che ogni volta dopo un concerto dicono “era bello, ma questa canzone qua non l’ha cantata ecc.”, a volte si augurerebbe di aver fatto solo 2 album in carriera perché così ci sarebbe meno lavoro anche per lui. Invece un repertorio così vasto comporta un serio lavoro di selezione e bilanciamento: brani conosciuti, brani meno popolari; brani più di nicchia, più intensi, brani più particolari e meno. Tuttavia per la serata di ieri Claudio opta per un’opzione del tutto eccezionale.
Prima di andare avanti qua vorrei precisare la particolare sensibilità di questo artista. Come tutti sanno non è una persona “social”, non ama apparire in pubblico, lo ha detto più volte lui stesso: è timido, riservato, passa la maggior parte del tempo a riflettere, a scrivere, a comporre. Spesso sento persone dire che Claudio sia quello della “maglietta fina” o della “vita è adesso”, molti però dimenticano i brani di aspirazione civile: Le ragazze dell’Est (per i crimini perpetrati dai sovietici contro i manifestanti pacifici della Primavera di Praga del 1968, un brano toccante), Uomini persi (contro tutte le ingiustizie dei conflitti e delle guerre, soprattutto di mafia che già perpetravano nel quotidiano italiano degli anni ’70/’80), Noi no (diventata un inno contro la mafia nel 1992 dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio, quando le persone all’improvviso iniziarono a cantare a gran voce e con rabbia “NOI NO!” nelle manifestazioni contro le bombe e le stragi di Stato), Tieniamente (contro i fatti di Tienanmen del 1989). Questo solo per menzionare alcuni tra i più popolari, ma ieri sera Claudio “visto ciò che stiamo vedendo in questi giorni” (riferimenti impliciti alla vergognosa guerra in Ucraina) decide di cantare Ninna nanna nanna ninna. In questo momento gli occhi mi si sono gonfiati di lacrime, pensando alla tragicità di tutte le guerre nel mondo: mostruosamente feroci e inutili. Claudio canta con rabbia, tristezza e decisione questo pezzo drammaticamente veritiero per far sentire il suo dissenso totale come meglio può con tutto se stesso!
La serata prosegue, dopo aver brillantemente eseguito Mille giorni di te e di me il Mago si allontana brevemente, forse per bere un sorso d’acqua dato che canta da più di 2 ore ininterrottamente. Centinaia di persone improvvisamente iniziano ad acclamarlo, a chiamare il suo nome: “Claudio! Claudio! Claudio!”. In quel momento ho deciso di voltarmi, ho visto tutta la platea e il loggione del teatro in una comunione di sentimenti, nonostante le FFP2 che impedivano una vista limpida sui volti delle persone. Vedere un’accoglienza così calorosa mi ha commosso e ho potuto appurare, come avevo immaginato, di non essere l’unico ventenne presente. Diversi erano i giovani (anche più piccoli di me a primo impatto) ad acclamare questo gigante della musica italiana.
Dopodiché ci avviamo alla conclusione, Claudio annuncia che ci sono 70 concerti in programma. Serate uniche nel suo genere, tutte con un tocco che le contraddistingue dalle altre (“anche se voi avrete mandato tutto a tutto il mondo” ironizza Claudio per tornare ai fotografi “fantasmini”) per lasciare qualcosa di speciale ad ognuno di noi. Ecco che le ultime note sono quelle de La vita è adesso col pubblico che prende di mira il sottopalco, il Mago suona divertito e non fa altro che guardare il pubblico sorridendo, commosso fino al midollo.
A fine canzone il pubblico è in estasi, Claudio saluta e ringrazia ancora incredulo dopo 54 anni, visibilmente commosso. Si inchina ripetutamente con l’umiltà di sempre, come se la sua carriera non pesasse su quel momento: emerge l’essere umano. Fa il suo gesto col braccio per dare la carica. Rimane qualche istante ad osservare incredulo, poi rotto dalla commozione abbandona il palco e cala lentamente il sipario. Dalle casse viene eseguita Tieniamente, come a richiamare nuovamente alla pace tra gli uomini. Il pubblico lascia lentamente l’antica sala, ma l’adrenalina e l’animo sono rimasti a quel posto A20 del Teatro Politeama di Prato.
Difficile dire cosa si provi a 22 anni a vedere un concerto di Claudio, soprattutto dalla prima fila. So solo che sono grato a lui per tutte quelle volte che i suoi testi e la sua musica mi hanno dato la linfa per affrontare tutto nella vita.
Caro Claudio, sappi che per “colpa tua” scrivo anch’io! Non testi belli come i tuoi, ma certamente è grazie a te se ho scoperto come potersi mettere a nudo e indagare sempre su se stessi. Grazie semplicemente per le emozioni uniche che riesci sempre a regalare.
Tuo Marco
Grazie Marco Bastogi di Prato. Ho letto entrambi i tuoi articoli, si articoli non sono solo tue queste emozioni ed il racconto dell’incontro con la musica di Claudio. Mi accomunano tante tue sensazioni, emozioni, riflessioni, scritte e provate da un ragazzo come te fi appena 22 anni, si giovanissimo ma profondo, riflessivo, sensibile. Io anche ho conosciuto la musica di Claudio da piccolissima ed il mio primo suo concerto è stato a Villa Borghese ottobre 1982, che emozioni e da allora non mi sono persa un concerto etc. Posso solo dire grazie a Claudio che è parte senza volerlo della nostra vita piena di sfaccettature belle e meno belle. E grazie a te per quello che hai condiviso con noi. Non cambiare mai e buona vita per tutto Marco.
Fabiola da Roma