Uscirà a Novembre la prima monografia scientifica, scritta dal “nostro” Luca Bertoloni, dedicata alla lingua di tutti i brani di Claudio Baglioni.
Luca Bertoloni, docente di lettere nella scuola secondaria, svolge da alcuni anni attività di ricerca indipendente in ambito sociosemiotico e mediologico, occupandosi prevalentemente di relazioni intermediali tra linguaggi e media, paesaggi mediali e mediascapes, immaginari audiovisivi, canzone e cinema popolare. Ha pubblicato saggi in riviste scientifiche e in volume, e ha relazionato in convegni nazionali e internazionali. Membro della Consulta Universitaria del Cinema, collabora con The Italian Song (Georgetown University) e Fata Morgana Web (Università della Calabria). Ha all’attivo diversi contributi dedicati a Nanni Moretti, Checco Zalone, Fabrizio De André, Claudio Baglioni, i cinepanettoni, il mondo Disney, Sanremo, l’immaginario pandemico e molto altro.
Frugando parole è un grande viaggio all’interno degli oltre duecento testi scritti e interpretati da uno dei cantautori più amati dell’immaginario nazionale italiano, Claudio Baglioni, che dopo anni di ostracismo è stato oggetto negli ultimi di una significativa riscoperta critica. Il saggio, impreziosito da una prefazione di Francesco Ciabattoni, ordinario di Letteratura Italiana presso la Georgetown University, si inserisce consapevolmente in questo filone, conducendo i lettori, attraverso un taglio specialistico ma non didascalico, nei meandri dei testi del cantautore romano, con uno sguardo sia diacronico (decennio dopo decennio) che sincronico (album per album), facendoli dialogare con i modelli utilizzati in fase di scrittura e con il periodo coevo della storia della canzone e della lingua nazionale, con l’obiettivo di definire il suo personale stile di scrittura verbale e di delineare il suo ruolo in relazione allo sviluppo dello standard del “canzonettese”. Dal saggio emerge un ritratto particolarmente vivace di un autore che ha trascorso tutta la vita a cercare parole adatte per una forma comunicativa in cui il linguaggio verbale coesiste con quello musicale e quello performativo, rappresentando un efficace esempio di come la canzone non sia poesia, ma ricorra ai materiali linguistici più disparati.
Il volume, utile per chi vuole approfondire la produzione di Baglioni o, più in generale, per gli appassionati di canzone d’autore, si presenta come uno strumento metodologicamente valido per chi si occupa di lingua italiana e di canzone, rappresentando un’occasione di incontro proficuo tra gli studi di italianistica e i popular music studies, e configurandosi come testimonianza di quell’analitica e settoriale interdisciplinarietà che si rende più che mai necessaria per comprendere i fenomeni dell’attuale panorama mediale.
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