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La musica è come un’idea #StaseraACasaDiLuca

Sabato scorso mi è capitato di partecipare ad una serata-karaoke presso l’oratorio di Borgarello, a pochi kmdalla città in cui abito (Pavia), un paese in cui l’oratorio svolge ancora oggi l’importante funzione diaggregatore sociale a carattere polifunzionale, perché sa raccogliere a sé persone di ogni età, provenienza,cultura e perfino religione differenti, trasformandosi in luogo privilegiato per una socialità umana e ricca dadiversi punti di vista. Nelle serate in oratorio, intese in questi termini, si fa un po’ di tutto: si mangia e sibeve, si balla, si canta, si sta in compagnia, si chiacchera. Cose normali, potremmo dire, ma che rischiano diperdersi nella fretta e nel dinamismo dell’oggi. La musica svolge anch’essa un po’ questa funzione diaggregazione sociale: la incarna ancora di più in quest’oratorio, guidato dal parroco don Matteo Zambutoche, oltre ad essere prete e insegnante, è anche un cantautore religioso e musicista (e tra l’altro estimatoredel nostro Claudio). Non è quindi un caso che a Borgarello si canta, si suona, si produce, si vive e si respiramusica in ogni angolo.

In quella serata erano presenti tantissimi bambini, e mi ha colpito più che mai la scelta di alcune canzoniche in tanti piccoli giovani e talvolta improvvisati cantanti hanno scelto per la loro esibizione: tante,tantissime canzoni del Festival di Sanremo 2019. Dal Volo a Federica Carta, da Mahmood ai Boomdabash ea Ultimo: canzoni diverse tra loro, tutte scelte da bambini anche molto piccoli (sei anni). Certo, le canzoni“alla moda” colpiscono da sempre i bambini, e Sanremo è molto spesso sinonimo di moda. Ma negli ultimianni avevamo assistito ad un fenomeno che potremmo definire di “moda univoca”: ad andare di modaintercettando gusto e preferenza della gente era spesso solo UNA CANZONE, che più di tutte riusciva acatalizzare le attenzioni del pubblico più main-stream. Una vita in vacanza lo scorso anno, Occidentali’s Kharma l’anno precedente, per limitarci agli ultimi due anni, ma potremmo tornare indietro trovandocanzoni vincitrici di grande successo come Chiamami ancora amore, o altre non vincitrici, ma anch’esse dienorme successo, come Donne. Quest’anno è stato un po’ diverso: è un Sanremo molto cantato; daibambini, dagli adolescenti, in qualche modo da tutti.

È forse ora di finire di parlarne, quindi. La musica ha vinto. Punto. Lo spettacolo e la televisione forse meno,ma non ci importa. Ha vinto non tutta la musica, ma la musica popolare. La musica è come un’idea, potremmo dire parafrasando un verso di Grand’uomo di Claudio.

E a proposito di musica e di idee, è bene ricordare che ieri è stato un grande giorno per la musica popolareitaliana, e non solo, oserei dire per tutta l’arte italiana. Gianni Canova, nuovo rettore dello Iulm a Milano,primo docente di storia e critica del cinema a diventare rettore di un Università italiana, ha conferito unmaster honoris causa in “Teoria e tecniche del racconto” a Roberto Vecchioni. Aldilà del giudizio sullaconsegna di questo premio, la presenza di Canova e Vecchioni ha segnato una tappa importantissima per lamusica e per l’arte popolare in Italia. Canova è un fervente sostenitore del cinema (TUTTO, non solo quellod’autore) inteso come la forma d’ arte popolare che per la prima volta è stata in grado di superare la nettaopposizione tra cultura Alta e cultura Bassa: nel suo discorso, ha detto che tutto questo è molto“moderno”. Noi potremmo aggiungere che dopo il cinema, è arrivata anche la canzone. Soltanto superandoquesta logica (e studiando tutto, dai classici alla contemporaneità, perché senza i classici lacontemporaneità non può essere compresa) si riesce ad approcciarsi alle forme di arte contemporanee, chesono forme sempre di più ibride, mescolate, in cui gli opposti si toccano. Claudio direbbe che gli oppostiinsieme creano Armonia. A Sanremo l’esperimento è andato non proprio a buon fine; allo Iulm invece si stalavorando perché gli opposti si tocchino. È una bellissima parola contaminazioni, in cui molto bene sirispecchia la nostra contemporaneità.

Alla base di ogni contaminazione ci sono loro, le idee, quelle che proprio Roberto Vecchioni diceva che«sono come farfalle / che non puoi togliergli le ali». Claudio ha detto che è la poesia ad essere comeun’idea, perché non cerca alcuna verità, ma la crea. Oggi è il momento di gridare che anche la musica è come un’idea: quella musica che fa cantare i bambini ad un karaoke, quella musica che ci fa piangeredavanti ad un tramonto, quella che ci fa riflettere e capire qualcosa in più del mondo, quella che ci fasaltare sulla vita contro ogni disgrazia e dispiacere, quella che ci fa emozionare perché di fianco abbiamo uncuore che batte allo stesso ritmo del nostro, quella musica che non potrà mai cambiarci la vita, ma cheforse ci aiuta a dire che non è finita. Di fronte alla musica, siamo tutti piccoli: possiamo solo metterci adascoltare. E a cantare.

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

3 Commenti

  1. Io non avrei mai pensato che la musica e in special modo quella di Claudio, avesse un posto così importante nella mia vita , “santa musica leggera per chi è senza compagnia per un esistenza intera per amore e per follia” già lquesta strofa del grande Claudio spiega cosa la musica può darti in certi momenti particolari della vita che resterà sempre nella memoria . Senza musica e arte qualunque sia che vita sarebbe . Grazie sempre a Baglioni e a chi sa regalare bellezza . Grazie Luca

  2. Purtroppo Sanremo ha avuto un prologo scaturito da una domanda inopportuna di una giornalista;

    ritengo che Claudio sia stato un professionista, non ha dato adito a rispondere a innumerevoli critiche

    e ha proseguito nel portare a termine il suo lavoro di “dirottatore”.

  3. Dal palco di Sanremo ha fatto cantare i bambini di pochi anni e “costretto” al divano con i genitori quelli fino ai 15/16. Ha ridato Sanremo alle famiglie. Un risultato spaziale, impensabile, l’ennesima medaglia di una carriera prodiga di prodigi. Rimane il rammarico per l’aspetto televisivo modesto (tranne pochissimi picchi) e il senso di “squadra” che l’anno scorso era sgorgato più evidente dal gruppo di lavoro scelto da Claudio. Già che c’era il prodigio poteva compiersi per intero, ma la parte più significativa, più difficile, più rischiosa, quella su cui Claudio si era speso di più, ne è uscita vincente. Far cantare i bambini, nel delta dove si incontrano il fiume della tradizione e il mare dell’innovazione. Nessuno, nessuno, nessun altro in Italia ha, in questo momento, nemmeno la possibilità di sognare un risultato così.

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