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La vita è adesso, la magia è sempre! – Il film di un anno fa

“Ho creduto in quella incredibile storia

che chiamiamo vita,

e che dura solo un istante fantastico: adesso!”

Così Claudio un anno fa apriva la presentazione di uno dei brani più attesi di Al Centro, ovviamente “La vita è adesso”.  Ci sono certi momenti che sembrano talmente incredibili che non riusciamo neanche a pensare che siano esistiti davvero: il primo bacio, il matrimonio, il primo giorno di scuola, il primo stipendio, il primo incontro con il nostro idolo, ecc… Momenti che generano in noi cortocircuiti emotivi che ci mandano in sballo e non ci fanno rendere conto di quello che stiamo vivendo. Oggi le fotografie e i video filmati servono anche a questo: imprimono su carta (una volta), su pixel e su schermo (oggi) QUEL momento, che noi possiamo rivedere ogni volta che vogliamo e che in questo modo, forse, ci può sembrare un po’ più vero. In realtà tutto questo ce lo dimentichiamo, perché ormai abbiamo talmente a portata di mano il cellulare per scattare le foto che non diamo più alla fotografia quel peso “documentario” che gli davamo una volta. O meglio, il ruolo documentario della foto è cambiato: da un lato è meno costruito e artefatto, perché si fotografa di più; dall’altro lato siamo più abituati alle foto, per cui tendiamo a riguardarle di meno e a dargli meno importanza, talvolta perfino a ritoccarle di più (alterando quindi la realtà).

Tutti noi abbiamo in mente cos’è successo un anno fa. Tanti di noi forse ce l’hanno in mente più di altri, o meglio, da un altro punto di vista. Sicuro non per merito, ma per fortuna, casualità e passaparola, tanti di noi sono stati dentro l’Arena prima della diretta televisiva di Al Centro, per attuare quel pazzo progetto ideato da Tony Assante e portato avanti da Doremifasol insieme a Rimbaglioniti di “colorare l’Arena” in diretta televisiva: un regalo per Claudio, per i suoi cinquant’anni di carriera; un gesto per far diventare ancora più epica questa “prima volta” dell’Arena che “così non si era mai vista”, e farla imprimere nella mente del pubblico in loco e (soprattutto) di quello a casa davanti alla Tv con i colori delle vie dei colori (e poi, di conseguenza, sul web e su dvd); un regalo per noi Fan Clab (volutamente con la “a”) non ufficiale di Claudio, che spesso ci scontriamo o ci corriamo dietro l’un l’altro per cavolate e inseguiamo pettegolezzi di bassa lega, dimenticandoci quanto sia invece bello poter condividere in modo così spontaneo una passione (soprattutto se musicale). Un regalo per tutti. Rivedere le foto di quella giornata rende il tutto ancora più vero e credibile.

Allora con tutti voi, amici di Doremifasol, vorrei rivivere le tappe di quel 15 settembre, così impresso nella Storia e nella Memoria, perché poi, si sa, storia e memoria vanno sempre di pari passo.

Fase zero: la preparazione

Si dice talvolta che gli eventi storici avvengano per caso, ma la realtà non è così: sono sempre frutto di un lungo e accurato lavoro di preparazione. Cristoforo Colombo non era certo un navigatore improvvisato quando è partito per le Indie, finendo per scoprire le Americhe, così come Giuseppe Garibaldi sapeva il fatto suo quando ha radunato i Mille per andare in giro ad unire la penisola italica. Anche Doremifasol e Rimbaglioniti sanno il fatto loro, e dopo un lungo discutere durato mesi, questo è stato il foglio partorito, che sarebbe stato dovuto essere appoggiato sulle sedie dell’Arena. Complesso da pensare: il materiale, la grandezza, le diciture, la grafica: tutto doveva essere pensato in modo che fosse intuitivo per il pubblico e accattivante, altrimenti la coreografia non sarebbe mai riuscita. Non siamo di fronte ai 5mila del Forum di Assago: no, siamo all’Arena di Verona, con un pubblico non solo di baglioniani, ma, soprattutto, siamo in diretta Tv. E in diretta non si può sbagliare.

Fase uno: l’adunata

Sabrina Panfili alle ore 14.30 precisa ha fischiato l’adunata: tutti presenti come la nostra Silvia, sorridenti, accaldati e con al collo le istruzioni. Niente doveva essere sbagliato. La squadra era organizzata in uomini e donne, ognuno con compito diverso ben spiegato da Sabrina. Dentro l’Arena, il dictat assoluto di SILENZIO e NO FOTO, “tradito” soltanto dai fotografi ufficiali di Doremifasol e Rimbaglioniti che dovevano immortalare il backstage (e grazie ai quali oggi possiamo, un anno dopo, riviverlo). Abbracci tra chi non si è mai visto e tra chi non si vedeva da tempo, sorrisi, baci e pacche sulla spalla, nonché caldo, tanto caldo: sarà un lungo pomeriggio. Pochi minuti di attesa, ed ecco che siamo scortati al nostro ingresso deputato. Moira ci chiama, uno per uno: solo i collaboratori possono entrare. Il bello dei collaboratori è che sono una squadra eterogenea di persone che in qualche modo ha collaborato con Rimbaglioniti e Doremifasol, perché questa è stata un’idea di questi due fan clab non ufficiali, non dello staff Baglioniano (anche se senza la collaborazione di tutti non avrebbe mai potuto essere realizzata). Quando anche l’ultimo, in rigoroso ordine alfabetico, ha risposto all’appello….. ci siamo. Finalmente si entra in Arena!

Fase due: si inizia a lavorare!

Sotto la direzione di Sabrina, la collaborazione di Massimo e la supervisione “lontana ma vicina e costante” di Tony, sembra tutto procedere per il verso migliore; ognuno fa quello che deve fare: chi piega i cartelloni, chi li posiziona, chi li porta in giro per l’Arena, chi prova lo striscione nel punto previsto (che è stato per altro cambiato più volte in corso d’opera), ecc… Insomma, sembra che l’unico nemico possibile sia il sol leone… ma invece non è così!

Fase tre: problemi e caos

“Ma i blu fino a che fila devono arrivare?” “Ma no, no!!! Lì ci vanno i gialli, mica i rossi!” “Ma dai, mettili bene che così volano via…” “Ragazzi! NO no, vanno messi sotto il cuscinetto del posto, altrimenti è tutto lavoro sprecato” “Qui mancano i rossi…” “No io sono stanca, ho una certa età, non riesco più a fare le scale…” “Miiii, ma sono le cinque meno un quarto, fra mezz’ora ci cacciano via e ci manca mezza Arena”. Sono solo alcune delle frasi che sono iniziate a diffondersi rapidamente nell’anfiteatro ormai invaso da Baglioniani. L’organizzazione perfetta non aveva fatto i conti con il più grande nemico dell’uomo: il tempo. Non c’era tempo. E, mancando il tempo, ci si agita. E in un momento, fu caos.

Fase quattro: Si salvi chi può!

Fu proprio Sabrina, ad un certo punto, a lasciarsi andare ad un “si salvi chi può” in versione molto più romanesca. Ormai si era generato il caos. Ma i Baglioniani, lo si sa bene, sono gente con la pelle dura. E forse questa è stata la fase più difficile e più pesante dal punto di vista fisico, ma più bella di tutto il pomeriggio.

Sì, più bella perché ognuno ha veramente fatto quello che poteva fare, sfidando in ogni modo il proprio fisico. Cartelloni che volano su e giù per l’arena, facce distrutte, gente che corre, signore che distruttissime piegano i fogli pur di non stare lì a non fare nulla, Moira che porta l’acqua per dissetare i poveri fan…. Tutto questo mentre i ballerini facevano le prove sulle canzoni con la voce di Claudio registrata dalle prove, e poi mentre i musicisti hanno provato il finale con “Cuore d’aliante”, “Sono io” e “Con voi”. Di Claudio, neanche l’ombra. Ma in quel momento non ci interessava di Claudio: ci interessava dare il nostro piccolo, ultimo ma fondamentale contributo all’impresa. Un po’ a caso, più con il cuore che con la testa e con il corpo, ma sì: volevamo fare tutto fino in fondo, e così è andata.

Fase cinque: distruzione

Della fase cinque non ci sono foto, ma vi lascio immaginare le facce distrutte e deluse appena usciti dall’Arena: mancavano dei cartoncini gialli, e di Claudio neanche l’ombra. Checché ne dicano alcuni, che “staff = Claudio”, è bene ribadire che NO, Claudio NON è il suo staff. Claudio è, come tutti noi, una persona. Delusione ma soprattutto stanchezza e, ancora una volta, fretta. Erano passate le 18.30, alle 21 c’era un concerto e c’era da lavarsi, prepararsi, mangiare e mettersi in fila. Con quella stanchezza in corpo, non sarebbe stato affatto facile. Poi c’era chi, come me, non alloggiava neanche lì, che ha dovuto elemosinare una stanza d’albergo per potersi dare rapidamente una sciacquata e cambiare così la maglietta, cercando di essere il meno impresentabile possibile per la sera. La fase della distruzione è stata la più brutta, perché è stata accompagnata anche dal crollo improvviso dell’adrenalina. Ma si sa, dopo la tempesta torna il sereno e a volte viene anche l’arcobaleno. E così è stato per noi (e non a caso parlo di arcobaleno).

Fase sei: l’ansia

Appena entrati in Arena, credo che ognuno di noi collaboratori abbia provato le stesse emozioni, ed abbia al contempo elaborato gli stessi due pensieri: “Ma cavolo, stanno davvero leggendo le nostre istruzioni? Speriamo capiscano….”; “Ma l’Arena era così ENORME anche oggi pomeriggio????”.

Ansia per il concerto, e ansia per la performance (perché, sì, è stata una performance, e non solo una coreografia). Ansia doppia.

Anzi, tripla nel momento in cui partono le note di “Via”: era il momento deputato per andare a recuperare lo striscione, e per spiegare ai poveri malcapitati che avrebbero dovuto trovarsi “sotto” in uno dei momenti più attesi del concerto, “Strada facendo”. Per fortuna, che io ricordi (e con me c’era Massimo come testimone oculare), non è volato nessun insulto: anzi, tanto entusiasmo e tanta collaborazione, come se anche quegli ignari spettatori sapevano che in quel momento si stava “facendo la storia”.

Ma questo non bastava a fare abbassare l’ansia. Dannata diretta: se si inceppava lo striscione, si sarebbe rovinato tutto. E noi non lo volevamo.

Savelli finisce di suonare ed esce. Buio. Il cuore trepida a mille. Passano pochissimi secondi, che sembrano eterni, e Elio Rivagli parte con la batteria. Alle telecamere Rai è già spuntata da qualche secondo la luce rossa: siamo in diretta. Il momento è arrivato. Dentro di noi le parole che risuonavano erano “La vita è adesso”. E allora, forza.

Fase sette: la gioia e l’emozione

Passa in realtà qualche secondo prima che TUTTI i cartelloni che avevamo distribuito si alzassero, e nello stesso momento lo striscione veniva lentamente (ma non troppo) srotolato, ed era DAL LATO GIUSTO, ed era sceso GIUSTO, esattamente come lo volevamo.

Alzammo subito tutti gli occhi: lo spettacolo era favoloso. Emozionati tutti, anche gli spettatori presenti. Figuriamoci noi. Emozionati e felici. Ma in realtà ci siamo persi un’emozione che ha goduto chi era a casa.

Tra cui il nostro Tony, che ci ha avvisato, emozionato (sì, anche lui si emoziona!!!!), in diretta.

Fase otto: il sorriso di Claudio

Questa fase in realtà si divide in due sottofasi. Nella prima, come potete notare dalle immagini, Claudio, poco dopo aver gettato un rapidissimo e sfuggente sguardo sulla coreografia, abbassa la testa sulla chitarra. La testa abbassata in questo modo, così rigido, credo che Claudio non la tenesse da quando cantava Bolero e incollava le parole sul manico della chitarra. Questa sensazione la conosco benissimo: ogni volta che mi emoziono quando sono su un palcoscenico, sia che io debba recitare o suonare o cantare, abbasso la testa. Claudio era emozionato, e lo era davvero.

Quando alza la testa, Claudio si blocca e gli mancano le parole. Oddio, gli capita ogni tanto (talvolta addirittura spesso) che si dimentichi parole anche banali di canzoni molto note, nonostante il suo perfezionismo maniacale (quel perfezionismo che aveva portato il povero Morandi a riempirsi di facciate-frecciate di Claudio ogni qual volta si dimenticava le parole di un brano), ma questa volta è diverso, perché in faccia non ha stampata né ansia, né dimenticanza né confusione dettata da incertezza: no, questa volta ha stampato un sorriso. Un sorriso che traspare di emozione, e che mette a tacere tutti. Tutti coloro che lo accusano di essere di plastica e non emotivo; tutti coloro che credevano che la coreografia sarebbe stata una cazzata; perfino tutti noi, che avevamo dubitato che le cose potessero andare bene.

Il resto non ve lo racconto, perché è tripudio di musica e di festa.

È stato sublime, diceva Claudio al termine di OGNI serata di Al Centro, prima di accennare le note dell’intro di Tutti qui al pianoforte. Sì Claudio, lo è stato per te, ma lo è stato anche per noi.

Per noi collaboratori. Per noi là. E per tutti coloro che erano a casa.

Oggi, un anno dopo, siamo tutti qua, da questa parte dello schermo, a rivedere e a rivivere questa magia. Per fortuna che ci sono le immagini, che ci ributtano dentro a capofitto in quell’emozione. Quella sera, la vita è stata davvero adesso, in quel momento. Ma per noi, che lo rivediamo, e per noi che abbiamo la fortuna di ascoltare la musica (e, soprattutto, la musica di Claudio), la magia è sempre.

Luca

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Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

2 Commenti

  1. 15 settembre 2019. E’ passato un anno……a quest’ora ero già a Verona in attesa di questa strabiliante esperienza…….il Concerto dei cinquanta anni di carriera. All’entrata in Arena un’emozione incredibile….. la mia era la seconda volta in Arena, ma l’emozione era proprio uguale…..quando sono arrivata al posto ed ho trovato il foglio per la coreografia ero…felicissima!!!! Non ho partecipato alla preparazione di questa grande sorpresa ma averne fatto comunque parte è stata per me un’esperienza unica!!!! Ringrazio di cuore chi se ne è occupato in prima persona e spero di venire coinvolta magari in qualche altra sorpresa. Il ricordo di questo mega concerto di Claudio è ancora vivo in me come fosse stato ieri…… è stata un’esperienza che porterò sempre nel mio cuore!!!!! Restiamo in attesa di qualche bella novità da parte del nostro amato Claudio.

  2. Si vedeva dagli occhi e dal sorriso quanto era felice ed orgoglioso dei sui fan.tutto il mondo ha potuto vedere quanto è amato .Merita titto il nosyro affetto. ❤

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